Cecilia Gentile per “la Repubblica - Edizione Roma”
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Non solo file massacranti, vera prova di resistenza umana. Ma anche bagni chimici a rischio, perché sprovvisti di postazioni con il gel per pulire e disinfettare le mani in entrata e in uscita.
E visto che le code ai drive in durano in media dalle 8 alle 10 ore, capita piuttosto spesso che chi è in auto ad aspettare il suo turno debba scappare a urinare, esponendo se stesso e gli altri in coda come lui al contagio. Perché i romani che si rivolgono ai drive in per il tampone sono molto spesso persone che hanno avuto un contatto stretto con un positivo, quindi potenzialmente positive e contagiose.
In un ambito come questo è più che mai necessario mantenere alti i livelli igienici e di sicurezza. E invece. « I bagni chimici erano latrine - racconta Micaela Vitali, per tutta la giornata di sabato in fila con suo figlio di 5 anni al drive in del Forlanini - Ci sono entrata perché dopo otto ore di fila stavo scoppiando. Nessun dispenser di gel disinfettante. Mio figlio l' ha fatta dietro un albero ».
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Stessa situazione al Campus biomedico di Trigoria: due bagni chimici in prossimità di dove si fanno i test e un continuo andare e venire di persone che aprono il bagno, che entrano e escono senza che ci sia un dispositivo che permetta di disinfettare le mani.
E questo è l' ennesimo disagio per chi è costretto a rimanere in auto per ore aspettando il proprio turno. Micaela Vitali ha vissuto una situazione quasi surreale, dall' inizio alla fine. Racconta: « Venerdì 16 ottobre la scuola di mio figlio, l' elementare Rio de Janeiro dell' istituto comprensivo Mario Lodi, mi invia una mail: nella sua classe un alunno è risultato positivo. Dunque quarantena, dal 6 ottobre al 16, praticamente retroattiva. Ma io in quei 10 giorni ho continuato a girare con mio figlio.
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Sono stata al Bambin Gesù per un esame, dal medico per il vaccino. Il protocollo della Asl girato via mail ci prescrive di sottoporre i figli al tampone molecolare sabato 17 al Forlanini o a Casal Bernocchi per il ritorno a scuola. Sabato io e mio figlio ci mettiamo in fila al drive in del Forlanini alle 10.30. Alle 21, dopo dieci ore e mezza di attesa, con tre auto davanti e tante altre dietro, gli infermieri ci mandano via e ci invitano a tornare il giorno dopo, dicendo che non fanno straordinari. Scoppia la rabbia della gente. Mio figlio, già provato dalla lunga attesa, si mette a piangere. Arriva la polizia».
L' emergenza sanitaria si trasforma in un problema di ordine pubblico. È la prima volta, ma era inevitabile che prima o poi succedesse.
« Non ci è rimasto che tornare a casa - riprende Micaela - con la promessa che il giorno dopo ci avrebbero dato una corsia preferenziale.
E così è stato: ieri mattina abbiamo aspettato solo un' ora».
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Affannosamente la Regione cerca di arginare l' onda di richieste di nuovi tamponi. Da oggi saranno attive le postazioni a Capena, nella Asl Rm4, e a Monterotondo, nella Asl Rm5. A Roma le prossime aperture saranno a Ponte Mammolo e a Cecchignola. In settimana partirà il progetto di prenotazione on line al Santa Maria della Pietà, al Forlanini e a Togliatti. E presto i tamponi rapidi si potranno eseguire anche negli studi dei medici di medicina generale che hanno dato la loro disponibilità: 311 nel Lazio, 200 a Roma. «Ma i medici vanno formati, ci vuole tempo, mentre il maledetto virus corre», dice Pierluigi Bartoletti, vicepresidente ordine medici Roma.
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