Fabio Savelli per il "Corriere della Sera"
giovanni castellucci
«Incoscienza, negligenza, immobilismo, comunicazioni incomplete e fuorvianti» per oltre 50 anni della vita del ponte. L' accusa nei confronti di 59 imputati per il crollo del viadotto Morandi a Genova il 14 agosto 2018 racconta una sterminata galleria di errori ed omissioni che portarono ad una tragedia in cui persero la vita 43 persone.
Famiglie distrutte. Una città, una Regione e non solo messe in ginocchio. Tra gli accusati il numero uno di Atlantia e anche della società Autostrade che avrebbe dovuto garantire la sicurezza di chi era in viaggio.
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Giovanni Castellucci che, a quasi tre anni dalla tragedia ed a indagini finalmente concluse, ha deciso di rispondere alle domande che in questi mesi in molti si sono e ci siamo fatti.
I numeri dell' accusa parlano chiaro, del totale dei lavori fatti sul viadotto dal 1982 a oggi per il 98% sono stati eseguiti dal concessionario pubblico, e solo per meno del 2% da quando è diventato privato. 50 anni di inerzia: i cavi della pila collassata «non sono stati oggetto di alcun sostanziale intervento di manutenzione».
crollo ponte morandi
«Prima di ogni altra cosa mi permetta di esprimere ancora il dolore per quanto è successo, una tragedia immane che mi, e ci, ha segnato tutti profondamente: ai familiari delle vittime rinnovo tutta la mia sincera vicinanza.
Venendo alla sua domanda, a indagini concluse e atti depositati emerge anche un' altra verità rispetto a quanto fin qui rappresentato: gli incidenti probatori hanno evidenziato che già nel 2000, quando la società fu privatizzata, il margine di sicurezza dello strallo del pilone 9 nel punto di rottura (cd reperto 132) si era ridotto dell' 80%, nonostante l' importante ciclo di manutenzione del 1993 eseguito dallo Stato prima di consegnarci il Ponte.
giovanni castellucci 8
Perché il difetto di costruzione era occulto. Ma anche prima della tragedia i lavori sul ponte erano continui: il giorno dopo la caduta Il Secolo XIX titolò "crolla il ponte dei cantieri infiniti". Erano interventi di miglioramento della struttura e non correttivi perché nessuno dei tecnici ipotizzava la presenza del difetto di costruzione, per questo figurano alla voce investimenti e non manutenzioni».
le carcasse delle auto sotto il ponte morandi
Le ricordo che lei era a capo della società che gestiva quel viadotto su cui passavano migliaia di auto e camion al giorno. Per lei può essere pacifico che non si conoscesse il difetto, ma la tragedia c' è stata e sempre secondo l' accusa «c' era un diffuso stato di corrosione delle armature», per il quale non avete fatto nulla per evitarlo.
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«Per me non c' è nulla di pacifico. Ma lo stesso incidente probatorio ha evidenziato che i cavi degli stralli avevano una ossidazione superficiale o al massimo modesta, tanto è vero che non sono stati nemmeno analizzati nel dettaglio; sul reperto 132, invece, la corrosione profonda era stata provocata da una serie di errori di costruzione: cavi portanti affastellati, bolla d' aria nel getto di calcestruzzo, guaine di protezione troppo corte, materiali estranei, fessurazioni diffuse. Il tutto sotto quasi mezzo metro di cemento armato.
ruspe al lavoro per spezzare i blocchi del ponte morandi
Un difetto occulto, ma viene da chiedersi se non sia stato addirittura occultato, dato che quello fu l' unico pilone a non essere mai stata sottoposto alla prova di carico obbligatoria per legge.
Tecnici qualificati nel 1993, e cioè in occasione della precedente ristrutturazione, decisero per il pilone 9 solo l' impermeabilizzazione, con una prognosi di rivalutazione al 2030.
