Estratto dell’articolo di Renato Franco per il “Corriere della Sera”
la vita che volevi
«Con Monica Rametta in questi anni abbiamo scritto diversi ritratti femminili, questa volta abbiamo puntato su un profilo ancora non esplorato nella serialità, quello di una donna transgender. È l’occasione per accendere una luce su una realtà poco raccontata, quella di una donna nata in un corpo da uomo».
Da sempre Ivan Cotroneo indaga il confronto tra il maschile e il femminile, ricerca la rottura degli stereotipi di genere, crede nella prepotente forza dell’amore per raccontare l’evoluzione della nostra società. E oggi aggiunge un altro tassello alla sua storia di narratore con La vita che volevi, la serie scritta con Monica Rametta (e diretta dallo stesso Cotroneo) disponibile dal 29 maggio su Netflix.
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La vita di Gloria (l’attrice Vittoria Schisano) viene sconvolta dall’arrivo di Marina (Pina Turco), sua amica ai tempi dell’università a Napoli, prima che Gloria iniziasse il suo percorso di transizione. La rivelazione che accende la serie arriva subito: Gloria è il padre biologico — e ora madre — di un ragazzo che ha 15 anni.
[…] «Ha una piccola agenzia turistica, ha faticato per essere quello che voleva, ma improvvisamente viene travolta da una notizia che la sconvolge: ha un figlio che non voleva, che non pensava di avere, già grande, a cui è stato raccontato che il padre poteva essere chiunque: era uno dei tanti con cui la madre usciva, un figlio della lotteria».
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In realtà il figlio è il frutto non del caso (una notte e via), ma di un amore impossibile, proprio quello tra Gloria — prima della transizione — e Marina. «Non abbiamo l’ambizione di cambiare le cose ma di raccontare, senza sensazionalismi, persone e storie che vediamo sottorappresentate o rappresentate solo attraverso determinati cliché.
L’amore e la famiglia sfuggono alle classificazioni, sono liberi da un rigido pensiero normativo. Dovremmo accogliere certe situazioni, sapere che le persone sono libere di amare come vogliono. La famiglia è lo specchio della società, ma oggi esistono le famiglie, al plurale, perché ce ne sono di diversi tipi. Questo significa semplicemente accettare e tutelare quello che ci circonda, nonostante oggi certi diritti vengano compressi e messi in discussione».
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Cotroneo è un contemporaneo investigatore delle dinamiche dei sentimenti, un narratore delle nostre psicologie: in fondo tutti noi siamo il prodotto della nostra famiglia: «Mi interessava anche approfondire la costruzione del rapporto tra madre e figlio: cosa può succedere nella testa di un ragazzo adolescente che fa questa scoperta? E cosa nella testa di una donna non cisgender che non ha cercato la maternità, non l’ha voluta, ma improvvisamente ci deve fare i conti?».
Nel ruolo della protagonista di La vita che volevi c’è Vittoria Schisano, nata in un corpo che non riconosceva come suo: «Non raccontiamo la sua storia, ma Vittoria ha portato al personaggio anche la verità di una persona che ha fatto quel percorso di rivendicazione della sua identità.
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Credo che fosse una condizione necessaria avere un’attrice che aggiungesse questa verità alla storia, al di là del suo talento e delle sue grandi capacità attoriali». La protagonista è una donna forte e fragile allo stesso tempo: «Uno dei rischi era quello di cadere nei luoghi comuni. Invece lei è una donna come tante, che può sbagliare, che può fare cose di cui si pente. […]
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