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DRAGHI RESTI A PALAZZO CHIGI, NO MANDIAMOLO AL COLLE. E ALLA FINE POTREMMO VEDERLO FUORI DA TUTTO - NE E' SICURO LUCA ZAIA: "IL RISCHIO CHE INTRAVEDO È CHE POTREMMO RITROVARCI DRAGHI NON ELETTO AL QUIRINALE MA NEMMENO PIÙ A PALAZZO CHIGI. E SAREBBE UN DISASTRO. È UNA FASE CRUCIALE PER IL PAESE. IL PNRR È L'ULTIMO TRENO CHE CI PUÒ FAR CAMBIARE PELLE E PORTARE NELLA MODERNITÀ. SIAMO CONVINTAMENTE CON LUI, NON ABBIAMO PIANI B…"
Lasciate Mario Draghi dov'è, a Palazzo Chigi. Luca Zaia la pensa come Matteo Salvini: il premier potrebbe venire eletto presidente della Repubblica, ma solo a una condizione ben precisa. "È una fase cruciale per il Paese - spiega il governatore leghista del Veneto al Corriere della Sera -. Il Pnrr è l'ultimo treno che ci può far cambiare pelle e portare nella modernità. La Lega ha fatto una scelta importante, la più difficile e impervia, entrando in questo governo. Ma ha deciso di non stare sugli spalti a guardare, bensì di entrare in campo. Perché questo è il governo che può cambiare l'Italia".
Uno scenario in cui il ruolo e la posizione di Draghi sono una garanzia fondamentale: "Siamo convintamente con lui, non abbiamo piani B. Sono tra quanti hanno sostenuto la nascita di questo esecutivo e ha creduto nella scelta di una figura come Draghi. Ha dato standing internazionale al Paese, ci ha consentito di rialzare la testa. È uno che decide, virtù rara che ha dato al suo governo un profilo innovativo per le consuetudini italiane".
Sulla testa del governo c'è l'incognita del Covid con una situazione che sembra nuovamente volgere al brutto. Senza contare il fatto che a Draghi il Quirinale potrebbe interessare ma fino a un certo punto: "Al governo ha fatto bene e sta continuando a fare bene. Un cambio in corsa rischia solo di introdurre turbolenze molto pericolose. Direi, anzi, che già il solo evocare elezioni anticipate è pericolosissimo", sono le parole di Zaia che allontano ancora di più la Lega da Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia. "l rischio che intravedo è che potremmo ritrovarci Draghi non eletto al Quirinale ma nemmeno più a Palazzo Chigi. Sarebbe un disastro".
La tentazione di candidare l'ex capo della Bce al Colle, infatti, resta forte, in buonafede (c'è chi vede lui l'uomo giusto per "blindare" il Paese anche agli occhi dell'Europa) e in malafede (spostarlo al Quirinale, come suggerito dallo stesso Zaia, potrebbe aprire le porte a una crisi di governo irreversibile). Ecco perché, conclude il Doge, "se si vuole che Draghi diventi presidente della Repubblica va eletto al primo scrutinio da una maggioranza molto ampia. Altrimenti, meglio lasciar perdere perché con il voto segreto è possibile ogni cosa".
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