Federico Novella per "la Verità"
CIRINO POMICINO
«Mi chiede se in questa tornata del Quirinale sto lavorando nell'ombra? Ma no. Da buon cattolico, sto pregando».
E per chi prega?
«Prego perché tutto vada per il meglio. Mai come stavolta siamo nelle mani della Provvidenza».
Paolo Cirino Pomicino, ex ministro democristiano nei governi Andreotti e De Mita, conosce alla perfezione i sottili meccanismi che si celano dietro il conclave laico che incoronerà il nuovo inquilino del Colle. E teme il peggio: «Rischia di crollare il governo e anche l'intero sistema politico, che già non gode di buona salute».
Siamo in alto mare. Partiti in ordine sparso, e manca solo un mese al primo scrutinio. Come la vede?
pomicino andreotti
«Questa elezione per il Quirinale si differenzia da tutte le altre: è un inedito assoluto».
Perché?
«Anzitutto perché la scadenza del mandato cade in una stagione, come ho detto, di grande debolezza dei partiti. Lo si evince anche dai sondaggi popolari sui possibili presidenti: il primo della lista è Mario Draghi, ma con appena il 17% di gradimento. E i vari concorrenti hanno cifre via via inferiori».
Che cosa vuol dire?
«Vuol dire che l'interesse che suscitano i nomi in lizza è lillipuziano. Sono numeri che, nella loro modesta dimensione, rappresentano il sintomo di una crisi generale e profonda di una politica frantumata, al di là del valore dei singoli candidati sondati».
cirino pomicino il divo
Prolungare lo stato d'emergenza significa anche garantire la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi?
«Le emergenze per cui è nato questo governo certo non sono finite, in particolare quella pandemica. Non a caso la tesi che prevale tra i partiti è quella di dire: "Quieta non movere". Cioè: meno si tocca, meglio è. Per questo all'inizio tutti pensavano di cavarsela con la riproposizione di Mattarella, che però ha chiuso definitivamente la saracinesca».
E adesso?
«Quasi tutti i partiti vorrebbero tenere Draghi al governo, e per un semplice motivo: ogni possibile scossone li terrorizza. E ne hanno tutti i motivi. Draghi è il punto di equilibrio dell'attuale sistema. Oggi è bene che resti al servizio del Paese restando premier. Non solo: un domani potrebbe essere anche la carta vincente in chiave internazionale, per rafforzare l'Unione europea priva ormai della presenza della Merkel.
E se invece Draghi diventasse capo dello Stato?
POMICINO DRAGHI
«Sarebbe la fine non solo del governo, ma anche di questa sventurata seconda Repubblica. E questo, forse, potrebbe essere l'unico incommensurabile vantaggio visto che in 26 anni abbiamo avuto 16 governi, con annesso il grande fenomeno del trasformismo parlamentare. Una fine traumatica, tuttavia, sarebbe comunque un salto nell'ignoto».
pomicino andreotti
Bisogna ancora trovare il metodo giusto: ricetta Cossiga o ricetta Leone?
«Mai come adesso serve una larga condivisione che porti alla scelta di un personaggio con esperienza politica e di governo, che vanti rapporti internazionali, e che abbia o abbia avuto in passato un battesimo elettorale».
Ha qualcuno in mente, ci dica chi
«I nomi ovviamente non glieli faccio, ma le assicuro che i papabili ci sono. Ne conto tre o quattro: autorevoli, centristi, bipartisan».
Stavolta cadrà l'ipoteca del Pd sul Quirinale?
SILVIO BERLUSCONI
«Chi mette paletti li riceverà. Evitiamo esclusioni di questa o quella coalizione: diversamente sarà difficile uscirne. Anche Enrico Letta dovrà aprirsi a qualsiasi tipo di scelta, una volta che certi criteri di condivisione vengono rispettati. Detto questo: i candidabili veri, quelli dotati di una certa levatura, sono pochi: e arrivano quasi tutti dalla prima Repubblica».
Ci crede all'asse giallorosso tra Letta e Conte, che si pongono come kingmaker dell'elezione?
«Di solito gli accordi non si annunciano: si fanno. Conte e Letta annunciano di volere un largo consenso? Già nel momento in cui si accordano in due rischiano di innescare scontri con altri. Insomma, si sono già contraddetti da soli, rischiando la figura dei furbetti del quartierino, e sarebbe un errore».
I furbetti del Quirinale?
«Mentre si sollecita un metodo condiviso si fanno accordi a due. È una furbizia o un errore madornale? E questo vale per tutti. A sinistra e a destra».
cirino pomicino
Ce l'ha con il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi?
«La sua ambizione è giusta e legittima, ma da statista deve chiedersi se la sua scelta unisce il Paese oppure lo divide. E comunque, alla presidenza della Repubblica, solitamente, non ci si candida: si viene candidati».
In realtà il partito di maggioranza relativa sarebbe il Movimento 5 stelle: non toccherebbe a loro avanzare una proposta?
