Massimo Ammaniti per www.corriere.it
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Nel grande salone dell’Ordine di Santa Caterina nel Cremlino, progettato e realizzato dagli Zar per celebrare le glorie dell’Impero Russo, Putin ha riunito qualche giorno fa i capi della sicurezza per riconoscere le nuove Repubbliche ucraine.
È uno scenario agghiacciante, nel grande salone tondo, completamente bianco, ornato di grandi colonne Putin è seduto al centro e intorno a fargli da corona i suoi sottoposti seduti, ognuno distante dall’altro. L‘immagine è irreale, potrebbe quasi ricordare le scene del film muto di Fritz Lang «Metropolis», in cui si rappresentava un mondo assoggettato ad una dittatura del futuro, che si sarebbe imposta nell’anno 2026 non molto lontano dall’oggi.
VLADIMIR PUTIN CON I CAPI DEI SERVIZI
E come tutti abbiamo visto i suoi funzionari della sicurezza erano seduti cercando di assecondare il monarca, come poi è avvenuto al capo dei servizi segreti Sergei Naryshkin che si dibatteva imbarazzato per cercare di non contraddire quello che il padrone intendeva rivolgendogli degli sguardi tra l’imperativo e l’ironico. E ad un certo punto Putin si è rivolto a loro con una domanda che non richiedeva risposte:«Ci sono punti di vista diversi?».
vladimir putin fulmina con lo sguardo sergey naryshkin
Colpisce in questo scenario la glacialità dell’incontro, che vorrebbe trasmettere agli spettatori russi, che hanno seguito in televisione le fasi dell’incontro, il senso autocratico di Putin che domina incontrastato la Grande Madre Russia, assoggettata al suo potere.
È un’immagine potente e grandiosa che ai miei occhi di psichiatra rievoca quello che scrisse parecchi decenni fa il sociologo americano Norman Cameron sulle pseudo comunità paranoidi, che vengono immaginate e costruite nella mente di quanti sono affetti dalla paranoia.
sergei naryshkin 3
Sono mondi mentali abitati dai persecutori che devono essere assoggettati e annichiliti per non rappresentare più una minaccia. Più che stretti collaboratori i capi dei servizi di sicurezza sembrano piuttosto dei «competitor» pericolosi che anche loro devono essere annullati per non contrastare il potere del monarca.
UCRAINA - ATTACCO DEI RUSSI A KIEV
Non è la prima volta che succede nel mondo russo, più volte si è parlato della paranoia di Stalin, che era stata addirittura diagnosticata nel 1927 dal grande neurologo di Pietroburgo Vladimir Bechterev che l’aveva visitato al Cremlino e che poi pagò con la sua vita quella che fu la sua ultima diagnosi.
Non credo che Putin sia mai stato visitato da uno psichiatra, ma colpisce ad esempio il suo atteggiamento freddo e distante nell’intervista rilasciata al regista americano Oliver Stone, anche quando risponde alla domanda che gli viene fatta sulla sua adolescenza, periodo nel quale era un ragazzo di strada in un quartiere degradato.
UCRAINA - ATTACCO DEI RUSSI A KIEV
Lì aveva forgiato il suo carattere calloso e privo di emozioni che viene descritto nei trattati di psichiatria, apprendendo nelle lotte quotidiane le strategie di una cultura antisociale e violenta. Più volte si è espresso con queste parole: «Bisogna colpire per primo», per evitare di dover subire le aggressioni degli altri che ai suoi occhi sono sempre nemici.
putin colpito dal lanciacazzi 3
Sicuramente nelle strade di Leningrado aveva imparato ben presto a diffidare dei compagni di strada, sempre pronti a tradirti per un pezzo di pane in più. È la stessa strategia che Putin segue ancora oggi nella sua guerra sciagurata in Ucraina, colpire i paesi dell’Occidente prima che possano reagire. Ma aldilà della sua arroganza si coglie in lui una paura profonda e un dubbio che lo tormenta: «Non so se sia vero ma basandomi sul semplice sospetto agirò come se fosse sicuro», parole che Otello continua a ripetere a sé stesso nella tragedia di Shakespeare.
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