Ilaria Proietti per il “Fatto quotidiano”
sir cesare previti foto mezzelani gmt022
Se a Cesare Previti fosse riuscito il colpaccio, schiere di ex parlamentari avrebbero dovuto portarlo in trono come santo patrono: del vitalizio. E invece no. Per la Cassazione è inutile che chi sia stato titolare di questa onorevole prebenda cerchi un giudice in giro per l'Italia per riottenerla: gli unici a poter decidere sono gli organi di giurisdizione interna di Camera e Senato. A cui si sono rivolti gli altri ex parlamentari, condannati per reati di una certa rilevanza, a cui l' amministrazione ha deciso di cancellare l'assegno.
La stessa dolorosa sorte è toccata all'ex ministro e celeberrimo avvocato dell' ex Cav. dei tempi d' oro, che per lo scandalo Imi-Sir è stato riconosciuto colpevole di corruzione. Un reato che, oltre al vitalizio, gli è costato pure la radiazione dall' albo. Ma lui non si è scoraggiato.
CESARE PREVITI E ANNA MARIA CASATI jpeg
E si è rivolto alla Cassazione per farsi dire che gli organi di autodichia di Camera e Senato non possono sostituirsi alla giustizia ordinaria. Quella stessa giustizia in cui evidentemente Previti, nonostante le disavventure, crede ancora. Almeno se si tratta del suo assegno maturato durante le quattro legislature trascorse in Parlamento e che gli è stato corrisposto dal 1º agosto 2007 al 4 ottobre 2016 fin quando la Camera non gli ha chiuso i rubinetti.
La sua speranza di riavere il maltolto per le vie ordinarie era legata a una sentenza nel 2017 della Corte costituzionale firmata da Nicolò Zanon. Una sua vecchia conoscenza, dal momento che in passato era stato suo difensore di fronte alla Corte europea dei diritti dell' uomo di Strasburgo a cui Previti, senza successo, si era rivolto lamentando di non aver ricevuto un equo processo proprio per la faccenda Imi Sir.
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Ma cosa aveva scritto Zanon nel frattempo divenuto giudice della Consulta? Che se è consentito agli organi costituzionali, quali sono Camera e Senato, disciplinare il rapporto di lavoro con i propri dipendenti, non spetta invece loro la decisione di eventuali controversie con soggetti terzi. E Previti ha ben pensato, confortato dai consigli di un altro ex inquilino della Corte costituzionale che oggi gli fa da legale ossia, Romano Vaccarella, che questo fosse proprio il suo caso.
E che del suo vitalizio potesse decidere il giudice ordinario, ossia il Tribunale di Roma. E invece manco per niente. Perché gli ermellini di Palazzaccio, l' altro giorno hanno stabilito che gli ex parlamentari non sono affatto terzi come chi si aggiudica per esempio appalti e servizi dall' amministrazione parlamentare. E che quindi non è agli ex inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama che si applica l' eccezione della giurisdizione esclusiva degli organi di autodichia.
SILVANA E CESARE PREVITI CON IL PICCOLO ATHOS MATACENA
Ora, se proprio lo vorrà, Previti dovrà bussare alla porta del Transatlantico. Accodandosi ai ricorsi per riottenere il vitalizio già presentati da eccellentissimi della Prima Repubblica. Privati loro malgrado dell' assegno con una delibera del 2015, come nel caso di "Sua Sanità", Francesco De Lorenzo. Perché la speranza del vitalizio è per sempre. Come i diamanti e le condanne.