DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Carlo Bonini per "La Repubblica"
Il Grande Movimento di prefetti e questori che dovrebbe sfilare dall'angolo in cui si sono cacciati con il caso Ablyazov il ministro dell'Interno Angelino Alfano e il Capo della Polizia Alessandro Pansa diventa una sofferta piroetta in un pomeriggio di equivoci, precisazioni, annunci e marce indietro. A ben vedere, la cartina di tornasole della debolezza e confusione in cui due mesi di omissioni e le scelte del ministro hanno scaraventato l'intero Dipartimento di Pubblica Sicurezza.
Accade infatti che, nel domino necessario a saldare i conti con il prefetto Alessandro Valeri (capo della segreteria del Dipartimento e altro capo espiatorio insieme all'ex capo di gabinetto Giuseppe Procaccini della vicenda kazaka) messo "a disposizione" in attesa della pensione ad ottobre e sostituito con Vincenzo Panico (vice di Pansa quando era prefetto di Napoli), faccia inopinatamente capolino Giovanna Iurato.
Il prefetto che della sua vicinanza al centrodestra non ha mai fatto mistero, già indagato dalla Procura di Napoli nell'inchiesta sugli appalti del Centro elaborazione dati della Polizia e sorpresa a ridere al telefono ricordando il suo "pianto simulato" di fronte alle macerie del terremoto dell'Aquila, viene infatti sfilato dallo sgabuzzino in cui l'aveva chiuso l'ex ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri.
Alfano manda la Iurato a guidare la Direzione Centrale per gli affari dei culti e neppure due ore dopo il comunicato di palazzo Chigi che ne ufficializza l'incarico, avvertendo la ricaduta emotiva della decisione, prova a correggere il senso della scelta. «Non si tratta di una promozione - fa sapere attraverso qualificate fonti del ministero - perché il prefetto aveva già un incarico.
Precisamente, quello per una migliore ottimizzazione degli aspetti organizzativi del personale delle carriere prefettizie. Adesso, e' stata soltanto spostata alla Direzione Centrale degli Affari dei Culti, che ha esclusivamente competenza di studio e di approfondimento giuridico del riconoscimento dei culti diversi da quello cattolico. Con questo incarico, scende anzi a una fascia economica inferiore: dal livello B super passa al livello B».
Del resto, la gaffe sulla Iurato tradisce solo il senso di complessiva impotenza e confusione di Alfano e la ricerca di equilibri ormai impossibili con un apparato, prefettizio e di polizia, da cui ormai lo divide il solco profondo scavato durante il caso Ablyazov. E ne sono prova i due "convitati di pietra" di questo "movimento". Il prefetto Francesco Cirillo, vice capo della Polizia con delega alla Criminalpol, e il vice- capo della Polizia Alessandro Marangoni, già capo della Polizia reggente nei giorni dell'occupazione kazaka del Viminale, restano infatti al loro posto.
Con la certezza però di doversene andare di qui ai prossimi sei, sette mesi. E dunque consapevoli di essere ancora più deboli di qui in avanti dentro e fuori del Dipartimento. Chi invece sembra pagare subito il caso Ablyazov nella catena di comando è, paradossalmente, l'unico dirigente della Polizia che, tra il 28 e il 31 maggio, mostrò dignità di fronte alla incontinenza kazaka, provando ad eccepire alla richiesta di una seconda perquisizione nella villa di Casal Palocco. Maria Luisa Pellizzari lascia infatti la direzione dello Sco (dove, neppure un anno fa, l'avevano voluta Antonio Manganelli e il ministro Cancellieri) per andare a dirigere il "Servizio studi e addestramento della Scuola di Polizia".
ANGELINO ALFANO ALFANO LETTA PREFETTO GIOVANNA IURATO
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