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    PREMIATE DITTE - LA CONCORRENZA AL NOBEL E’ SEMPRE PIU’ SPIETATA (UN PREMIO NON SI NEGA A NESSUNO)


     
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    Elisa Manacorda per "l'Espresso"

    Mister miliardo aveva un'aria un po' smarrita, la sera del 21 marzo 2013. Uomo di scienza e di ponderose riflessioni sulla teoria delle stringhe, Aleksandr Markovic Poljakov era evidentemente poco avvezzo ai riflettori. E il suo papillon un po' sgualcito non poteva competere con l'impeccabile completo nero di Morgan Freeman, l'attore hollywoodiano incaricato di officiare il rito di premiazione dei Fundamental Physics Prize al centro congressi di Ginevra.

    MEDAGLIA PREMIO NOBEL PER LA PACEMEDAGLIA PREMIO NOBEL PER LA PACE

    Eppure, alla fine della cerimonia, l'assegno da 3 milioni di dollari è finito proprio nelle tasche di questo fisico russo dell'Istituto Landau di Mosca e oggi a Princeton, negli Stati Uniti. Personaggio poco noto ai media, Poljakov è però ben conosciuto nell'ambito della fisica teorica, per le sue incursioni in campi poco esplorati (e incomprensibili ai comuni mortali) del sapere umano, visto che il suo lavoro sulla "teoria di campo conforme" del 1984 è ormai una pietra miliare del settore.

    mo yan cinese premio nobel per la letteraturamo yan cinese premio nobel per la letteratura

    Così, dopo qualche attimo di smarrimento, Poljakov ha ringraziato il comitato organizzatore definendo il premio «un interessante esperimento». Perché se è vero che il Premio per definizione è il Nobel - che il 10 dicembre, come fa da oltre un secolo, il re di Svezia consegnerà a François Englert, Peter W. Higgs (per la fisica), Martin Karplus, Michael Levitt, Arieh Warshel (per la chimica), James E. Rothman, Randy W. Schekman e Thomas Südhof (per la medicina) - è anche vero che il mondo scientifico è scosso dal recentissimo ingresso in campo di un nutrito gruppo di multimiliardari benefattori. Che con le loro iniziative - e i loro assegni - stanno mettendo a soqquadro un settore fino a qualche anno fa dominato esclusivamente dal Re dei premi alla ricerca.

    il premio Nobel Robert Edwardsil premio Nobel Robert Edwards

    Ecco allora il magnate della Virgin Richard Branson che offre ben 25 milioni di dollari al vincitore del Virgin Earth Challenge, destinato a chi saprà trovare un modo economicamente sostenibile per rimuovere tutti i gas serra dall'atmosfera. Roba al cui confronto i soldi elargiti dall'Accademia delle Scienze di Stoccolma sembrano pochi spiccioli.

    Per non parlare dell'iniziativa di Yuri Milner, l'imprenditore e venture capitalist russo fondatore della Digital Sky Technology, azienda del settore Internet con interessi in Facebook, Zynga, Groupon e Twitter. Nel 2010 "Fortune" lo ha piazzato al 46esimo posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo (unico russo della lista). Due anni dopo, dall'alto del suo miliardo di dollari, ha deciso di destinarne 3 milioni proprio alla creazione del Fundamental Physics Prize, insieme al papà di Facebook Mark Zuckerberg e a Sergey Brin (quello di Google).

    premio nobel oliver smithiespremio nobel oliver smithies

    I premiati? Oltre a Poljakov, un riconoscimento speciale è andato nientemeno che a Stephen Hawking, il geniale cosmologo britannico costretto sulla sedia a rotelle, e ai "ragazzi del Bosone di Higgs", tra cui gli italiani Fabiola Gianotti e Guido Tonelli (vedi intervista a pag 32).

    Con classe tutta regale, nel giugno scorso la Regina Elisabetta d'Inghilterra ha invece accolto a Buckingham Palace i cinque vincitori del Queen Elizabeth Prize for Engineering: un milione di sterline (un milione e 200 mila euro, più o meno) intascati dagli ingegneri - sebbene tecnicamente si tratti di informatici - che hanno fatto la storia di Internet: gli americani Robert Kahn e Vint Cerf, che, ispirati dall'informatico francese Louis Pouzin, hanno messo a punto il protocollo Tcp/Ip per trasmettere informazioni sulla Rete, l'inglese Tim Berners-Lee padre del Web, e Marc Andreessen, statunitense co-autore del browser Mosaic e co-fondatore di Netscape.

    sir richard bransonsir richard branson

    Nel parterre niente star del cinema, bensì i leader dei tre principali partiti britannici, insieme al Duca di Gloucester e al Duca di Kent. Il party serale? Alla Tate Modern, nientemeno. Tutto un altro stile rispetto agli eccessi hollywoodiani di Ginevra, ma spirito analogo: tanti denari alla scienza, per stimolare la ricerca e l'innovazione. E, perché no, strappare di mano lo scettro al Nobel.

    E infatti non è un caso se l'ultima iniziativa di Samuel Yin, altro multimiliardario di origine taiwanese, è stata salutata dal settimanale "Nature" come l'arrivo del Nobel asiatico. Nel gennaio scorso il tycoon a capo del gruppo immobiliare Ruentex ha infatti prelevato dal suo conto personale un centinaio di milioni di dollari per istituire un altro mega premio scientifico, il Tang Prize (dal nome della illuminata dinastia cinese del VII secolo): al vincitore - i cui meriti dovranno ricadere nel settore dello sviluppo sostenibile o in quello della biomedicina - ne andrà appena uno e mezzo, ma sarà comunque una soddisfazione, visto che il Nobel alla medicina ne prevede poco più di uno.

