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    POTREBBERO SERVIRE SETTIMANE PER LIBERARE IL CANALE DI SUEZ DALLA PORTACONTAINER “EVER GIVEN” CHE SI E’ INCASTRATA DOPO UNA TEMPESTA DI SABBIA - SONO OLTRE 200 LE IMBARCAZIONI BLOCCATE, CON DANNI DI 9,6 MILIARDI DI DOLLARI AL GIORNO - IL CAPITANO DELLA "JOLLY COBALTO", LA NAVE ITALIANA CHE E’ IN FILA NEL CANALE, RASSICURA: "ABBIAMO CIBO E CARBURANTE A SUFFICIENZA ANCHE PER UN MESE” - CHIAMATI GLI SPECIALISTI CHE RIMOSSERO LA “COSTA CONCORDIA”


     
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    1 - "NOI BLOCCATI A SUEZ PRONTI A SOPRAVVIVERE ANCHE PER UN MESE"

    Alberto Ghiara Alberto Quarati per “la Stampa”

     

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    Potrebbero servire «giorni o addirittura settimane» per liberare il Canale di Suez dalla portacontainer «Ever Given» della compagnia «Evergreen». Lo ha detto l' amministratore delegato di Royal Boskalis, Peter Berdowski, la società olandese che attraverso la Smit Salvage si occupò del recupero della «Concordia» e che adesso è in prima linea, a fianco dell' armatore della nave, la giapponese Shoei Kisen, per disincagliare il gigante che fa da tappo al commercio tra Oriente e Occidente. Se il manager avesse ragione, i danni sarebbero enormi. Secondo l' agenzia Bloomberg, il valore giornaliero in transito è di 9,6 miliardi di dollari.

     

    Ogni giorno passano per il canale 50 navi e ieri erano già oltre 200 quelle ferme in coda.

    L' alternativa è circumnavigare l' Africa, ma in questo momento, col prezzo del petrolio spinto proprio dal blocco di Suez, è un costo aggiuntivo di milioni di dollari per ogni nave. Fra quelle in coda fin dal primo giorno dell' incidente, martedì scorso, c' è la portacontainer «Jolly Cobalto» della compagnia genovese Messina.

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    Il comandante, Tommaso Elmetto, non sa esattamente quante volte ha percorso il Canale: ma se sono quasi 20 volte l' anno dal 1991, il traguardo delle 600 non dovrebbe essere così lontano. Cinquantatre anni, di Procida, l' isola dei marinai, Elmetto governa una portacontainer lunga 240 metri con il suo popolo di 23 persone a bordo: ieri sera guardava il cielo grigio sopra il Grande Lago Amaro, ultima tappa prima di uscire verso il Mar Rosso, in compagnia di altre 50 navi semi-nascoste nella foschia.

     

    Fermo nell' occhio del ciclone, Elmetto non pensa al prezzo del greggio, ai mercati impazziti, alle 200 navi che si accalcano nel Mar Rosso e nel Mediterraneo nell' attesa, per ora vana, che si ristabilisca il ponte commerciale tra Asia ed Europa: «Noi marittimi siamo una comunità, e spesso veniamo messi in cattiva luce. Vede, un errore come quello della «Ever Given» poteva davvero capitare a tutti. Non si possono mettere sotto accusa le persone di quell' equipaggio».

     

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    Il Canale è stato allargato, tutti i lavori finiranno nel 2023, me le navi nel frattempo sono cresciute: «Le portacontainer di ultima generazione sono lunghe 400 metri, ogni "tiro" di container è due metri e mezzo sopra l' altezza dello scafo. È come mettere in acqua un palazzo di cinque o sei piani, farlo scivolare nella corrente e al contempo esporlo, come un' enorme vela, alle raffiche del vento. Un tempo il problema era più legato alle grandi petroliere, che però pativano e patiscono soprattutto la corrente, perché la superficie al vento, a confronto della portacontainer, è irrisoria».

     

    Non va fatta però l' equivalenza grandi navi, grandi rischi: «I fiumi che portano ad Anversa o Amburgo sono percorsi dalle portacontainer a 15-18 nodi con nebbia e vento... Le infrastrutture portuali sono e devono essere pensate per fare fronte anche a queste nuove situazioni».

     

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    L' attesa la preoccupa? «Ma no, in ogni viaggio si parte sempre mettendo in conto una quindicina di giorni fermi alla fonda: vuoi per condizioni meteo sfavorevoli, vuoi perché il porto è congestionato, cioè è pieno e non si può entrare... abbiamo carburante per un mese e sempre il 15% dei viveri in più necessari a bordo. E se dovessero esserci problemi, le agenzie che seguono la nave possono sempre garantire i rifornimenti necessari. Fa parte della nostra vita».

