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    “PRODI CADDE PER MERCIMONIO” – LA SENTENZA DEI GIUDICI DI NAPOLI (DIECI ANNI DOPO): BERLUSCONI COMPRO’ I VOTI DI DE GREGORIO PER FAR MANCARE LA MAGGIORANZA AL GOVERNO. IL REATO, PERO’, E’ PRESCRITTO – IL RUOLO DI LAVITOLA 


     
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    Conchita Sannino per La Repubblica

     

    sergio de gregorio il valore del coraggio sergio de gregorio il valore del coraggio

    Fu Silvio Berlusconi a concepire «la mercificazione della funzione di un membro » di un Parlamento. Sul leader di Fi, i giudici della Corte di Appello di Napoli, nel ricostruire la clamorosa vicenda della "compravendita" dell' allora senatore Sergio De Gregorio, pagato con 3 milioni dall' ex Cavaliere per tradire la maggioranza e passare col centrodestra, argomentano: «È del tutto pacifico che Berlusconi abbia agito, direttamente o attraverso Valter Lavitola, con assoluta coscienza di corrompere un senatore, compensando la condotta del pubblico ufficiale contraria ai suoi doveri di parlamentare con l' ingente somma di tre milioni di euro».

     

    SERGIO DE GREGORIO SILVIO BERLUSCONI resize SERGIO DE GREGORIO SILVIO BERLUSCONI resize

    L' ex premier fu condannato nel 2015, in primo grado, per corruzione parlamentare di De Gregorio, insieme con il faccendiere Valter Lavitola, intermediario dell' operazione che contribuì a far cadere il governo Prodi , quasi dieci anni fa. Tre anni di reclusione a testa, e reato poi prescritto in secondo grado, con la sentenza del 20 aprile scorso. Inchiesta avviata dai pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli, i quali sostennero che De Gregorio aveva intascato ingenti somme da Berlusconi con l' espediente dei finanziamenti al suo movimento "Italiani nel mondo". Fino a ottenere il "pentimento"e la lunga confessione dell' ex senatore. Un racconto sempre contestato dalla difesa di Berlusconi che invocavano la "insindacabilità" della condotta parlamentare, secondo il dettato costituzionale.

    de gregorio e lavitola de gregorio e lavitola

     

    John Henry Woodcock John Henry Woodcock

    Ma nelle 125 pagine di motivazioni depositate, la Corte - presidente Patrizia Mirra con i giudici Andrea Rovida (estensore) e Maria Dolores Carapella - scrive che il leader di Fi non si mosse come senatore: «Agì come privato corruttore e non come parlamentare nell' esercizio delle sue funzioni». Non solo. «L' iniziativa di avvicinare De Gregorio e di proporgli l' accordo fu presa direttamente da Berlusconi». Che, per il collegio, «ha utilizzato la disastrosa situazione economica di De Gregorio per promettergli di risolvergli ogni problema». «Berlusconi - scrivono ancora i giudici - ha scelto di non fornire alcuna versione alternativa dei fatti, idonea a smentire il narrato di De Gregorio».

     

    ROMANO PRODI CORNA ROMANO PRODI CORNA

    Anche nel capitolo che riguarda effetti civili e risarcimenti, i giudici sono durissimi. «Ciò che rileva e costituisce il fondamento della condanna al risarcimento è il danno all' immagine che il Senato della Repubblica ha subìto dalla mercificazione della funzione di un proprio membro che si è venduto per denaro». Ovvero: «un mercimonio», visto che «l' alta funzione ricoperta è stata stravolta per fini egoistici ed utilitaristici».

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