PAOLO IELO
È durato ore l' interrogatorio dell' ad di Consip, Luigi Marroni, con i magistrati di Roma che indagano sulla centrale unica degli acquisti della pubblica amministrazione. Il manager è stato sentito come testimone. Non è la prima volta: il 19 dicembre furono proprio le sue dichiarazioni a dare il via al filone di inchiesta sulla fuga di notizie che vede indagati per rivelazione del segreto e favoreggiamento il ministro dello Sport Luca Lotti, il comandante generale dell' Arma Tullio Del Sette e quello della Toscana Emanuele Saltalamacchia.
luigi marroni
Un' audizione che i pm hanno chiesto alla luce delle novità delle ultime ore: mercoledì i magistrati hanno interrogato il numero due del Noe, Alessandro Sessa, accusato di depistaggio. Secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi il colonnello avrebbe mentito, durante la sua deposizione di maggio come testimone, sulle comunicazioni alla sua scala gerarchica. Avrebbe raccontato di averne parlato con i suoi superiori solo dopo il 6 novembre (giorno in cui la notizia uscì sui giornali).
EMANUELE SALTALAMACCHIA
Versione sbugiardata, però, da un messaggio whatsapp del 9 agosto che gli avrebbe mandato il suo sottoposto, il capitano Giampaolo Scafarto (indagato per falso): «Colonnello, mi perdoni, ma sono due giorni che ci penso. Non avremmo dovuto raccontare tutto al capo attuale». Per i magistrati è la prova che i vertici dei carabinieri fossero stati informati già in estate dell' inchiesta.
LUCA LOTTI E TIZIANO RENZI
Ed è proprio a quel periodo che Luigi Marroni riconduce la fuga di notizie e per questo la sua testimonianza, a questo punto delle indagini, diventa fondamentale. Gli inquirenti vogliono capire come e per colpa di chi si sia innescata la fuga di notizie che ha messo in difficoltà l' inchiesta, concedendo agli indagati un vantaggio competitivo non da poco. A quel punto, infatti, smisero dai parlare al telefono.
SCAFARTO
Durante il suo interrogatorio fiume di ieri, l' ad di Consip avrebbe confermato quanto detto a dicembre. Ovvero che la scelta di rimuovere le cimici dal suo ufficio in dicembre fu presa perché aveva saputo in quattro occasioni differenti da Filippo Vannoni (presidente Publiacqua Toscana), dal generale Saltalamacchia, dal presidente Consip Luigi Ferrara (il quale gli disse di averlo saputo direttamente da Del Sette), e da Luca Lotti di essere intercettato.
filippo vannoni e matteo renzi
Tutto fa pensare che i pm abbiano chiesto conto anche del coinvolgimento di Tiziano Renzi, padre dell' ex premier Matteo e accusato di traffico di influenze. Durante il suo primo incontro con i pm di Napoli, Marroni raccontò che dopo la sua nomina al vertice di Consip, a giugno 2015, papà Renzi si fece vivo.
ALFREDO ROMEO
«Mi chiese di incontrarlo di persona - aveva messo a verbale il manager - nella zona del Bargello. Mi disse che voleva chiedermi di ricevere un suo amico imprenditore: Carlo Russo (anche lui indagato per traffico di influenze) che voleva partecipare a delle gare d' appalto indette da Consip. Tiziano Renzi mi chiese di fare il possibile e di dargli una mano perché era un suo amico».