     

    Una vita di lunghe attese («ma la nave è una piccola città, ognuno ha le sue mansioni, che deve svolgere indipendentemente che si viaggi o meno»), tanto orizzonte e tempeste: «A questa stagione è facile nel Canale trovare raffiche di vento e foschia: per attraversare tutta la via d' acqua ci sono tre piloti che si danno il cambio». Piloti che ora hanno ancorato la «Jolly»: «I turni di guardia sono rafforzati, e ci si prepara a un' altra notte nell' occhio silenzioso del ciclone».

     

    2 - SUEZ CHIAMATI GLI SPECIALISTI CHE RIMOSSERO LA CONCORDIA

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    Cristiano Tinazzi per “il Messaggero”

     

    La peggiore delle ipotesi si è avverata. Il Canale di Suez è ancora bloccato, nonostante mercoledì scorso l' Authority egiziana che lo gestisce, tramite il suo responsabile Osama Rabie, aveva garantito che l' apertura del canale secondario avrebbe potuto far riprendere parzialmente il passaggio dei mercantili. La Ever Given, la nave cargo lunga quattrocento metri e pesante 220 mila tonnellate incagliata nel canale, è ancora lì e dai primi rilievi l'incidente sembra molto più grave di quanto prospettato all' inizio.

     

    Attualmente le navi in attesa di poter passare sono più di 200. I danni sono elevatissimi: si parla di 9,6 miliardi di dollari al giorno, cifra stimata dalla Lloyd's List, una rivista internazionale specializzata in trasporto marittimo. Secondo la rivista il traffico in direzione Ovest vale circa 5 miliardi di dollari al giorno mentre quello in direzione est vale più di quattro miliardi e mezzo. Per disincagliare dalla sabbie il portacontainer, l' Autorità del Canale di Suez è intervenuta con due battelli draga, quattro scavatrici e nove rimorchiatori giganti, con una forza di centosessanta tonnellate ciascuno. Inutilmente.

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    LA BALENA SPIAGGIATA

    Secondo Peter Berdowski, capo della Smit Salvage, una società olandese specializzata in questo tipo di operazioni che ha partecipato anche alla rimozione del relitto della Costa Concordia davanti all' Isola del Giglio, potrebbero essere necessari anche diversi giorni o addirittura settimane per recuperare la gigantesca nave da carico. L' amministratore delegato della Boskalis, casa madre della Smit Salvage, ha riferito che un team di tecnici della compagnia è arrivato sul posto per studiare la situazione della portacontainer.

     

    «È come se fosse una balena spiaggiata - ha detto Berdowski durante un' intervista alla tv olandese - non voglio speculare, ma possono volerci giorni, forse settimane». Il team della Smit Salvage, ha proseguito, valuterà fattori come la quantità di petrolio e di acqua a bordo. Sul posto è arrivata anche una seconda squadra di soccorso. Lo ha dichiarato la Taiwan Evergreen Marine Corp, spiegando che l' armatore della nave ha incaricato, oltre alla Smit Salvage, anche la giapponese Nippon Salvage.

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    Insieme lavoreranno per rimettere a galla la nave e far riprendere il traffico marittimo. Intanto le perdite da parte dell' Egitto, che guadagna circa 6 miliardi di dollari l' anno sul passaggio commerciale, ammontano già a 100 milioni di dollari: non è poco se si considera che dovrà pagare un ulteriore indennizzo alle società commerciali che hanno le loro navi bloccate.

     

    Diversi analisti hanno previsto problemi di approvvigionamento per le industrie che contano su forniture just in time come l' automotive e giganti dei trasporti come Maersk e la tedesca Hapag-Lloyd hanno rivelato che stanno valutando opzioni per aggirare il blocco, incluso il periplo del capo di Buona Speranza.

     

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    Il Canale di Suez è la via più breve ed economica per portare merci dall' Asia all' Europa e viceversa senza dover circumnavigare l' Africa e allungare il tragitto di circa due settimane. Nel canale l' anno scorso sono transitate quasi 19mila navi e il 12% del commercio mondiale, soprattutto petrolio e grano. Per l' Italia si tratta del 40% dell' import-export marittimo, ossia 82,8 miliardi. Il danno è perciò evidente, soprattutto se si considera che il blocco delle merci che stazionano sulle navi in coda, potrebbe innescare una dinamica di rialzo dei prezzi legata ai ritardi nelle consegne.

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