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Claudia Voltattorni per il Corriere della Sera - Roma
Almeno l' inglese lo sa. E non è poco. Accenti giusti. Aspirate perfette. Intonazione british. Virginia Raggi parla a «60 Minutes», il programma della rete statunitense Cbs condotto da Charlie Rose, e l' esito è più che buono, ottimo il suo inglese. Questo esame è superato.
E però nel 2016, una 38enne che si esprime (bene) in inglese dovrebbe essere la norma. In tutto il mondo lo è. Ovunque, l’inglese è parlato come la lingua madre. Ma in Italia ancora ci si meraviglia se una donna giovane e per di più con un incarico pubblico importante, (sindaco della Capitale) fa una bella figura davanti ad un giornalista Usa.
Il confronto con il premier Matteo Renzi è immediato. Nel «60 Minutes» dedicato al referendum italiano del 4 dicembre, si ascolta anche l’inglese del nostro primo ministro, certamente migliorato rispetto agli inizi ma ancora assai lontano da quello della Raggi. E sulla pagina Facebook della sindaca scatta il confronto.
Vince Raggi: «Daje due tre lezioni d’inglese al povero Matteo». Ma a guardarsi indietro, a parte il sindaco Ignazio Marino per molti anni chirurgo negli Stati Uniti, la sindaca sull’inglese non ha rivali. Basti ricordare Francesco Rutelli e il suo «please, visit Italy, the best country in the world » pronunciato con un perfetto accento italiano-romano.
Per non dire poi di Gianni Alemanno, che pur di non affrontare la lingua si è sempre fatto tradurre in simultanea. A portare alta la bandiera resta sempre Walter Veltroni, ma lui è «l’americano».
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