Andrea Carugati per “la Stampa”
RENZI E ORLANDO
Tra i parlamentari fuoriusciti dal Pd non sembrano esserci dubbi: «Alle primarie del Pd non si vota». «Non vado soprattutto per rispetto dei militanti che montano i gazebo, ricordo che per votare si firma una carta in cui ci si dichiara elettori Pd», spiega il senatore Federico Fornaro, uno dei big della ex minoranza.
zoggia
«O si va a messa o si sta a casa, bisogna essere chiari», gli fa eco Davide Zoggia citando una celebre espressione di Bersani. E tuttavia, confermano alcuni parlamentari, tra i militanti che hanno deciso di seguire la minoranza, e ancor più tra quelli ancora in bilico, la tentazione di andare ai gazebo il 30 aprile serpeggia. Magari per dare un' altra botta a Renzi, come al referendum del 4 dicembre. E il nome più gettonato, per chi arriva dalla storia dei Ds, è quello di Andrea Orlando.
Massimo Paolucci
«In Emilia ci sono compagni di base che, prima di lasciare il partito, vogliono provare un'ultima volta a vedere se si può cambiare», racconta la senatrice Cecilia Guerra, in pole come capogruppo di «Democratici e progressisti». Chi preferiscono tra i competitor di Renzi? «Andrea Orlando, Emiliano non è conosciuto in Emilia».
Stesso concetto arriva da Massimo Paolucci, europarlamentare di Napoli: «Chi viene dal nostro mondo è antropologicamente più vicino a Orlando, che parla la stessa lingua. Emiliano ha deluso tanti con il suo voltafaccia». «Sì, è possibile che una parte dei nostri militanti voglia giocarsi anche l'ultima partita, per poi seguirci e uscire se Renzi rivince», spiega Paolucci. «Ma non credo saranno tanti. Siamo tutti ventre a terra per costruire il nuovo movimento».
ANDREA ORLANDO
La linea che arriva dai vertici però è chiara. «Il congresso Pd non ci riguarda più, è solo uno strumento di Renzi per legittimarsi, non certo una occasione per cambiare la linea del partito», attacca Zoggia. «Orlando è un amico, ma ha condiviso tutte le riforme di Renzi. Per essere credibile come alternativa doveva smarcarsi ben prima».
Le primarie dem restano tuttavia un tornante fondamentale anche per i fuoriusciti. Fornaro ironizza: «Io non farò giochetti sottobanco per mandare la gente a votare. Ma certo se i compagni andassero sarebbe meno grave rispetto alle primarie in Liguria del 2015, quando ai gazebo arrivarono pezzi interi di centrodestra per sostenere la renziana Paita contro Cofferati».
SPERANZA ROSSI
«Non posso certo escludere che il 30 apri le qualcuno decida di andare alle urne», chiude Fornaro. Nonostante il divorzio, il botta e risposta tra le due ex fazioni in guerra per anni nel Pd continua. «Gentiloni deve temere il Pd, non noi», attacca Roberto Speranza a "L'Intervista di Maria Latella" su SkyTg24. «Renzi si è dimesso per egoismo, il familismo è stato un errore di questa stagione». Gelida la replica di Lorenzo Guerini: «Arriverà finalmente un giorno in cui metteranno da parte l'odio personale verso Renzi e ci racconteranno che cosa pensano dell' Italia».