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    PREFERENZE BALUARDO DI DEMOCRAZIA? COME NO! ECCO CHE COSA DENUNCIO’ A MONTECITORIO UN POLITICO CORAGGIOSO E ONESTO COME POCHI: GIACOMO MATTEOTTI


     
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    Francesco Bonazzi per Dagospia

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    "Dobbiamo dare all'elettore la possibilità di scegliersi il deputato", dice Angelino Jolie Alfano. Abolire le preferenze "è uno schiaffo alla democrazia", ammonisce Lorenzo Cesa, segretario di quel che resta dell'Udc. Renzie e il Banana vogliono "liste bloccate con nominati da pregiudicati e condannati in primo grado e nessuna preferenza", accusa Beppe Grillo. Ma soprattutto, ci sono Rosy Bindi, i bersaniani, Gianni Cuperlo e tutta la sinistra interna del Pd impegnati nella battaglia degli emendamenti per salvare le preferenze, "presidio di democrazia".

    Sarà, ma ecco un brano di un celebre discorso parlamentare che, specialmente a sinistra, dovrebbero conoscere quasi a memoria:

    Giacomo MatteottiGiacomo Matteotti

    "In che modo si votava? Nella valle del Po, in Toscana e in altre regioni gli elettori votavano sotto controllo del partito fascista con la ‘regola del tre'. Ciò fu dichiarato e apertamente insegnato persino da un prefetto, dal prefetto di Bologna: i fascisti consegnavano agli elettori un bollettino contenente tre numeri o tre nomi, secondo i luoghi, variamente alternati in maniera che tutte le combinazioni, cioè tutti gli elettori di ciascuna sezione, uno per uno, potessero essere controllati e riconosciuti personalmente nel loro voto (...)

    Coloro che ebbero la ventura di votare e di raggiungere le cabine ebbero, dentro le cabine, in moltissimi comuni, specialmente della campagna, la visita di coloro che erano incaricati di controllare i loro voti. Se la giunta delle elezioni volesse aprire i plichi e verificare i cumuli di schede che sono state votate, potrebbe trovare che molti voti di preferenza sono stati scritti sulle schede tutti dalla stessa mano, così come altri voti di lista furono cancellati o addirittura letti al contrario".

    Benito MussoliniBenito Mussolini

    Queste parole le pronunciò Giacomo Matteotti alla Camera dei deputati il 30 maggio 1924, chiedendo l'annullamento per brogli delle elezioni vinte da Benito Mussolini. Il 10 giugno seguente, il parlamentare socialista fu assassinato.

     

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