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Mirko Molteni per "Libero Quotidiano"
La sfida fra Russia e America si gioca non solo coi missili più sofisticati, ma anche sul terreno, col potenziale scontro tra fanterie nelle pianure boscose dell'Europa Orientale. E il buon vecchio fucile, lungi dall'essere un'arma desueta, si riconferma invece la base di quel sistema da combattimento semplice e insieme irrinunciabile che è il soldato, colui che fisicamente occupa un territorio e lotta per tenerlo.
Gli americani sembravano aver un po' tralasciato i progressi nel settore, a dispetto dei russi, ma stanno riguadagnando il terreno perduto anche grazie all'aiuto italiano. Già, perché da gennaio 2022 è stato confermato che la celebre Beretta, la più famosa fabbrica italiana di armi da fuoco, che opera da secoli a Gardone Val Trompia, in provincia di Brescia, partecipa insieme alle americane True Velocity e General Dynamics al progetto del nuovo fucile d'assalto RM277 in gara con l'industria svizzera SIG Sauer, che propone il suo fucile d'assalto MCX.
La gara d'appalto dovrebbe concludersi quest' anno e portare nel 2023 ai primi ordinativi, che potrebbero fruttare alla Beretta 5 miliardi di dollari.
NUOVA GENERAZIONE
È stata indetta dall'US Army per sostituire, gradualmente, le attuali armi individuali in calibro 5,56 mm e 7,62 mm per passare a un nuovo calibro standard, per gli americani e in prospettiva anche per la Nato, cioè il 6,8 mm.
È il programma Next Generation Squad Weapon (NGSW), in base al quale è già stata la nuova cartuccia, che assicura potenza e gittata superiori a quelle precedenti e inoltre, avendo il bossolo in materiali compositi, risulta più leggera del 30% di quelle tradizionali.
L'idea è frutto delle esperienze in Iraq e Afghanistan, dove i soldati americani si sono spesso trovati a malpartito con i loro fucili M16 (che debuttarono nel 1964 nella guerra del Vietnam) e ai loro derivati moderni M4 (operativi dal 1994) dato che le munizioni da 5,56 mm si rivelavano troppo leggere.
Parimenti, si vuole anche eliminare il vecchio calibro 7,62 e perciò il programma NGSW prevede anche la sostituzione delle mitragliatrici di squadra con armi in 6,8 mm, considerato il nuovo calibro intermedio che dovrebbe essere adatto sia ai fucili d'assalto, sia alle mitragliatrici da bipiede.
Fra gli scopi, non solo consentire ai soldati di portare più munizioni, ma anche di garantire un tiro letale utile su distanze di oltre 600 metri. Certo, la rivoluzione del calibro non sarà breve, dato che le immense scorte di armi e munizioni accumulate, faranno sì che per molti anni vecchi e nuovi fucili conviveranno nelle caserme e sui campi di battaglia.
Ma è degno di nota come la maggior "rivoluzione" nel campo della fanteria occidentale degli ultimi decenni. In Russia, invece, già fra il 2017 e il 2018 sono entrate in servizio nuove armi per la fanteria che si sono affiancate alle precedenti.
Rispetto all'originario AK-47 Kalashnikov apparso nel 1948 e camerato per proiettili da 7,62 mm, nonché proverbialmente più robusto e affidabile dell'M16 americano, i russi passarono anch'essi a un calibro inferiore, il 5,45 mm, già in epoca sovietica con l'AK-74 del 1974, ma non rinunciano al 7,62 mm che assicura sempre una notevole potenza d'urto.
Così, quattro anni fa sono iniziate le consegne del nuovo Kalashnikov AK-12, da 5,45 mm, ma anche di una sua versione, l'AK-15, che mantiene il formato 7,62 mm. Calibrata 5,45 è anche una nuova versione, A-545, del fucile AEK-971 fabbricato non dalla Kalashnikov, ma dal conglomerato Degtyaryov, e destinato soprattutto alle forze speciali.
Il bello è che i russi, dal 2014 hanno anche sviluppato concretamente un loro programma di dotazioni avanzate per la fanteria, denominato "Ratnik" ("Guerriero") che è composto da un set di nuovi elmetto e protezioni antiproiettile integrati a occhiali a visione notturna e infrarossa e apparati di comunicazioni e posizionamento GPS o Glonass (il corrispettivo russo del GPS) per migliorare l'efficienza del soldato in battaglia.
REALISMO RUSSO
Il complesso Ratnik appare meno sofisticato e meno ambizioso dei vari progetti "Future Soldier" che gli Stati Uniti hanno più volte strombazzato negli ultimi vent'anni, pubblicando idee ben corredate da disegni che mostravano soldati in tuta quasi spaziale, come gli imperiali dei film di fantascienza di "Guerre Stellari", farciti di elettronica e di materiali avveniristici (e perciò costosissimi).
Ma i progetti americani, troppo costosi e poco pratici, sono stati via via annullati. Per citarne solo due, il programma Soldier 2025, lanciato nel 2004, fu in pratica abortito nel 2007, mentre il Future Soldier 2030, pure visse solo dal 2009 al 2015 nei laboratori dei progettisti senza sbocco pratico.
Gli americani hanno più volte sognato elmetti e corazze fantascientifiche con nanotecnologie e sensori integrati, che si sono rivelati sono fole del complesso militar-industriale statunitense nella speranza di fare cassa, ma senza utilità tattica.
soldati russi a sevastopol in crimea
I russi, invece, più orientati a sistemi meno sofisticati, ma più fattibili e dall'utilità più schietta, hanno realizzato, col Ratnik, un set da combattimento alla portata anche di fanterie numerose.
Lo hanno dispiegato sul campo per la prima volta nel 2014, all'annessione della Crimea, producendolo finora in oltre 300.000 esemplari, che potrebbero vendere anche a Cina, Serbia, Bielorussia ed Egitto.
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