portiere
Estratto dell'articolo di Silvia Turin per www.corriere.it
Un team di ricercatori della Dublin City University ha indagato sulla mente dei portieri di calcio e ha evidenziato che hanno un modo di percepire il mondo ed elaborare le informazioni multisensoriali differente rispetto alle altre persone, caratteristica che definisce il loro essere portieri e aiuta il loro compito tra i pali.
[…]
I risultati
portiere
I test hanno dimostrato che i portieri avevano marcate differenze nella loro capacità di elaborazione multisensoriale rispetto agli altri due gruppi, nello specifico una stima più precisa e rapida dei tempi dei segnali audiovisivi con una maggiore tendenza a separare i segnali sensoriali. In altre parole, integravano in misura minore i lampeggi e i segnali acustici.
portiere
La tendenza a separare le informazioni sensoriali potrebbe derivare dalla necessità dei portieri di prendere decisioni rapide basate su informazioni visive e uditive che arrivano in momenti diversi. Ad esempio, quando un giocatore colpisce la palla, i portieri non utilizzano solo informazioni visive per determinare la direzione del tiro, ma fanno anche affidamento su informazioni uditive come il suono della palla quando viene colpita; […]
In altre situazioni – come quando l’attaccante è nascosto da altri giocatori —, i portieri potranno contare di più sulle informazioni uditive che visive. Ecco perché, dopo una ripetuta esposizione a questo tipo di scenari, i portieri potrebbero essere portati ad elaborare i segnali sensoriali separatamente anziché a combinarli.
portiere
Una capacità innata?
I risultati sono stati coerenti con altre ricerche precedenti che indicano che individui che integrano frequentemente molteplici segnali sensoriali, come musicisti esperti e giocatori di videogiochi, dimostrano una più precisa elaborazione temporale multisensoriale. Nel caso dei portieri, la domanda ancora senza risposta è se questo vantaggio multisensoriale derivi da una competenza preesistente che li ha portati a essere scelti come portieri, o derivi da un apprendimento percettivo successivo, per cui l’esposizione ripetuta agli stimoli audiovisivi ha migliorato la loro capacità di elaborazione multisensoriale nel tempo.