DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto da open.online
L’incontro tra Elly Schlein e Giorgia Meloni è durato alla fine 20 minuti. Alla fine è scattato persino un abbraccio. Al termine la premier ha parlato di un’apertura da parte dell’opposizione sul premierato. E di una giornata «proficua, importante e positiva». Mentre la segretaria del Partito Democratico ha sostenuto di aver chiuso a premierato e presidenzialismo. Ma i retroscena dei quotidiano parlano anche di gelo e di momenti di tensione tra le due durante il colloquio. Che si è svolto secondo i canoni degli incontri istituzionali: Schlein si rivolgeva a Meloni chiamandola «presidente» e la premier la definiva «onorevole». Ed entrambe hanno confermato che tra le due visioni le divergenze sono «tantissime». Fino a diventare insormontabili.
Le divergenze
Nel colloquio Meloni ha parlato del voto dei cittadini e del rispetto del «mandato popolare». Soltanto con l’elezione diretta del premier si può arrivare a una «democrazia matura». Per Meloni questi sono «principi irrinunciabili». Schlein le ha risposto: «E allora presidente perché no la monarchia illuminata?». Poi la stoccatina: «La vedo troppo preoccupata della stabilità del suo governo». L’AdnKronos riferisce anche che Matteo Salvini ha lasciato l’incontro quando si era ancora a metà colloquio, con un po’ di stupore della delegazione dem visto che la segretaria ha chiesto di allargare il confronto anche alla autonomia differenziata, cosa su cui Meloni ha aperto. Non si è parlato di ipotesi di bicamerale nel corso del colloquio. Mentre tra Schlein e Giuseppe Conte c’è stata una telefonata dopo l’incontro con la delegazione del Movimento 5 Stelle.
I voti del popolo
Il retroscena di Repubblica aggiunge altri particolari: «Non lo faccio per me, lo lasceremo al prossimo governo. Pensiamo al paese», ha spiegato Meloni sulle riforme. «E comunque io andrò avanti, ho il dovere di dirvelo», ha aggiunto. Schlein ha preso nota delle parole di Meloni, usando la biro nero fornita dalla Camera. Con sé aveva una cartellina con logo Pd, piena di fogli A4 carichi di appunti. E poi, nella borsa, la fidata borraccia nera. «Il clima è stato franco, di discussione franca sul merito delle cose», ha poi raccontato. Come a dire: non era l’occasione dei salamelecchi. «Clima rispettoso e cordiale», ha poi rassicurato chi ha assistito
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