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Il punto non è tanto se il governo deciderà di prorogare il taglio sulle accise della benzina, in vigore fino all'8 luglio. Questa mossa sembra ineludibile: senza l'attuale sconto di oltre 30 centesimi al litro, il costo della verde al distributore oggi sarebbe sopra i 2,20 euro al litro (in modalità self).
E sperare che in cinque settimane il prezzo del petrolio, pur in uno scenario di grande volatilità, cali a tal punto da rendere indolore lo stop alla misura di calmierazione è un esercizio di ottimismo.
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In realtà, il punto è capire se la semplice proroga di questa riduzione della tassazione sui carburanti sarà sufficiente a evitare pesanti contraccolpi alle famiglie italiane, pronte a partire in macchina per le vacanze estive. O se si renderà necessaria un'ulteriore sforbiciata.
Ieri il prezzo del petrolio ha continuato a crescere, sulla scia del via libera dell'Unione europea all'embargo sul petrolio russo. Un blocco parziale e che scatterà solo nel 2023, ma che ha subito fatto registrare rincari sui mercati all'ingrosso. Con inevitabili ricadute delle tariffe alla pompa: la verde, in modalità self, sale di nuovo (in media) oltre gli 1,91 euro al litro, mentre al servito è tornata sopra i 2 euro; il diesel costa in media 1,83 al self-service ed è sopra 1,9 al servito.
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Secondo l'ultima rilevazione di Staffetta Quotidiana, Eni ha aumentato di 2 centesimi al litro i prezzi consigliati della benzina e del gasolio. Stesso rialzo per IP e Q8. Per Tamoil +4 centesimi al litro sulla verde e +3 sul diesel. Non è certo un problema solo italiano ed è per questo che Mario Draghi ha provato, invano, a ottenere un coordinamento europeo e un piano comune per affrontare la crisi energetica.
C'è una congiuntura internazionale, legata ovviamente alla guerra in Ucraina, ma anche alla crescita della domanda dovuta alla fine dei lockdown anti Covid in Cina. E la riunione di oggi dell'Opec+, l'organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, non porterà a un aumento della produzione.
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L'effetto contenitivo del taglio delle accise si sta lentamente assottigliando, ma è fondamentale. Lo sanno a Palazzo Chigi e al ministero dell'Economia. La sottosegretaria al Mef, Maria Cecilia Guerra, ha definito «molto probabile» un nuovo intervento del governo sulle accise: «Banalmente l'aumento dei prezzi fa anche aumentare il gettito dell'Iva, che non vogliamo mettere nelle casse dello Stato - ha spiegato a Rainews24 - ma lo utilizziamo per abbassare le accise e tenere calmierato il prezzo».
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Tutto sta a vedere l'andamento di questo extragettito, se sarà sufficiente a finanziare la proroga e, soprattutto, per quanti mesi. L'ipotesi è arrivare almeno fino alla fine dell'anno e, calcolando che l'attuale misura costa oltre un miliardo al mese, si tratta di stanziare altri 5-6 miliardi.
Finora il governo ha varato due decreti ministeriali e due decreti legge, per complessivi 3,36 miliardi. Il meccanismo, quindi, è già impostato e facile da replicare. Matteo Salvini spinge per questa soluzione: «Il nostro impegno è convincere il governo ad allungare il taglio delle accise», dice il leader della Lega.
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Mentre fonti del ministero della Transizione ecologica predicano prudenza, assicurando che «si sta monitorando la situazione, ma è presto per decidere, perché il prezzo del petrolio ora sta oscillando e non è detto che poi scenda». Difficile che si possa fare a meno di una proroga dopo l'8 luglio, la speranza è che non serva aumentare l'entità del taglio. Come chiedono, invece, le associazioni dei consumatori, che vorrebbero «un'ulteriore riduzione di 10 centesimi, superando i vincoli europei che scatterebbero per il gasolio», spiega Massimiliano Dona, presidente dell'Unione nazionale consumatori.
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I suoi calcoli, basati sui dati settimanali del ministero della Transizione ecologica, mostrano che, «da quando è iniziata la guerra, il 24 febbraio, un litro di benzina costa oltre 3 centesimi in più, mentre il prezzo del gasolio è maggiore di 9 centesimi». In totale, quindi, benzina e diesel sono aumentati rispettivamente dell'1,9% e del 5,3% dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina. Rispetto a un anno fa, stima il Codacons, per un litro di verde si spende il 20% in più, il 26% per il diesel. I rincari, secondo Federconsumatori, si traducono in un aggravio di 264 euro per una famiglia che fa due pieni da 50 litri al mese.