WALTER-EGO, IL GATTUSO DEI ROMANZIERI - IL SUO “L’ISOLA E LE ROSE” RACCONTA SENZA FRONZOLI L’UTOPIA DELL’ISOLA-STATO AL LARGO DI RIMINI - IL BUON VELTRONI, MEDIANO DELLA LETTERATURA IN CERCA DELL’EUROGOL DELLA VITA, PARTORISCE UN LIBRO GRADEVOLE, STILISTICAMENTE SEMPLICE, SENZA VIRTUOSISMI - AL NETTO DI MARCHETTE E STRONCATURE PREVENTIVE, VELTRONI FUNZIONA MEGLIO COME SCRITTORE CHE COME POLITICO…

Andrea Scanzi per Il Fatto Quotidiano

Sono in molti a parlare del nuovo libro di Walter Veltroni. Al netto di marchette d'ordinanza e dibattiti volti a certificare se la storia (vera) sia da configurarsi o meno come "utopia", è un romanzo riuscito? Veltroni lamenta di non essere preso sul serio come romanziere. L'isola e le rose (Rizzoli, pp. 320, Euro 17.50) racconta il sogno di creare uno stato indipendente al largo delle coste di Rimini. Durò poco.

La "Insulo de la Rozoj" (in esperanto, lingua ufficiale dell'isola) si autoproclamò indipendente il Primo Maggio 1968. Cinquantacinque giorni dopo, fu circondata da Digos, Carabinieri e Guardia di Finanza. Tra l'11 e il 13 febbraio, venne fatta brillare più volte. La piattaforma si deformò, senza cedere. Quasi a voler resistere, dicono gli abitanti e lascia intendere il libro. Una burrasca del 26 febbraio 1969 la inabissò per sempre.

Veltroni è personaggio eclettico, più convincente nelle attività laterali (scrittore, musicologo) che in quella teoricamente principale (politico). L'isola e le rose non è un capolavoro, ma nemmeno un obbrobrio. Ingiusto stroncarlo, o celebrarlo, a prescindere. Contiene aspetti che funzionano e altri che non convincono. Veltroni ha avuto anzitutto il merito di recuperare una storia altrimenti dimenticata. Gli è capitato altre volte, per esempio quando regalò nuova attenzione alla parabola del pianista Luca Flores.

Talvolta l'autore 57enne si è imbarcato in operazioni più grandi di lui, come il saggio Che cos'è la politica? (ammesso che una risposta esista, di sicuro non la conosce Veltroni). Ne L'isola e le rose fronteggia una storia piccola ma emblematica, che si presta a divenire - con i rischi di retorica che ne conseguono - "epica".

Per quanto solidale con i fondatori, mostra una certa misura, che rende efficaci i passaggi in cui il "mondo normale" addita quell'esperimento come escamotage per nascondere segreti oscuri (casinò, piattaforma clandestina di petrolio, rampa missilistica, stato-satellite caro a Fidel Castro). Un po'Stand By Me, un po' Un mercoledì da leoni. Sullo sfondo, la Rimini di Fellini, "persona magica e benefattore dell'immaginazione nel mondo".

Il libro è gradevole, un po' didascalico, sorretto da una scrittura più scolastica che senza fronzoli. Se la semplicità stilistica agevola la lettura, Veltroni si conferma romanziere privo di virtuosismi. Più che il fantasista che rinuncia al ghirigoro per anelare al concreto, è attiguo al mediano che insegue ostinatamente un gol che ne benedica l'ottimismo della volontà. Il fatto poi che Veltroni si muova nei territori da lui amati - i Sessanta, il sogno, il "noi" - lo porta qua e là alla parziale reiterazione di se stesso.

Al clichè: all'orgia da juke-box e memorabilia. Il romanzo, che è anche storia di radio libere (fenomeno meglio narrato da Ligabue), pullula di Otis Redding, Lady Madonna e Dustin Hoffman nel Laureato. Icone previste e prevedibili, con qualche spruzzata di Stereophonics per dare un'illusione di contemporaneità.

Frasi come "Voglio che le cose nuove non mi facciano paura, ma siano il mio Santo Graal", troneggianti nella quarta di copertina, sembrano il bignami del veltronismo. Emblematici i ringraziamenti finali, cinque pagine nelle quali - come se fino a quel momento Veltroni avesse faticosamente trattenuto il proprio istinto estatico - esondano i "bellissima", "straordinario", "fantastica", "monumentale".

A conferma che, nell'immaginario dello scrittore, nessuno si è mai preso la briga di far brillare la melassa. Il postulato, assai sacro, non è mutato: tutto è bello e ogni cosa è illuminata. Si parli di piattaforme o piani quinquennali. L'isola e le rose, tra l'ingenuo e il riuscito, è libro iper-veltroniano: nella storia, nei toni, nel lessico. Nell'autore. Sorta di garbata ortodossia di se stessi.

 

Walter VeltroniWALTER VELTRONI WALTER VELTRONI COPERTINA DEL LIBRO ISOLA E LE ROSEWALTER VELTRONI