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    POLVERE DI 5 STELLE - IL LIBRO CHE FA TREMARE IL MOVIMENTO: L’EX BRACCIO DESTRO DI CASALEGGIO, MARCO CANESTRARI, AL VELENO SUGLI “SCALATORI” DI MAIO E DI BATTISTA: “IL MOVIMENTO E’ FINITO CON LA NASCITA DEL DIRETTORIO” - INTANTO E’ GUERRA NEL M5S: GLI ORTODOSSI FICO E RUOCCO VS DI MAIO-DI BATTISTA


     
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    Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”

    GRILLO CANESTRARI GRILLO CANESTRARI

     

    Agitati. Spaventati. Pronti alla querela. I gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle e la Casaleggio Associati sanno che tra pochi giorni uscirà un libro che promette rivelazioni sugli «scalatori» dell’M5S. Così l’autore, Marco Canestrari, ex braccio destro di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, definisce Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista.

     

    Il suo countdown su Twitter è arrivato a meno 3. Ci sono virgolettati che dimostrerebbero trame oscure contro i fondatori e il progetto iniziale dei 5 stelle. Il 9 settembre, a Radio Radicale, Canestrari anticipava: «Il Movimento è finito con la nascita del direttorio. E io sono a conoscenza del fatto che quell’errore non fu di Casaleggio, ma gli fu imposto».

    DI MAIO DI BATTISTA GRILLO FICO DI MAIO DI BATTISTA GRILLO FICO

     

    Per una giravolta del caso, quelle persone che Canestrari accusa sono diventate ieri le più forti dentro al Movimento. Perché i tre esponenti del direttorio - Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia - che in queste settimane si sono battuti contro la linea di Luigi Di Maio sul caso Roma, sono stati indeboliti dal post Facebook troppo diretto di Roberta Lombardi (condiviso dalla Ruocco)con cui le deputate definivano Raffaele Marra «un virus che ha infettato il Movimento».

     

    GRILLO DI MAIO DI BATTISTA GRILLO DI MAIO DI BATTISTA

    «Dobbiamo aspettare Virginia sui fatti, a partire dal no alle Olimpiadi - ha detto Beppe Grillo, prima di dare alla sindaca di Roma tutto il suo sostegno via blog - ho un pattopreciso con lei e lo sta rispettando. Marra sarà a capo del personale fino al 31 ottobre, poi sarà spostato ancora. Avevo detto ai ragazzi di stare tranquilli, mi avevano dato la loro parola e invece sta scoppiando tutto. Non sono lucidi, non possono reagire così».

     

    Ma dopo l’intervento di Grillo, anche il fronte dei “puri” si è spaccato. Roberto Fico aveva usato parole chiare, «rischiamo di lasciare il popolo che ci dà fiducia prono nell’inganno », «siamo nati per mandare via a calci in culo i tanti uomini di sistema sempre buoni a riciclarsi». Non era però arrivato ad accuse dirette. «Io non condivido nulla, per me è un autogol », diceva a Paola Taverna a un deputato dopo aver visto il post anti- Raggi dell’avversaria di sempre, per una volta impegnata nella stessa battaglia. Ha fiutato il pericolo, la senatrice: «I dubbi ci sono, ma l’importante è il programma».

     

    ROBERTO FICO ROBERTO FICO

    Chi è vicino a Luigi Di Maio considera quanto accaduto il de profundis del direttorio. E l’inizio della corsa solitaria del vicepresidente della Camera e di Alessandro Di Battista alla guida del Movimento. Perché un’altra cosa che ha indebolito i loro avversari nella battaglia contro le bugie sul caso Muraro, sono state le fughe di notizie. Niente più dell’emergere di correnti o faide interne fa infuriare il fondatore. Non conta chi ha ragione. Conta chi sa mantenere i segreti. Luigi Di Maio, nei suoi colloqui con i vertici, si è definito come vittima di invidie e tradimenti. Beppe Grillo gli ha creduto.

     

    Tra gli esponenti del direttorio, in questi giorni, il vicepresidente della Camera ha cercato solo “Dibba”. Lo è andato a trovare durante il tour. Ha inseguito l’unico che rischia di fargli ombra nel Movimento, per la popolarità da guitto e l’abilità mediatica. I due si preparano a essere i protagonisti di Italia a 5 Stelle, il 24 e il 25 settembre a Palermo.

     

    Molti sperano ancora che Di Battista sfidi Di Maio per la premiership, ma «Alessandro, almeno a parole, non è interessato a quel ruolo», dice il deputato Manlio di Stefano. E spiega: «Il loro è un rapporto indissolubile, che va al di là di questo posto. Poi certo, non si sa mai, ma Ale quando scherza dice che lui, piuttosto, farà il presidente della Camera. Scherzando eh, perché quella è proprio una cosa che non potrebbe fare».

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