“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
1 - ALTRO CHE PARTE LESA, DE LUCA ZITTO SUI RICATTI
Simone De Meo per “il Giornale”
Il governatore campano Vincenzo De Luca è stato minacciato da chi intendeva barattare una sentenza a lui favorevole con un importante incarico nella sanità regionale. L'ultimo avvertimento è arrivato addirittura nel giorno dell' udienza decisiva (11 settembre scorso) tramite due suoi stretti collaboratori, il capo della segreteria politica Nello Mastursi e l' ex coordinatore elettorale Giuseppe Vetrano.
A tessere le fila dell' intrigo sarebbe stato Guglielmo Manna, marito del giudice relatore del provvedimento che ha congelato la sospensione imposta dalla legge Severino all' ex sindaco di Salerno e manager rampante in cerca di poltrone di prestigio.
Il presidente della Regione era consapevole della portata ricattatoria di questi «pizzini»?
E perché lui e i suoi non si sono rivolti all' autorità giudiziaria appena ne hanno avuto sentore? Si gioca tutto qui il livello di coinvolgimento dello «sceriffo» nell' inchiesta della Procura di Roma che rischia di travolgere Palazzo Santa Lucia.
«Sono parte lesa in questa vicenda, io e l' istituzione che rappresento» ha detto ieri in conferenza stampa. Il capo d' imputazione dei pm capitolini ipotizza però un altro scenario: pur di non essere disarcionato dalla guida dell' ente, il presidente della giunta sarebbe stato indotto ad accettare il ricatto. Un curriculum di Manna è stato effettivamente sequestrato a Mastursi nel corso di una perquisizione, anche se l' incarico non si è mai formalizzato.
Certo è che De Luca era a conoscenza dell' indagine già dal 29 ottobre, quando il suo avvocato ha scritto al procuratore Pignatone per fissare un interrogatorio e chiarire urgentemente la sua posizione. Cade, quindi, il muro di bugie che la Regione ha alzato sulle reali motivazioni delle dimissioni di Mastursi. Ancora l'altro ieri, il governatore le addebitava allo stress da superlavoro bollando come «ricostruzioni fantastiche» le indiscrezioni pubblicate dalla stampa sull' esistenza di un fascicolo giudiziario.
Stralcio, a sua volta, oggi si scopre, di un più articolato lavoro investigativo condotto, in questi mesi, dai pm Woodcock e Parascandolo su un presunto intreccio politica-camorra-appalti nel settore della sanità campana, nel quale sarebbe indagato proprio Manna. Mastursi è da sabato scorso irraggiungibile per tutti.
VINCENZO DE LUCA - MADDALENA CANTISANI
Ha cambiato numero di cellulare e si è dimesso, con una nota stringatissima, dal ruolo di responsabile Organizzazione del Pd campano. Chi invece ha deciso di affidarsi a una lunga nota di chiarimento è il giudice Anna Scognamiglio.
«Non conosco assolutamente né de Luca, né Mastursi, né Vetrano con i quali non ho mai avuto contatti di alcun genere, né, quindi, ho loro mai chiesto, né potuto chiedere, alcun favore né per me né per mio marito», ha detto la toga tramite il suo legale. «La decisione favorevole a De Luca è stata assunta, all' unanimità, da tutti i componenti del collegio giudicante, era conforme a quanto già deciso in precedenza dal presidente della sezione ed è stata, poi, confermata integralmente, in sede di reclamo, da altro collegio del tribunale, ancora una volta, all' unanimità».
VINCENZO DE LUCA - MATTEO RENZI
La Scognamiglio aggiunge poi di essere in corso di separazione da Manna ormai da tre anni. Dunque, si è trattato di un caso di millantato credito da parte dell' ex coniuge? Solo il prosieguo del lavoro investigativo potrà chiarirlo. Per ora, il Csm si appresta ad aprire una pratica per trasferire il magistrato nei cui confronti si muoverà presto anche il procuratore generale della Cassazione, titolare dell' azione disciplinare.
Tutti i sette indagati, a eccezione di De Luca, sono stati perquisiti il 19 ottobre scorso, e hanno rinunciato a ricorrere al Riesame. Probabilmente per non offrire l' occasione agli inquirenti di rendere pubbliche altre carte potenzialmente scottanti. Sarebbero circa cento le pagine di intercettazioni agli atti trasferite da Roma a Napoli. E si sa che le inchieste di Woodcock sono sempre assai ricche di sorprese quando ci si lascia andare al telefono.
