Giulio De Santis per il “Corriere della Sera - Edizione Roma”
VIDEO HARD
Non potrà mai insegnare in nessuna scuola. Che siano le elementari, le medie o le superiori. E nemmeno potrà lavorarci come bidello. Per sempre. Se vorrà svolgere attività didattica, sarà dall' università in poi. Questa è la pena accessoria decisa dalla quinta sezione del Tribunale per Marco Rossetti, 25 anni, ritenuto l' autore di un video hard tra due fidanzatini, inconsapevoli di essere ripresi in un attimo d' intimità.
Il filmato è stato registrato su uno smartphone nell' estate del 2011 a Ponza e Rossetti, all' epoca 18enne, adesso è stato condannato a quattro anni per pornografia minorile. Dalla ricostruzione degli inquirenti, il video hot è circolato su altri cellulari. E visto da un numero imprecisato di persone. Pochi o tanti, rimane un mistero. Una copia è stata rinvenuta nel telefonino di Lorenzo Martinelli, appena maggiorenne anche lui nell' estate del 2011. Ritrovamento per cui i giudici lo hanno condannato a un anno per detenzione di materiale pornografico minorile.
VIDEO HARD
Invece l' interdizione perpetua da qualunque scuola di primo e secondo grado è stata decisa solo per Rossetti. Perché diventi esecutiva tuttavia bisognerà attendere che la sentenza diventi definitiva. I giudici hanno anche deciso la distruzione dei dispositivi su cui è stato rinvenuto il video. «Faremo di sicuro appello - annuncia l' avvocato Mauro Capone -. Oltretutto è improbabile che il filmato sia stato visto da più di tre persone».
Ora un passo indietro all' estate di otto anni fa a Ponza. È la notte tra il 29 e il 30 luglio quando una coppia di fidanzatini, minorenni, in vacanza, si ritaglia un momento d' intimità. Ma dallo spioncino della porta della loro camera un amico - secondo l' accusa Rossetti - riprende con il telefonino quegli attimi di passione.
VIDEO HARD
L' esistenza del filmino a luci rosse emerge solo nel febbraio del 2012, quando una persona che l' ha visto lo riferisce alla ragazza. Scioccata, la giovane racconta l' imprevisto ai genitori, che le consigliano di denunciare la vicenda in procura. Così scatta la caccia al filmato. Che però non dà frutti per mesi. Finché la polizia postale nell' estate del 2013 trova la traccia decisiva. Il video viene recuperato nel hardware di uno smartphone. Vengono indagati tre ragazzi. Uno esce di scena subito. Altri due finiscono sotto processo.