    RICHARD BRANSON VESTITO DA HOSTESSRICHARD BRANSON VESTITO DA HOSTESS

    L'idea, sostiene Yin, è che dopo un secolo di dominio occidentale sulla ricerca, ora anche i paesi emergenti dell'Asia debbano fare la loro parte per lo sviluppo globale. Anche grazie ai suoi soldi.

    Per non essere da meno, il gruppetto di miliardari che devono le loro fortune al Web (parliamo sempre di Zuckerberg, Brin & Co.) ha deciso di rilanciare con il Breakthrough Prize in Life Sciences: 3 milioni di dollari destinati a finire nelle tasche di chi per primo riuscirà a mettere a punto terapie per malattie attualmente incurabili o a prolungare la vita umana.

    I CORGI DELLA REGINA ELISABETTAI CORGI DELLA REGINA ELISABETTA

    Spiccioli, se paragonati ai 25 milioni di dollari che potrebbe ricevere il vincitore del Michelson Prize, ovvero un ricercatore in grado di mettere a punto una tecnica non invasiva e sostenibile per la sterilizzazione di cani e gatti. Ma il Nobel (è il caso di dirlo) per il premio più sostanzioso va certamente al Google Lunar Xprize: 40 milioni di dollari per la prima società privata che saprà spedire, entro il 31 dicembre 2015, un rover sul nostro satellite in grado di passeggiare per 500 metri sulla sua superficie e inviare a terra dati e immagini della missione.

    Un giro vorticoso di denaro, dunque, destinato a sparigliare le carte della ricerca scientifica e forse a sconvolgere i delicati equilibri del paludato mondo di Stoccolma. I ricercatori di McKinsey hanno calcolato che nel 2009 il totale dei premi di importo superiore ai 100 mila dollari è triplicato rispetto al decennio precedente, toccando l'astronomica cifra di 375 milioni di dollari. «Abbiamo scelto di proposito una somma shock», commenta su "Nature" Anne Wojcicki, moglie di Brin, e promotrice insieme al marito del Breakthrough Prize:«Perché vogliamo creare dei veri supereroi della scienza».

    SCEICCHI ED EMIRI E LA REGINA ELISABETTASCEICCHI ED EMIRI E LA REGINA ELISABETTA

    La cosa, com'è ovvio, sta già sta provocando qualche nervosismo nei laboratori. Soprattutto in quelli dove lavorano i laureati di Stoccolma: «Trovo offensivo che qualcuno voglia prendere in prestito il prestigio del Nobel, o addirittura comprarselo», ha commentato Frank Wilczek, fisico teorico al Mit di Boston nonché vincitore, insieme a H. David Politzer e David Gross, del premio Nobel per la Fisica nel 2004. Il sospetto è che questi riconoscimenti siano più utili a solleticare l'ego dei promotori che a sostenere la scienza.

    Un'altra voce discorde arriva, inaspettatamente, da uno dei ricercatori più controversi dal punto di vista della commistione tra scienza e profitto: quel Craig Venter che sfidò il Progetto Genoma Umano con la sua iniziativa di sequenziamento a scopi commerciali. «Ammiro questi miliardari desiderosi di sostenere la scienza», ha dichiarato a "Nature": «Ma spero che questi soldi finiscano effettivamente alla ricerca: non sarebbe carino se i vincitori approfittassero dei premi solo per comprarsi una casa più grande».

    MONSIGNOR ANTONIO MENNINI E LA REGINA ELISABETTAMONSIGNOR ANTONIO MENNINI E LA REGINA ELISABETTA

    Dev'essere quello stesso Craig Venter che nel 2011 ha stipulato un accordo con la Xprize Foundation (quella della missione sulla Luna) e la farmaceutica Medco Health Solution per offrire 10 milioni di dollari a chi per primo sequenzierà il genoma di 100 centenari. «Preferisco i premi che stimolano e guidano l'innovazione, a quelli che riconoscono i meriti pregressi di uno scienziato», si è poi giustificato Venter.

    Altri mugugni riguardano gli ambiti scientifici coperti dai nuovi superpremi: non sarebbe meglio, anziché investire in settori già esplorati dai Nobel - fisica, chimica, biologia e medicina - immaginare altre categorie meno glamour ma altrettanto importanti per lo sviluppo della conoscenza umana? Alfred Nobel non poteva saperlo, ma lo sviluppo del Web o le questioni ambientali sono temi fondamentali della ricerca contemporanea, e forse meriterebbero una maggiore attenzione da parte dell'Accademia di Stoccolma.

    E infatti, a riempire questo vuoto ci ha subito pensato il governo scozzese, che con il Saltire Prize ha messo in palio ben 10 milioni di sterline (quasi 12 milioni di euro), per gli studi nel campo dell'energia dalle onde e dalle maree. E l'ultima pensata dei signori del Wendy Schmidt Ocean Health XPrize è quella di elargire 2 milioni di dollari al primo ingegnere in grado di sviluppare un sistema di monitoraggio dell'acidificazione delle acque oceaniche.

    NOBEL - MICHAEL LEVITT - MARTIN KARPLUS - PETER HIGGS - ARIEH WARSHEL E FRANÇOIS ENGLERTNOBEL - MICHAEL LEVITT - MARTIN KARPLUS - PETER HIGGS - ARIEH WARSHEL E FRANÇOIS ENGLERT

    Per fortuna c'è chi mantiene la calma, anche nell'asprezza delle discussioni. E i più serafici sono proprio loro, i signori di Stoccolma: l'importante è far bene il nostro lavoro nel solco della tradizione, dice il direttore esecutivo del premio Lars Heikensten. Se dovessimo fallire sarà solo colpa nostra, non dei premi concorrenti. In fondo, conclude, siamo nel settore da 110 anni, e contiamo di restarci per sempre.

     

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