SILVIO BERLUSCONI - IL PATRIOTA - MEME
«In tre anni hanno perso più della metà dei consensi e fatto danni irreparabili alla democrazia parlamentare, come la riduzione del numero dei parlamentari. Ah, dimenticavo: hanno anche abolito la povertà!
Erano e sono una anomalia, una sorta di compagnia di viaggio, e senza offendere nessuno è bene che si lascino assorbire da qualche altro partito. Ora sembra addirittura che diventino socialisti, anche se in Italia nessuno più ha il coraggio di definirsi tale».
In concreto, cosa dobbiamo aspettarci?
«Temo che le telefonate di questi giorni di Enrico Letta e Matteo Salvini, unite all'eloquio avvocatesco di Giuseppe Conte, siano ancora al "caro amico". Nelle prime tre votazioni probabilmente procederanno tutti con schede bianche. Dalla quarta, se non c'è un accordo, ognuno cercherà di imporre un nome sulla base di una maggioranza posticcia, che peraltro sarà pure difficile raggiungere. Rischiamo l'esplosione del sistema politico, già stremato dopo 25 anni di guerra di tutti contro tutti».
PAOLO CIRINO POMICINO DE MITA
E l'eventualità di un presidente donna?
«In effetti circola il nome del ministro Cartabia. Ma io non intendo cadere nello sciocco provincialismo da salotto di chi vuole a tutti costi una donna al vertice. Le grandi leader femminili non arrivano da scelte di genere: Merkel, Thatcher, la stessa Meloni. Personaggi di successo non in quanto donne, ma in quanto leader. Di questo passo, dove arriveremo la prossima volta? Diremo che sarà il turno del "terzo genere", se così possiamo esprimerci?».
Dunque l'elezione del prossimo capo dello Stato sarà la rivincita della prima Repubblica?
meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi
«La prima Repubblica non ha bisogno di rivincite: gli ultimi presidenti, Napolitano e Mattarella, secondo lei da dove arrivavano? Esattamente da quel mondo, e chiediamoci perché. La politica vera si è fermata al 1994, poi è arrivata la commedia dell'arte. Ecco perché spero che l'elezione del capo dello Stato sia la rivincita della politica alta, capace di guidare la società italiana senza inseguirla nei suoi altalenanti umori».
Una disaffezione inarrestabile?
«Il declino dell'interesse dei cittadini nei confronti della classe politica è evidente. Prova ne sia il fatto che siamo sotto al 50% di affluenza nell'elezione dei sindaci. Ai miei tempi eravamo all'85%. E se la politica non è legittimata, alla fine il governo del Paese viene affidato ad altri poteri, che dal voto popolare non passano mai. E che di democratico hanno ben poco».
PAOLO CIRINO POMICINO GIULIO ANDREOTTI
Anche la sua amata prima Repubblica però cadde sotto l'onda del malcontento. O mi sbaglio?
«No, è stata abbattuta da un disegno politico preciso, portato avanti da una minoranza agguerrita di pubblici ministeri politicizzati e da una stampa compiacente. Hanno alimentato quel racconto dei vinti della storia secondo il quale la Repubblica, nei primi 40 anni, era stata governata da mafiosi e malfattori».
giuseppe conte enrico letta
Spera nella rinascita del centro?
«Il centro senza un aggettivo qualificativo è solo un segnale stradale, così come la destra e la sinistra. Ora più che mai c'è bisogno del ritorno del popolarismo cattolico, come in Germania, in Austria, in Spagna e in tanti altri Paesi. Se un gruppo di donne e uomini sapranno dar vita ad un partito popolare e liberale, avranno un effetto domino su tutto il sistema politico e ritroveremo così anche i socialisti e i verdi, cioè le grandi famiglie politiche che governano gli Stati dell'Unione europea».
MARTA CARTABIA - GIORGIA MELONI
Nell'elezione per il Quirinale si arriva con tante belle strategie, che spesso crollano alla prima votazione. Le viene in mente qualche episodio del passato?
«Sarebbero troppi. Un ruolo lo giocavano anche quelli che vengono chiamati "franchi tiratori" e che io invece definisco "liberi pensatori". La libertà di ogni parlamentare è sacra, e chi pensa di mettere un vincolo di mandato prima o poi intaccherà anche le libertà del Paese».
Difficile pensare che, con la sua esperienza, lei se ne resti in tribuna a guardare lo spettacolo
«Come le dicevo, io sto pregando. La Provvidenza è sempre la salvezza finale».
PAOLO CIRINO POMICINO PAOLO CIRINO POMICINO marta cartabia atreju paolo cirino pomicino e lorenzo guerini foto di bacco (2) MEME DI SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE pippo baudo saluta paolo cirino pomicino foto di bacco MEME SU BERLUSCONI AL QUIRINALE michele mirabella saluta paolo cirino pomicino foto di bacco PAOLO CIRINO POMICINO PAPA GIOVANNI PAOLO II