2 - LA GIUDICE AL TELEFONO: «FINITO, È FATTA» E IL MARITO AVVERTÌ LA SQUADRA DI DE LUCA
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
Il 17 luglio scorso, dopo aver scritto la sentenza e mentre è ancora in camera di consiglio, il giudice Anna Scognamiglio chiama il marito Guglielmo Manna: «Abbiamo finito, è fatta». Lui non si scompone: «Credi di essere intelligente solo tu e invece anche io sono furbo». Dopo qualche minuto dal cellulare dell' uomo parte un sms: «È andata come previsto».
È il segnale convenuto per lo staff del governatore Vincenzo De Luca, guidato dal capo della segreteria Carmelo Mastursi. La prova - secondo i magistrati della Procura di Roma - dell' accordo illecito preso dal manager per garantire la permanenza dello stesso De Luca al vertice della Regione Campania in cambio di una «nomina pesante» nel settore della sanità. Anche perché il verdetto viene depositato in cancelleria e reso pubblico soltanto cinque giorni dopo, il 22 luglio.
TELEFONATE E SMS
L'inchiesta sulla sentenza del Tribunale di Napoli che sarebbe stata «comprata» per favorire Vincenzo De Luca si basa proprio sulle telefonate e i messaggi captati indagando su alcuni affari della criminalità. È Guglielmo Manna a essere sotto controllo e questo consente di scoprire che qualche giorno prima della decisione si attiva per ottenere un appuntamento con Carmelo Mastursi. Gli assicura un verdetto favorevole se in cambio avrà un vantaggio. E qui c' è il primo dubbio che i pubblici ministeri guidati dal procuratore Giuseppe Pignatone devono chiarire: la giudice Anna Scognamiglio è consapevole di quello che il suo consorte sta tramando? Ne è partecipe.
Di certo le telefonate dimostrano che lei lo informa in tempo reale di tutto quello che fa. Tanto che lo chiama anche l'11 settembre, quando deve pronunciarsi su un ricorso sulla stessa materia presentato da un consigliere di Forza Italia.
Manna: «Devi fare la sentenza?»
Scognamiglio: «No, un altro pezzo dell' ordinanza. Che palle! Sempre una storia infinita, mica sono fessa».
MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA
Lui è impaziente, attende la nomina, mostra di volersi «vendere» nuove informazioni riservate. E infatti subito dopo contatta, spesso per sms, gli uomini dello staff del governatore.
«CONVOCATO IN REGIONE»
Nessuno immagina di essere sotto intercettazione visto che molti colloqui appaiono espliciti. Manna più volte annuncia che andrà a palazzo Santa Lucia, sede della Regione, appare convinto che alla fine otterrà quanto ha chiesto.
Il 2 agosto annuncia alla moglie che lo hanno convocato.
Manna: «Io sto a Ponza, sono stato chiamato».
Scognamiglio: «Domani»?
Manna: «Sì in Regione. Ora vedi sto partendo».
Scognamiglio: «Se dovesse essere quello, te ne vai in ferie e parti. Speriamo bene».
Manna: «Dovrebbe essere Napoli 1, gira voce. Non ho chiesto Napoli, ma Avellino, Caserta e Benevento».
Il giorno dopo c' è una nuova telefonata tra marito e moglie.
Lui mostra sicurezza: «Sono stato segnato su una specie di bloc notes».
PERQUISIZIONI E SILENZI
Nelle informative della squadra mobile di Napoli non sono riportati contatti diretti con Vincenzo De Luca, anche nelle conversazioni tra il governatore e i suoi collaboratori non si fa mai cenno alla vicenda. Eppure ci sono numerosi aspetti che i pubblici ministeri guidati dal procuratore Giuseppe Pignatone vogliono adesso chiarire. E alcuni riguardano la scansione dei tempi dell' inchiesta.
Il fascicolo dei pubblici ministeri napoletani viene infatti trasmesso per competenza ai colleghi della capitale a metà settembre. Il 19 ottobre vengono ordinate le perquisizioni. I poliziotti entrano negli uffici della Regione, vanno a casa di Carmelo Mastursi e degli altri.
Controllano soprattutto la casa e l' ufficio della giudice. In quel momento De Luca scopre dunque di essere sotto indagine.
Ma non fa nulla. Per dieci giorni rimane in silenzio, non prende alcuna iniziativa nonostante il ruolo pubblico gli consenta di contattare il capo della Procura per avere chiarimenti. Il 29 ottobre i suoi legali chiedono che si possa presentare spontaneamente per rendere dichiarazioni.
Il 3 novembre i pubblici ministeri rispondono che sono in corso gli accertamenti e poi prenderanno una decisione. De Luca continua a rimanere in silenzio altri dieci giorni. Fino al 9 novembre, quando Mastursi comunica di essersi dimesso. Adesso bisognerà scoprire che cosa sia accaduto in questo periodo, quali contatti ci siano stati tra gli indagati. Soprattutto se siano stati presi ulteriori accordi illeciti.
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