1 - LA FED ALZA I TASSI DI MEZZO PUNTO
Da “Anteprima. La spremuta di giornali di Giorgio Dell’Arti”
JEROME POWELL
La Federal Reserve, banca centrale americana, ha più paura dell'inflazione che della recessione. Per questo, ieri sera, con scelta unanime, ha aumentato i tassi di interesse sui Fed funds di mezzo punto percentuale, portandoli allo 0,75%-l% dallo 0,25-0,50`)/0 precedente. Si tratta della più grande stretta monetaria dal 2000.
«La Fed ha deciso di ridurre l'espansione monetaria nell'area del dollaro, e il proprio bilancio è lievitato a 9 mila miliardi di dollari dopo un ventennio più che generoso nei confronti degli operatori dei mercati e dei debitori.
I listini di Wall Street, senza neanche studiare troppo il messaggio del presidente Jerome Powell, hanno scelto di cogliere la parte piena del bicchiere, con un repentino rialzo di tutti gli indici: Dow Jones, Nasdaq e S&p 500, che prima dell'annuncio erano quasi fermi, un'ora dopo guadagnavano oltre il 2%» [Greco, Rep]
INFLAZIONE USA
2 - LA FED ALZA I TASSI DI 0,50 PUNTI L'AUMENTO PIÙ ALTO DA 22 ANNI
Estratto dell’articolo di Marco Valsania per “il Sole 24 Ore”
La Federal Reserve ha alzato di mezzo punto percentuale i tassi di interesse interbancari americani, tra lo 0,75% e l'1%, rendendo più aggressiva la sua manovra anti inflazione. È stata la prima stretta di 50 punti base in 22 anni, con la Banca centrale indirizzata a proseguire nei rialzi. Il comunicato al termine di due giorni di riunione ha affermato che la Fed è «estremamente attenta ai rischi di inflazione». E il chairman Jerome Powell, nella conferenza stampa conclusiva, ha precisato che «il sentimento generale è che ulteriori rialzi di 50 punti base siano sul tavolo nei prossimi due meeting».
jerome powell
[…] Powell, nel dare nuova urgenza alla lotta all'inflazione, si è rivolto direttamente all'opinione pubblica: «È decisamente troppo alta» e la Fed, ha assicurato, «si sta muovendo velocemente» perché torni sotto controllo.
janet yellen
La sua crociata per la stabilità dei prezzi era iniziata a marzo con una stretta di un quarto di punto, all'ombra delle incognite sollevate dall'invasione russa dell'Ucraina. La Fed ha ora giudicato così gli interrogativi globali: se le implicazioni della guerra restano «altamente incerte», stanno creando «addizionali pressioni sull'inflazione e probabilmente peseranno sull'attività economica». In aggiunta «i lockdown legati al Covid in Cina potranno esacerbare» i traumi nelle catene di approvvigionamento.
JEROME POWELL 2
[…] La Banca centrale, idealmente, vorrebbe alzare i tassi abbastanza aggressivamente da riportare l'inflazione verso il target del 2% senza far precipitare il Paese in recessione. E Powell ha dichiarato che un simile scenario, il cosiddetto soft landing, ha "buone chance" di avverarsi: «L'economia americana è molto robusta e ben posizionata per sopportare strette di politica monetaria», non dà oggi segni di «vulnerabilità o rovesci». La Fed, che non ha aggiornato l'outlook, ha finora previsto una continua espansione e bassa disoccupazione.
[…] Il Pil Usa è reduce da una contrazione dell'1,4% nel primo trimestre dell'anno, anche se il dato è parso influenzato da fattori straordinari quali impennate dell'import (confermate da un deficit commerciale record di 109,8 miliardi a marzo) che possono aver nascosto la forza sottostante dell'espansione.
