Estratto dell’articolo del Fatto Quotidiano di Fabio Pavesi
UNICREDIT - LE TORRI DI CESAR PELLI
Come un fiume carsico ogni tanto riappare. È successo già più volte nel recente passato, senza che poi accadesse nulla. Ma questa volta le nuove voci di una fusione di UniCredit con i francesi di Société Générale paiono più concrete che mai. La stampa internazionale e quella specializzata ha segnalato che le due banche avrebbe già scelto gli advisor dell’eventuale operazione.
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Per ora tutto tace e nessun commento è arrivato dalle due banche. Ciò non toglie che osservatori e analisti hanno messo nel novero delle possibilità concrete le nozze, e questo fin dal 2016, dopo l’arrivo sulla tolda di comando di UniCredit, proprio da SocGen, del francese Jean Pierre Mustier…..
jean pierre mustier
E ora la finestra si è riaperta. Per un motivo essenzialmente temporale. Se le nozze dovranno avere luogo, deve essere ora: prima che il nuovo Governo sovranista italiano abbia tempo di consolidarsi. Dopo, dice più di un osservatore, se Lega e 5Stelle dovessero reggere il passaggio cruciale della legge di bilancio, rafforzare nel Paese il consenso e trionfare alle prossime europee, un’operazione di questo tipo difficilmente troverebbe l’appoggio politico per realizzarsi……..
Soc Gen
Non è un mistero infatti che i francesi giocherebbero il ruolo da acquirenti più che da pari. E non sfugge a nessuno che le nozze non si limitano a fondere due banche qualsiasi, ma permetterebbero ai francesi di mettere piede pesantemente nel cuore della finanza italica. La fusione con UniCredit come una sorta di Cavallo di Troia per sfondare le linee strategiche della finanza che conta.
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UniCredit infatti non è una scelta a caso. La banca di Piazza Cordusio è il primo socio con l’8,7% del capitale di Mediobanca che a sua volta è azionista di peso delle Generali con il 13,4%. Un filotto perfetto quasi da manuale. Prendi UniCredit e in un colpo solo determini i destini di Mediobanca e Generali. …..
Federico Ghizzoni Unicredit
Qualcuno obietta che c’è lo scoglio del patto di sindacato di Mediobanca che vincola i principali soci con il 28,5% del capitale. Il patto scade a fine 2019, ma è prevista in settembre una finestra per le disdette anticipate. Se le azioni apportate all’accordo scendessero sotto il 25% del capitale, il patto si scioglierebbe. E allora ecco le voci di un possibile disimpegno di UniCredit che si sono fatte ricorrenti….
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bini smaghi presidente SocGen
Intanto si ipotizza che UniCredit possa vendere azioni Mediobanca per fare cassa e opporsi al meglio alla fusione e comunque arrivare più forti alle eventuali nozze. E anche sottrarre in questo modo il boccone ghiotto cioè Mediobanca-Generali alle mire francesi.
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Senza la quota di Mediobanca la sola UniCredit diverrebbe meno appetibile. Fin qui le supposizioni. Sul piano teorico e su quello dei numeri (che è quello che conta alla fine) l’ipotesi UniCredit/SocGen pare avere tutte le carte in regola. …
Intanto UniCredit non ha uno zoccolo duro di azionisti domestici. Al contrario è una public company a tutti gli effetti con i fondi di investimento e i fondi sovrani arabi a detenere oltre il 70% del capitale. L’argine delle vecchie Fondazione italiche ormai è del tutto residuale
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SEDE SOCIETE GENERALE A PARIGI
Poi Mustier ha fatto una profonda pulizia di bilancio. Che ha provocato sì l’ennesima colossale perdita per 11 miliardi nel 2016 (dopo quella a firma Ghizzoni del 2013 per 14 miliardi), ma che ora vede la banca con un profilo di rischio assai più basso. I crediti malati netti sono ora di 16,6 miliardi il 3,6% degli impieghi e i lordi sono all’8,7%. Il tasso di copertura è salito al 61%. Banca quindi che si sta liberando con forza del peso di sofferenze e incagli……
GENERALI
E che ha recuperato una buona redditività. L’utile netto del semestre è stato di 2,1 miliardi e il Rote (il rendimento sul capitale netto tangibile) è oggi all’8,5% tra i più alti in Europa…
Ma UniCredit oggi è ghiotta per i francesi anche per un altro aspetto. Tornata redditizia e più pulita dalla zavorra delle sofferenze, vale anche poco in Borsa.
alberto nagel vincent bollore
L’ennesimo rialzo dello spread ha portato Unicredit (come le altre banche italiane) a ridiscendere in Borsa. Oggi capitalizza solo 28 miliardi, il 50% del valore del suo capitale netto. Un prezzo da saldo, data la svolta nel conto economico. SocGen capitalizza la stessa cifra. Sembra un connubio perfetto. L’operazione se avvenisse oggi, potrebbe essere realizzata alla pari carta contro carta senza esborsi di cassa. Vista così pare una congiuntura astrale favorevole….
philippe donnet gabriele galateri di genola
I francesi, già presenti massicciamente nell’Italia bancaria con Bnp Paribas che possiede da anni Bnl e Credit Agricole che controlla Cariparma, allargherebbero la loro sfera d’influenza e se UniCredit non dovesse dismettere quote di Mediobanca voilà l’attacco al cuore del sistema finanziario italiano sarebbe ultimato.
Se i francesi hanno tutto da guadagnare c’è da chiedersi cosa ci guadagna UniCredit. Il sogno della grande banca paneuropea metà francese metà italica, ma ahimè con il baricentro tutto transalpino.