Marco Antonellis per Dagospia
NICOLA ZINGARETTI RENZI
Queste non erano le primarie che aveva immaginato Nicola Zingaretti. Pensava che, essendo partito prima degli altri, sarebbe stato tutto molto più facile. Ma con la discesa in campo di Marco Minniti, Maurizio Martina e Matteo Richetti le cose per il Governatore del Lazio si sono maledettamente complicate. E' vero, i sondaggi lo danno in testa, ma non basta. Rischiano di diventare carta straccia se la strategia a tre punte di Matteo Renzi dovesse andare in porto. Insomma, per Nicola Zingaretti il "biscotto" è pronto.
marco minniti
Tanto che, dalle parti del Governatore proprio in queste ore stanno cercando di riesumare un'idea già circolata qualche settimana fa: un patto tra i leader per far si che chi vince ai gazebo diventi automaticamente segretario, senza necessità di superare il quorum. Ma a questo punto sembrerebbe troppo una norma "ad personam" dato che nei principali sondaggi Zinga è avanti a Minniti anche se molto al di sotto della soglia "vittoria" del 51%; gli altri tre candidati, invece, sotto la regia di Matteo Renzi, unendosi porterebbero Marco Minniti a vincere la successiva Assemblea.
assemblea nazionale pd maurizio martina si dimette
In questa sede, secondo fonti del Nazareno, Zingaretti si attesterebbe intorno al 40% mentre l'ex Ministro dell'Interno supererebbe agevolmente il 45%. Anche gli incarichi figli del "biscotto" sarebbero già pronti: Minniti Segretario Pd, Maurizio Martina Vice Segretario, Matteo Richetti capo della segreteria politica.
Ma nel Pd in queste ore si sta aprendo anche un altro fronte: quello dell'affluenza. Se l'ultima volte alle primarie di partito parteciparono quasi due milioni di persone, stavolta, fonti parlamentari Pd sperano che i votanti siano almeno un milione: è questa la "condicio" per avere un segretario forte.
martina richetti
Sotto questa soglia le primarie sarebbero un mezzo flop. "Il rischio concreto", spiegano dal Nazareno" è che ci si fermi ben al di sotto del milione di voti auspicato". Numeri bassi che, si dice, potrebbero favorire ulteriormente la strategia Congressuale di Matteo Renzi forte del controllo pressochè totale dell'apparato Pd.