Fabio Savelli per il “Corriere della Sera”
roberto cingolani
Obiettivo numero uno: la riduzione della dipendenza energetica dalla Russia. Il nuovo scenario internazionale impone minori forniture di metano da Mosca. L'ideale sarebbe persino azzerarle, anche per non finanziare l'operazione militare in Ucraina.
L'Unione europea paga circa 1 miliardo di euro al giorno alla Russia solo per le importazioni di gas e petrolio. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ieri in un'informativa alla Camera, spiega quanto (e come) attuare la strategia di exit. Per farlo, dice, servono «almeno tre anni» per «sostituire completamente 30 miliardi metri cubi».
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Per i prossimi due inverni, dunque, servirà costruire una fase transitoria. Che passa attraverso «un incarico a Snam per la negoziazione all'acquisto di una nave da rigassificazione, Fsru, e al noleggio di una seconda unità», spiega il ministro.
Navi metaniere ambitissime sul mercato internazionale proprio per uno scenario che porta l'Europa a doversi smarcare da Mosca. La dipendenza italiana poi è maggiore rispetto ad altri Paesi europei, tocca una quota del 43% sul fabbisogno complessivo.
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Vitale sarebbe realizzare nuovi rigassificatori, piattaforme allo studio ce ne sono un paio: a Gioia Tauro (tramite Sorgenia) e a Porto Empedocle ma per autorizzarli serve una tempistica di 12-18 mesi. In attesa dello smarcamento dai beni energetici russi è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto Ucraina Bis.
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Il provvedimento conferma che larga parte dei 4,4 miliardi di euro, necessari per fare fronte alle conseguenze economiche del conflitto, sono garantiti dal prelievo sugli extraprofitti delle aziende energetiche.
Una tassa una tantum che vale 3,98 miliardi di gettito e che consente al governo di finanziare misure molto costose, come il taglio delle accise fino al 30 aprile di 0,25 euro al litro sui prezzi dei carburanti (l'intervento richiede 588 milioni di euro), oltre che il contributo in favore delle imprese per la spesa energetica sostenuta nel secondo trimestre (in questo caso servono 863 milioni, l'intervento più costoso del decreto).
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Per le imprese ci sono, inoltre, 237 milioni di contributo per la bolletta del gas del secondo trimestre. Altri complessivi 500 milioni sono destinati alle aziende energivore per compensare i rincari di gas e luce. In favore delle famiglie è prevista l'estensione dei bonus sociali ai nuclei con Isee pari a 12 mila euro (rispetto ai 10 mila precedenti), la misura costa 102 milioni. Il decreto prevede 300 milioni in più per il Fondo di garanzia delle Pmi e 500 milioni per sostenere il settore dell'autotrasporto. Il fondo per gli aiuti e l'assistenza ai rifugiati ucraini vale 355 milioni.
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