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    “HA CAUSATO UN DISCREDITO PLANETARIO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO” – POVERO SILVIO BERLUSCONI: NON SOLO I PM VOGLIONO LA SUA CONDANNA A 6 ANNI NEL PROCESSO RUBY TER, MA PALAZZO CHIGI GLI HA PURE CHIESTO 10 MILIONI DI EURO DI DANNI CAUSATI DALLA CATTIVA PUBBLICITÀ ALL’ISTITUZIONE CHE ALL’EPOCA DEI FATTI RAPPRESENTAVA – NESSUNA ATTENUANTE PER IL CAV, VISTO CHE NE HA GIÀ USUFRUITO IN ALTRI PROCEDIMENTO…


     
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    Giuseppe Guastella per www.corriere.it

     

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    Più che la condanna a 6 anni di carcere per corruzione in atti giudiziari, più che la confisca dei 10.846.123 euro e delle 4 case che negli anni avrebbe dato alle «olgettine» che chiede la Procura di Milano nel processo Ruby ter, ciò che probabilmente ferisce in modo maggiore Silvio Berlusconi è la richiesta dell’avvocatura dello Stato che, per conto della presidenza del Consiglio dei ministri che è parte civile, vuole che l’ex premier versi anche una provvisionale di 10 milioni di euro per i danni causati «dal discredito planetario» che avrebbe gettato sull’istituzione con il suo comportamento.

     

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    «Niente attenuanti»

    Dopo 12 anni di indagini sulle vicende Ruby, Berlusconi vede il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il sostituto Luca Gaglio chiedere una condanna senza neppure le attenuanti generiche (dato che ne ha già usufruito in altri procedimenti) perché avrebbe comprato il silenzio e le menzogne di una trentina di ospiti e collaboratori che, a partire dal 2011, furono chiamati a testimoniare nei processi Ruby 1 e 2 sulle cene e i piccanti dopocena del bunga bunga ad Arcore.

     

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    «Non sono sorpreso. Da anni la Procura continua con questa impostazione accusatoria e noi abbiamo argomenti solidi per arrivare all’assoluzione. Il reato non c’è, tutto quello che è stato fatto oggetto di contestazione è smentibile», dichiara il suo difensore, l’avvocato Federico Cecconi.

     

    «Accordo corruttivo»

    Per i pm, invece, esisteva eccome un «accordo corruttivo» tra Berlusconi e le ragazze che avevano frequentato la residenza, alle quali «è stato assicurato un reddito di 2.500 euro al mese e un tetto», che per alcune di loro è diventato «un alloggio di proprietà», perché il sicuro mattone era l’obiettivo di tutte.

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    «L’interesse era di pagare per mentire in tribunale e anche nelle interviste che venivano rilasciate ai media in modo da non depotenziare le testimonianze in aula», precisa Gaglio. A provarlo ci sarebbero «plurimi elementi»: oltre ai versamenti fatti con regolarità, migliaia di euro regalati ma mascheratati dietro prestiti decennali infruttiferi e le telefonate e le chat tra le ragazze. L’ex premier ha sempre detto, già nel primo processo in cui fu assolto, che si tratta di un aiuto che lui continua a dare alle ragazze per risarcirle dai danni di immagine e lavorativi che avrebbero subito a causa delle indagini e che subiscono anche ora che sono donne adulte.

     

    La lista e i soldi dal Cavaliere

    Siciliano e Gaglio chiedono ai giudici della settima sezione penale del Tribunale di condannare anche gli altri 27 imputati (chiesta solo una assoluzione) a cominciare da Karima «Ruby» El Mahroug (per lei 5 anni di reclusione), che è risultata presente ad Arcore a febbraio 2010 e che è accusata di essere stata corrotta da Berlusconi ricevendo almeno 5 milioni di euro (di cui è stata chiesta la confisca) per non rivelare ciò che aveva fatto e visto nelle stanze di Villa San Martino.

     

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    Anche questo accordo sarebbe ampiamente provato, afferma il pm Gaglio sciorinando altre intercettazioni e altri documenti, come la famosa lista, sequestrata nelle perquisizioni di gennaio 2011, in cui Ruby elenca quanti soldi aveva avuto o quanti altri prevedeva di avere ancora dal Cavaliere.

     

    Solo banconote da 500 euro

    Il pm non si risparmia quando descrive Karima El Mahroug come una ragazza che, quando è maggiorenne da appena pochi mesi, sembrava «essere diventata miliardaria da un giorno all’altro». Spendeva in modo compulsivo le «centinaia di migliaia di euro» che le mandava Berlusconi.

     

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    Pagando sempre con banconote da 500 euro, scialava in taxi, non prendeva mai un treno ma solo auto con autista che la scorrazzavano andata e ritorno da Genova a Milano. Soggiornava in alberghi da 1.400 euro a notte con colazione e cena in camera irrorata con «gli champagne più costosi», spendeva 5.000 euro per il quarto compleanno della sua bambina e addirittura 59.000 euro per una vacanza da nababbi alle Maldive. «Più di così c’era solo da buttare i soldi dalla finestra», chiosa il magistrato.

     

    Karima: «Non sono la donna descritta dai pm»

    Karima, però, era inaffidabile, quindi pericolosa. Le sue spese folli, le troppe banconote da 500 che amava tenere sempre nella borsetta, tanto che una volta si dispiacque perché aveva appena 3.500 euro, rischiavano di attirare sospetti su lei.

     

    Bisognava anche evitare che si presentasse a testimoniare nel dicembre 2012 al processo Ruby 1 (poi verrà in aula ma la Procura rinuncerà a sentirla) e, sostiene l’accusa, fu prudenzialmente «fatta volare via» a spese di Berlusconi, spedita in Messico con il marito Luca Risso che doveva farle da tutore evitando che facesse imprudenze rischiose.

     

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    Per lui, accusato di riciclaggio per aver investito all’estero i soldi della moglie (nel frattempo si sono separati) e falsa testimonianza, la Procura chiede la pena più alta, 6 anni e mezzo e confisca di 3 dei 5 milioni incassati da Ruby.

     

    «Sono molto turbata dalle descrizione che ancora una volta viene fatta della mia persona, da parte di chi non mi ha mai neppure conosciuta — il commento di Karima El Mahroug — La Ruby descritta in aula è molto lontana da Karima, la persona che sono sempre stata e la donna che sono oggi e la mia vita non ha nulla a che vedere con quella descritta dall’accusa nel processo.

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    Sono stanca di dover combattere contro una rappresentazione di me che non ha nulla a che vedere con quanto sono». Tra le altre richieste, c’è la condanna a 16 mesi (sospesa) per falsa testimonianza di Mariarosaria Rossi, la senatrice ex FI ed ex stretta collaboratrice del Cavaliere. Sentenza a dopo l’estate.

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