renato pozzetto il ragazzo di campagna
Gloria Satta per "il Messaggero"
Una carriera lunga mezzo secolo e 75 film, quasi tutti benedetti da incassi mostruosi, ma i premi si contano sulle dita di una mano: tra questi, un David Speciale ricevuto nel 1975 e nello stesso anno un Nastro d' argento come miglior esordiente per la commedia Per amare Ofelia.
Ora, a 80 anni, Renato Pozzetto assapora la rivincita: è il Nastro d' argento speciale che il 22 giugno gli verrà consegnato «per l' intensa interpretazione» di Nino Sgarbi, padre di Vittorio, nel film di Pupi Avati Lei mi parla ancora. La vita l' è ancora bela: l' attore milanese, 80 anni, 2 figli, 5 nipoti, verrà a Roma a ritirarlo.
RENATO POZZETTO 4
È contento?
«Sì, molto. Anche perché il film non volevo girarlo».
Come mai?
«Non ero sicuro di poterlo interpretare dignitosamente. Era così diverso dal mio registro comico...».
renato pozzetto ricchi, ricchissimi, praticamente in mutande
E poi chi l' ha convinta a ripensarci?
«Avati. Mi ha aiutato a rendere mio il personaggio. Ho fatto un lavoro onesto, ma non mi aspettavo un' accoglienza così buona».
Dispiaciuto che Elio Germano le abbia invece soffiato il David di Donatello?
«Già arrivare in finale è stata una soddisfazione. E l' applauso scrosciante che mi ha accolto sul palco ha rappresentato molto più di un riconoscimento».
POZZETTO VILLAGGIO 3
Aver avuto pochissimi premi l' ha fatta soffrire?
«Non più di tanto. Sono stato ripagato dagli incassi. È stato il pubblico a benedire la mia carriera. Al cinema non puoi sbagliare, e io sono andato avanti».
Si pente di qualche scelta?
«Qualche film l' ho fatto non dico controvoglia, ma solo per compiacere produttori e distributori. Non dirò mai quale...Commettere errori capita in tutti i mestieri».
villaggio pozzetto
La critica è stata sempre obiettiva nei suoi confronti?
«Mah...mi gratificava di più il consenso del pubblico che si metteva in fila per vedermi al cinema».
Quale considera il suo successo più grande?
«Aver lavorato con tanti bravi registi, alternando i film di cassetta a progetti più ambiziosi».
Chi la fa ridere oggi?
«Non lo dico, mica voglio passare per maestrino. Noi lavoriamo per il pubblico e un comico riuscito è quello che incassa».
Allora il suo erede è Checco Zalone?
«Lui mi piace, ma viene da un' altra storia. Io ho iniziato a fare cabaret con i giganti: Giorgio Gaber, Dario Fo, Cochi Ponzoni, Enzo Jannacci...».
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Cosa le hanno insegnato?
«Il linguaggio, la capacità di prendersi in giro e l' umorismo surreale che ho tentato di portare al cinema, ma con quanta fatica! Roba troppo sofisticata per lo schermo».
Ha dei rimpianti, un sogno non realizzato?
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«No! Iniziai a cantare nelle osterie, poi nelle gallerie d' arte, ho recitato al Cab 64, al Derby, alla radio, in tv, in teatro, nei film...Non mi sono fatto mancare niente».
Come ha vissuto l' 80mo compleanno?
«Come una scadenza fatale. Sono stato felice di essere festeggiato da tutti».
Va al cinema?
«Poco. Negli ultimi anni ho scoperto la cucina e aperto un ristorante sul Lago Maggiore: mi assorbe molto tempo».
Cosa vuol fare da grande?
«Sto trafficando, qualcosa bolle in pentola. Mi hanno proposto il sequel di Il ragazzo di campagna, un mio successo del 1984...vedremo. Per fortuna nessuno in famiglia si è preso il covid, io mi sono vaccinato e dopo la pandemia la vita ricomincia».
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