IL REPERTO 132 DEL PONTE MORANDI DI GENOVA
Impostarono anche un sistema di monitoraggio attraverso una tecnologia elettrica che però non identificò il difetto, perché, come riportato dai periti, il modo più sicuro per individuare il problema sarebbe stato di demolire tutto il cemento armato e mettere a nudo i cavi profondi. Ma si sarebbe dovuto sapere dove e cosa cercare».
demolizione ponte morandi 9
Sta dicendo che è colpa dello Stato? O dei «tecnici qualificati» come li chiama lei che nel 1993 fecero la prognosi? Peccato che siano passati quasi 25 anni. E su quel ponte siano passati milioni di veicoli.
«Guardi, è un fatto che nella consulenza tecnica di una delle parti offese viene riportata un' affermazione forte: nel 1993 fu "decretata la sorte" del ponte. E a sovrintendere quei lavori c' erano un collega di Morandi e l' ordinario del Politecnico di Milano.
giovanni castellucci
Quella stessa relazione dice anche che nessun tecnico ha mai preso in considerazione un crollo per la corrosione dei cavi primari: quelli più profondi e protetti che tenevano in piedi il ponte».
Veramente la conclusione delle indagini teorizza la presenza di una tendenza a risparmiare sulle manutenzioni e dare più dividendi agli azionisti. E lei capisce che se le accuse venissero confermate dai giudici, sarebbe una politica che facciamo fatica a commentare.
«I dividendi annui inseriti nel piano finanziario dopo la mia uscita e nonostante le nuove regole tariffarie sono circa il doppio di quelli distribuiti durante la mia gestione.
Quanto alla spesa su ponti, viadotti e sicurezza dopo la privatizzazione del 2000 era più che raddoppiata. Ed era tutto alla luce del sole».
il crollo del ponte morandi
Le accuse si basano anche sulle telefonate fatte da Mion, storico amministratore delegato fino al 2016 della holding dei Benetton, che, intercettato, parla espressamente di riduzione delle manutenzioni.
«Non è vero e i numeri, pubblici, lo dimostrano. Tenga conto che le migliaia di intercettazioni fatte dopo la tragedia, su persone indagate o che potevano diventarlo, erano anche suscettibili di strumentalità per scagionarsi, accusare, compiacere, senza rispondere di quanto dichiarato.
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Prese complessivamente vi si legge tutto e il contrario di tutto. Più in generale vorrei ricordare che i rapporti miei e dei miei manager con Edizione Holding, con Gilberto Benetton, l' ad Mion, il dg Bertazzo e con il cda erano continui: mai una tensione o divergenza su dividendi o manutenzioni».
Insomma, la colpa è sempre di qualcun altro.
«Veramente mi pare il contrario, ovvero che si vogliano addossare le responsabilità a me. Dopo la privatizzazione abbiamo lavorato e investito tanto proprio sul tema della sicurezza.
Tutor, asfalto drenante, cantieri notturni e tanto altro avevano ridotto radicalmente il numero di morti sulla strada: circa 300 vite risparmiate ogni anno. Eravamo considerati un modello in tema di sicurezza. E anche su Aeroporti di Roma avevamo applicato lo stesso metodo con successo trasformandolo in un punto di riferimento in Europa.
ponte morandi
Piuttosto mi stupisce il tentativo di tutti coloro che avevano un ruolo per assicurare la sicurezza e i controlli di trasformare dopo la tragedia quella che era la condivisione totale in ignoranza di tutto.
Certo che mi domando se nel mio ruolo avrei potuto fare qualcosa di diverso, però tutti i giornalisti bene informati sanno che negli atti depositati ci sono i miei continui inviti ad affrontare il tema delle manutenzioni e del controllo del ponte in maniera organica e risolutiva nonostante le rassicurazioni dei tecnici interni ed esterni.
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Ma questo purtroppo non ha evitato la tragedia. E la documentazione raccolta dagli inquirenti solleva tanti legittimi interrogativi sulla gestione degli ultimi 50 anni che dovranno essere chiariti anche nel mio interesse. Il processo dirà qual è la verità, a cui tutti hanno diritto e per rispetto di coloro che della tragedia hanno tanto sofferto».
demolizione palazzo via porro 10, sotto ponte morandi 3 demolizione ponte morandi 8 demolizione ponte morandi 6 demolizione ponte morandi 12 giovanni castellucci con il plastico del ponte morandi a porta a porta