Marco Imarisio per corriere.it
casaleggio grillo
L’incontro era andato così male che i partecipanti negheranno a lungo che fosse davvero avvenuto. Alle 13 dell’undici marzo 2016, forse il giorno più importante nell’accidentata storia del Movimento Cinque Stelle, Gianroberto Casaleggio uscì dall’ufficio dell’azienda che portava il suo nome con una faccia ancora più cupa del solito. Ad aspettarlo, c’era una sola persona, un solo giornalista, che gli chiese una dichiarazione. «Mi scusi, non oggi, sarà per la prossima volta» fu la risposta.
Non ci sarebbe più stata una prossima volta. I giorni del cofondatore del M5S erano purtroppo ormai contati. Emanuele Buzzi, che aveva già visto i cinque membri del direttorio, capeggiati da Luigi Di Maio, lasciare la sede con atteggiamento furtivo, sapeva che era successo qualcosa di molto importante. Pezzo per pezzo, una testimonianza dopo l’altra arrivò a scoprire come la rottura tra Casaleggio e Beppe Grillo non sia avvenuta con un «vaffa» indirizzato dal primo all’ormai ex amico genovese durante la loro ultima telefonata, che forse non c’è neppure mai stata.
EMANUELE BUZZI COVER
Tutto era accaduto durante quella riunione, quasi alla luce del sole, quando il progetto dell’ideologo milanese di creare una nuova struttura omnicomprensiva dove sciogliere le diverse anime pentastellate, il logo, una nuova piattaforma web, che prevedeva di fatto una parità di ruolo tra i due fondatori, era stata bocciata da quasi tutti i suoi ragazzi, oltre che da Grillo. Non fu solo una sconfitta, per un uomo orgoglioso come Casaleggio, quella fu anche una umiliazione senza ritorno.
Nel giornalismo esistono gli analisti più o meno dotti, i commentatori professionali, i coloristi. E poi ci sono quelli che hanno le notizie, da cui dipendono tutte le altre categorie sopracitate. Per averle, bisogna stare tanto sul marciapiede, come fece Buzzi quel giorno e come ha fatto in questi dieci anni di lavoro dedicati in modo esclusivo al M5S, occorre creare rapporti confidenziali basati sulla fiducia reciproca, che talvolta prevedono anche la possibilità di non scrivere ogni dettaglio di quel che si sa. Ci vuole tanta fatica, tanta dedizione e altrettanta capacità di sopportazione.
grillo di maio
Poi arriva il momento in cui l e storie finiscono, come è finita quella dei Cinque Stelle come li abbiamo conosciuti. E allora diventa possibile scrivere ogni cosa, e fare la storia inedita e segreta di un Movimento di cui si pensa di sapere tutto, che ha vissuto in pubblico sia la propria ascesa che il rovinoso declino. Polvere di stelle (in libreria dal 9 settembre per Solferino) è il libro sui Cinque Stelle che mancava. Perché se c’è una persona che poteva raccontare la vicenda privata del soggetto politico più controverso e discusso della recente storia italiana, quella è il nostro «Ema», professione cronista. Che con questo libro crea una mappa alternativa e più precisa della geografia intern a di una strana creatura in grado di passare da forza antisistema a forza di governo, da scheggia impazzita a partito di maggioranza. Fino alla mutazione ormai quasi definitiva, dall’uno vale uno al partito di uno solo, Giuseppe Conte, al tempo stesso salvatore e carnefice del vecchio M5S.
grillo conte
Proprio perché il suo autore ci è sempre stato, perché ha visto fiorire e poi appassire ogni protagonista di questa strana vicenda, questo libro non è una raccolta di aneddotica spicciola e inedita sul M5S, ma getta una luce diversa su alcune scelte o decisioni che hanno inciso molto sulla vita di questo Paese. Se davvero l’addio di Luigi Di Maio al M5S è stata la palla di neve che ha innescato la slavina della sfiducia al governo Draghi, non è cosa da poco sapere dell’ultima telefonata dell’attuale ministro degli esteri con Grillo, della sua richiesta di intervenire respinta con perdite.
Sono tantissime in queste pagine le notizie nuove di zecca che da sole varrebbero un titolo di giornale, ma bello grosso. Da una specie di cospirazione per allontanare Virginia Raggi dal Movimento, alle scelte comunicative che tanto hanno pesato nella composizione del controverso governo con la Lega, fino alle discussioni sui soldi, alle feroci faide interne e al sondaggio segreto che obbligò Grillo e Conte a una pace di convenienza. Emanuele Buzzi racconta tutto, con il suo consueto sguardo non giudicante. E disegna così la parabola di un Movimento che doveva volare alto, la rete, le connessioni, il grido onestà-onestà. Ma infine è caduto per sentimenti come la cupidigia, la brama di potere. Molto bassi, e molto umani.
GRILLO RAGGI grillo yacht