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1 - PD, ZINGARETTI FRENA GLI ANTI-5STELLE: NON STACCHERÒ IO LA SPINA AL GOVERNO
Diodato Pirone per “il Messaggero”
Nicola Zingaretti Luigi Di Maio Giuseppe Conte
Nicola Zingaretti da Bologna blinda il governo guidato da Giuseppe Conte e, in vista della riforma dello statuto del Pd che sarà votata oggi in assemblea nazionale, lancia il «partito aperto». Zingaretti è impegnato in una impresa da equilibrista: proteggere esecutivo e maggioranza, con elezioni regionali cruciali in Emilia Romagna a fine gennaio, e intanto preparare un futuro diverso. Con un occhio obbligato alle alleanze, con il M5S in primis: alleanza sulla quale il Pd sembra intenzionato a insistere a livello locale.
«Siamo la forza che con maggiore determinazione sostiene le scelte che si fanno insieme - dice Zingaretti -. Bisogna motivare l'esistenza del governo, le idee sono una cosa positiva, ma evitiamo polemiche che logorano la percezione di una squadra che lavora per l'Italia. Noi ci battiamo per una vocazione unitaria». Un secchio d'acqua sui sospetti di voler mettere fine all'esperienza del quadripartito. «Il governo deve governare bene, tutti dobbiamo aiutare a cambiare in meglio la vita degli italiani», aggiunge il segretario.
giuseppe conte nicola zingaretti 1
LARGHE INTESE
La tenuta della maggioranza si lega al tema delle alleanze anche a livello locale, già in discussione a gennaio in Emilia e in Calabria. «Inviteremo chi ci vuol stare, speriamo che saremo in tanti», afferma Zingaretti, «noi saremo presenti ovunque, non contro le destre, ma per chi vive sui territori». «Il Pd, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, si presenterà per essere il pilastro fondamentale di alleanze il più larghe possibile», insiste.
NICOLA ZINGARETTI MAURIZIO MARTINA
Alle sardine, la piazza anti-Salvini di Bologna, inaspettatamente gremita, «in primo luogo, da italiano, dico loro grazie - risponde il leader dem -, con grande rispetto per questa grande forza civica». D'altronde, ha aggiunto, «io non ho mai avuto dubbi: da mesi dico che voglio un Pd che si rinnovi, si apre e rispetta la ricchezza che c'è in Italia».
E domani l'assemblea nazionale sarà chiamata a discutere e votare sulle modifiche allo statuto elaborate dalla commissione per la riforma della governance del Pd presieduta da Maurizio Martina. Il Pd diventerà un partito che «coniuga territorio e digitale», dice il deputato ed ex segretario reggente, un partito nel quale gli iscritti e gli elettori conteranno di più nelle decisioni, a partire dalla scelta del segretario. Martina confida in una discussione proficua e risolutiva oggi a Bologna, ma da 300 segretari di circoli è venuta una raccolta di firme per chiedere che la discussione sullo statuto prosegua.
giuseppe conte nicola zingaretti
Un dibattito che si è acceso nella seconda giornata di Tutta un'altra storia a Bologna, con 4 mila adesioni secondo gli organizzatori. Tra il presidente del parlamento Ue David Sassoli e un video messaggio di Romano Prodi dalla Cina, il segretario della Cgil Maurizio Landini afferma che «bisogna ricostituire la rappresentanza politica del lavoro che io credo oggi non esista».
Detto alla platea di un partito che nel nuovo corso di Zingaretti aspira tra le altre cose a tornare ad essere il partito del lavoro. Landini che peraltro fa autocritica a nome del sindacato, che «ha sottovalutato la precarietà».
A infiammare la platea c'è Imen Jane, nickname di Imen Boulahrajen, 25 anni, origini marocchine, che spiega l'economia in pillole ai ragazzi su Instagram. «Non potremo dare la colpa a Salvini, la colpa sarà nostra se non riusciremo a offrire un'alternativa - dice tra l'altro la giovane dal palco -. Se non sapremo convincere un diciottenne a votarci perché non gli offriamo una prospettiva, un progetto di vita. Non sarà colpa di Zingaretti o del Pd, sarà colpa di tutti noi. Abbiamo già perso abbastanza tempo in correnti e correntine».
2 - ORFINI: «PD INCOMPATIBILE CON IL MOVIMENTO, NON POSSIAMO ANNULLARCI NELL'ALLEANZA»
Estratto dell’articolo di Maria Teresa Meli per il “Corriere della sera”
Onorevole Orfini, venerdì Dario Franceschini ha detto che il Pd deve impegnarsi in tutti i modi per coltivare l' alleanza con i grillini.
«Io penso che il modo in cui si è concepito questo accordo di governo sia il grande errore di questa fase. Per come la vedo io è un accordo tra forze alternative. Il che non mi scandalizza: in alcune fasi della vita del Paese si può governare con forze che sono culturalmente e politicamente alternative. Governammo con Berlusconi, possiamo governare anche con i 5 Stelle, ma appunto è una fase eccezionale. Il tentativo di trasformare un accordo emergenziale in un matrimonio politico e addirittura nell' album incubatore di un nuovo centro sinistra è la ragione per cui questo governo è così fragile e il Pd è così debole».
Ma siete veramente così diversi voi e i 5 Stelle?
«Culturalmente e politicamente su tutti gli aspetti fondamentali siamo incompatibili. Il movimento non è una costola del centrosinistra, ma ha caratteristiche molto più simili alla destra radicale».
È possibile approvare lo Ius culturae con i 5 Stelle?
«Io penso che uno dei problemi sia esattamente il modo in cui il Pd concepisce il suo rapporto con i 5 Stelle. Noi non possiamo essere un partito che si annulla in nome della stabilità di governo. Se l' unica cosa che noi diciamo è "non si possono fare proposte perché sennò il governo va in difficoltà" il governo diventa inutile e noi appariamo solo un partito del potere, cosa che non siamo. Il punto è che noi dovremmo concepire in modo più dialettico questo rapporto. Noi facciamo cose che non condividiamo, per esempio il taglio dei parlamentari, perché era nell' accordo con i 5 Stelle, ma abbiamo anche il dovere di chiedere al Movimento 5 Stelle di fare lo stesso sforzo. Riempiamo il governo anche delle parole d' ordine della sinistra italiana che oggi sono assenti. Insomma, noi abbiamo fatto questo governo per impedire che Salvini andasse al potere e poi non cancelliamo le leggi vergogna fatte da Salvini? Che senso ha?». […]
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