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    POLIZIOTTE CON LA SCORTA. PER SALVARLE DAI PARENTI! - DUE AGENTI LESBICHE HANNO OTTENUTO LA PROTEZIONE DA UN GIUDICE DEL GUJARAT, DOPO LE MINACCE VERBALI E FISICHE DEI PARENTI CHE NON ACCETTAVANO LA LORO STORIA. ALLA FINE DEL 2019 I COLLEGHI SCOPRIRONO LA LORO RELAZIONE, E LORO SI CONVINSERO CHE ERA MEGLIO RIVELARSI. MA LA FAMIGLIA…


     
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    Francesco Giambertone per il ''Corriere della Sera''

     

    Due poliziotte indiane innamorate l' una dell' altra hanno ottenuto una scorta da un giudice dello stato occidentale del Gujarat, dopo le minacce verbali e fisiche dei parenti che non accettavano la loro storia.

    poliziotti indiani ballano per insegnare alla gente a lavarsi le mani 3 poliziotti indiani ballano per insegnare alla gente a lavarsi le mani 3

     

    Payal e Kanchan - i nomi di fantasia con cui le chiama la Bbc - si conobbero nel 2017 alla scuola di polizia: una insegnava all' altra il mestiere, entrambe poco più che ventenni.

    Quell' anno la Corte suprema indiana aveva depenalizzato i rapporti omosessuali: ma legale non sempre vuol dire accettabile. In accademia cominciarono a confidarsi sul lavoro: un ambiente dominato dagli uomini, destinazione comune di un percorso parallelo cominciato in due paesini di campagna. Diventarono migliori amiche.

     

    lesbiche lesbiche

    Assegnate nella stessa città, condivisero l' appartamento fornito dalla polizia. L' aiuto che si davano l' un l' altra «iniziò a far girare le nostre vite l' una intorno a quella dell' altra». Ma ancora non sapevano di amarsi. Lo avrebbero capito a capodanno, in un abbraccio poco prima di mezzanotte: «Fu la prima volta, e ci sentimmo subito diverse», racconta Kanchan.

     

    Nel frattempo però le loro famiglie premevano perché le due (all' epoca 21enni) si sposassero: non tra di loro, ma con degli uomini scelti dai parenti. Payal e Kanchan resistettero per due anni. Finché alla fine del 2019 i colleghi scoprirono la loro relazione, e loro si convinsero che era meglio «uscire dall' armadio». La reazione dei parenti non fu positiva: «Erano scioccati», dice Payal.

     

    Furiosi, passarono alle maniere forti. «Un giorno la mia famiglia ci ha seguite in servizio. Hanno fermato la nostra macchina, ci hanno bloccato in mezzo alla strada e hanno iniziato a minacciarci». Un' altra volta «sono venuti alla stazione di polizia e hanno fatto una scenata insultandoci davanti a tutti». Fino al messaggio anonimo con minacce di morte. «Allora abbiamo deciso di rivolgerci alla giustizia per chiedere protezione». E di recente l' hanno ottenuta: delle guardie armate vivranno al loro fianco. Ora possono fare dei progetti. «Una luna di miele quando il coronavirus sarà passato».

    E si immaginano «madri di un bambino adottato».

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    Quando sarà legale, prima che accettato.

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