CELINE
Renato Besana per Libero Quotidiano
Con la mano sicura del ritrattista, Andrea Colombo ha dipinto una personale galleria nella quale figurano grandi protagonisti della cultura europea, accomunati dall' aver aderito al fascismo e al nazismo: militarono «dalla parte sbagliata della storia», come recita il sottotitolo del libro, e sono per questo I maledetti (Lindau, pagg. 264, euro 21). Lungo il filo delle pagine ci vengono incontro, tra gli altri, Céline e Pound, Heidegger e Gentile, Cioran, Sironi, Lorenz, Marinetti con la moglie Benedetta Sono sedici profili, ciascuno restituito nella propria realtà umana. Colombo non condanna e non assolve: osserva e descrive.
Appare evidente, in alcuni di essi, l' antisemitismo. «Se scoprissi di essere ebreo mi ucciderei», scrive nel 1936 Emil Cioran, schierato con Codreanu e la Guardia di ferro. Il norvegese Knut Hamsun, in un articolo a favore del filonazista Quisling, afferma che «l' Europa non vuole gli ebrei e il loro oro». Per Louis-Ferdinand Céline, gli «ebrei sono bestie deliranti, assetate di sangue democratico!», come proclama in Bagatelle per un massacro (che secondo Gide è però un esercizio di stile in cui l' ebraismo è mero pretesto). Le affinità non si fermano qui.
La misura di Hamsun e il celiniano culto dell' eccesso sottendono, pur nelle differenze abissali dei linguaggi, l' idea che l' uomo moderno sia corrotto dalla civiltà. Così, per il poeta espressionista Gottfried Benn, soltanto «uno slancio incontaminato può far nascere una nuova visione del mondo». Allo stesso modo, secondo l' austriaco Konrad Lorenz, darwinista e nazista, chi abita nelle città, rinunciando alla selezione naturale, diventa un degenerato. La salvezza?
EZRA POUND IN CARCERE
Riappropriarsi dell' istinto. Leni Riefenstahl, hitleriana ma non antisemita, nel suo film capolavoro, Olympia, del 1938, non lesina i richiami a una grecità arcaica (Colombo annota che la regista resistette al corteggiamento del Führer e respinse Göbbels, eppure fece egualmente carriera: una lezione quanto mai attuale). Julius Evola, che in pittura era dadaista, dunque esponente dell' avanguardia, è il pensatore della tradizione e della radicale Rivolta contro il mondo moderno.
Sul versante opposto si pongono Marinetti, Gentile e Sironi. Il Futurismo fonda un' estetica della civiltà industriale, il filosofo idealista è un riformatore con forti valenze sociali («Chi parla oggi di comunismo è un corporativista impaziente»), il pittore del Novecento italiano lavora a un' arte che con ardore rivoluzionario esprima i tempi nuovi e le conquiste del lavoro. Il fascismo, nella loro esperienza, è il movimento modernizzatore in cui «l' individuo», scrive Gentile, «è nazione e patria».
I MALEDETTI
Per le identiche ragioni, T.S. Elliot, che pure aveva ammirato Maurras e l' Action Française, si tenne alla larga da camicie nere e brune: americano diventato inglese, è un fiero reazionario, un convertito al cattolicesimo per il quale tecnica e società di massa sono il male; detesta la democrazia, ritenendo che invece della libertà offra l' arbitrio. Inglese, ma di nascita, è anche Wyndham Lewis, in Italia quasi mai tradotto. Fondatore nel 1913 del Vorticismo, equivalente britannico del Futurismo, ebbe nel 1931 la sconsiderata idea di pubblicare un pamphlet, Hitler, in cui esprimeva simpatie per il nazionalsocialismo. I suoi conterranei mai lo perdonarono, benché fra il '37 e il '38 avesse dato alle stampe voluminosi saggi in cui ribaltava le proprie posizioni.
Non fu il solo a cambiare idea.
Lorenz, finita la guerra, s' inserisce nel mondo accademico, diventa il guru degli ecologisti e vince il Nobel nel 1973. Cioran, che vive a Parigi dagli anni Quaranta, raggiunge qui il successo e sconfessa con veemenza l' antisemitismo. L' amico Mircea Eliade, dopo la passione giovanile per la Guardia di ferro e il regime di Salazar, si trasferisce anch' egli in Francia, rimuove il passato ingombrante e s' impone quale storico delle religioni, fino a ottenere nel '57 una cattedra a Chicago. Non si piegò ad abiure Martin Heidegger, che riuscì a navigare ai margini del nazismo e sarà tra i maestri riconosciuti della generazione sessantottina.
Leni-Riefenstahl
Nelle fulminanti vite parallele che compongono I maledetti, i personaggi sono spesso colti nel momento più buio, quando si trovano costretti a confrontarsi con i propri fantasmi. Ecco Robert Brasillach, il poeta collaborazionista, che in cella attende la fucilazione. Ecco Ezra Pound, rinchiuso in una gabbia a Pisa e poi in un manicomio criminale negli Usa, la patria mai rinnegata. Nel 1958 torna in Italia, che di nuovo l' accoglie, riconoscendone la grandezza. Colombo ricorda i suoi ultimi versi: «Ho perso il mio centro / a combattere il mondo. / Uomini non siate distruttori».
Ezra Pound Ezra Pound
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