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Ieri sera il Senato ha approvato in prima lettura la legge costituzionale che disegna il percorso per le riforme, approvando innanzitutto il Comitato dei 40, cioè la commissione bicamerale che dovrà scrivere le riforme costituzionali entro 18 mesi, assistita dal Comitato dei saggi scelto da Re Giorgio II Napolitano durante la lenta gestazione della formazione del nuovo governo dopo le elezioni di febbraio.
Ora la legge passa alla Camera dove potrebbe essere approvata prima delle ferie, in modo che i lavori (nel rigoroso rispetto delle intoccabili lunghe vacanze italiane) possano effettivamente iniziare a meta' settembre.
Ma il lavoro parte male, dalle fondamenta. Cioè con palese violazione della Costituzione vigente. Infatti vengono ridotte le prerogative del Parlamento e dei parlamentari in nome del bilanciamento garantito dal voto popolare che avrebbe dovuto mettere il sigillo al lavoro parlamentare: purtroppo pero' nel testo finale approvato ieri sera dell'obbligatorieta e dell'automaticità del referendum popolare di convalida non vi e' più traccia. In pratica una doppia beffa: Parlamento indebolito nel delicato processo di modifica costituzionale e popolo estromesso, quindi sovranità popolare violata due volte.
Come si e' arrivati a tale risultato, sperando che la seconda lettura della Camera sia diversa? Innanzitutto l'approvazione e' avvenuta tra la sostanziale indifferenza del Pd e la totale freddezza del Pdl, senza la presenza in aula del capogruppo Schifani Renato e nemmeno del coordinatore Bondi Sandro, quasi sempre assente. Così tutto si e' svolto sotto la sola regia o piuttosto la vigilanza del ministro delle Riforme, Quagliariello, esecutore delle volontà di Re Giorgio II e inviso a gran parte del Pdl, e di Finocchiaro Anna, intenta a cercare di ricostruirsi l'immagine. Ma e' avvenuto anche in contrasto con le stesse dichiarazioni pubbliche del governo e dello stesso ministro sul fatto che qualsiasi testo in materia di riforme costituzionali fosse uscito dal Parlamento sarebbe stato comunque sottoposto a referendum popolare confermativo. Mentre il ministro dichiarava, altre mani, non certo a sua insaputa, scrivevano il testo approvato ieri dal Senato che indeboliva seriamente le prerogative del Parlamento e, contemporaneamente, faceva sparire l'obbligo del referendum confermativo.
Risultato: se la Camera non cambia le cose, le riforme saranno affare di una oligarchia composta da una decina di persone che cerchera' di farle approvare a scatola chiusa da un Parlamento debole e diviso e senza nessun rischio di sconfessione da parte di un popolo che nessuno consulterà .
 Giorgio Napolitano a Capalbio
Giorgio Napolitano a Capalbio  Franceschini, Quagliariello e Letta
Franceschini, Quagliariello e Letta Anna Finocchiaro
Anna Finocchiaro  Renato Schifani
Renato Schifani  ENRICO BONDI
ENRICO BONDI
         
						
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