INFLAZIONE USA
Il Presidente Joe Biden, che a novembre farà i conti con le elezioni per il rinnovo del Congresso, è a sua volta intervenuto sulla salute dell'economia e dei conti pubblici. Ha detto che per la prima volta in sei anni il governo ridurrà il debito federale nel trimestre in corso, che il deficit di bilancio scenderà e che tutto ciò contribuirà ad «alleviare pressioni inflazionistiche».
Bernanke Draghi
La lotta al caro vita spetta però anzitutto alla Fed. E a complicare il compito è l'elusiva meta finale della manovra avviata, tassi neutrali, che non stimolino né danneggino l'economia: il dibattito è aperto all'interno della stessa Banca Centrale, se la soglia sia attorno al 2,75% oppure possa avvicinarsi al 3,5 per cento.
3 - LA NORMALIZZAZIONE ANOMALA DI UNA FED AL TRAINO DEI MERCATI
Donato Masciandaro per “Il Sole 24 Ore”
jerome powell simposio jackson hole virtuale
La Fed predica male, e razzola come vogliono i mercati finanziari. Innalzare i tassi di interesse in modo radicale e repentino - dopo mesi di inerzia, ancora inspiegata - è una strategia opposta a quella di una banca centrale che voglia davvero normalizzare la politica monetaria, ma anche diversa da quella di una Fed che ha tenuto i tassi prossimi allo zero durante le fasi congiunturali straordinarie, come è stata da ultimo quella pandemica.
joe biden janet yellen
Prima abbiamo avuto la Federal Reserve che vuole guidare i mercati, poi quella che gli dà le stampelle della liquidità a volontà, ora è il turno di quella che i mercati li accomoda. Il presidente Jerome Powell afferma che l'obiettivo della Fed è quello di normalizzare la politica monetaria.
La normalizzazione della politica monetaria è un regola con un significato ben preciso, che si fonda su due pilastri. Il primo è che lo strumento principale dell'azione monetaria è influenzare il tasso di interesse a breve termine, in modo che sia neutrale quando sia l'occupazione che l'inflazione hanno livelli uguali ai loro obiettivi programmatici, oppure che sia relativamente alto, o basso, se l'economia è rispettamente surriscaldata, o anemica. Il secondo pilastro è che l'andamento di tutti gli altri tassi di interesse, bancari e finanziari, pubblici e privati, è determinato dai e nei mercati finanziari.
Inflazione Usa 2
Nella politica monetaria normale la banca centrale corregge gli squilibri economici e guida i mercati finanziari. Per farlo, deve essere credibile e trasparente: fare scelte coerenti con i due pilastri, e spiegarle al meglio. La Fed ha cessato di essere normale da due decenni.
Finita la presidenza Volcker, con Alan Greenspan è iniziata la deviazione della politica monetaria dalla regola a due pilastri. Insieme alla deregolamentazione finanziaria, la deviazione monetaria ha contribuito alla Grande crisi finanziaria del 2008, poi divenuta recessione. Da quel momento è iniziata per la Fed la fase della politica monetaria straordinaria, in cui l'espansione della liquidità e la riduzione dei tassi è stata attuata sostituendo progressivamente all'azione dei mercati l'intervento, massiccio e sistematico, della banca centrale.
BERNANKE QUANTITATIVE EASING SOLDI DALL ELICOTTERO
La politica monetaria straordinaria - inaugurata da Ben Bernanke, proseguita prima da Janet Yellen e poi da Jerome Powell - ha intrecciato tre strumenti: tassi di interesse schiacciati verso lo zero, interventi continui e ingenti di acquisto di titoli con scadenze e rischiosità sempre più accentuati, annunzi monetari che garantivano ai mercati che un tale atteggiamento ultra-espansivo della azione monetaria sarebbe proseguito anche nel futuro.
La politica monetaria non si limita a guidare i mercati, ma li sussidia sistematicamente, sostituendosi a essi. L'effetto è quello che hanno gli stupefacenti sui soggetti dipendenti: quando Ben Bernanke ha provato a ridurre la liquidità nel 2013, è stato costretto a una precipitosa e ingloriosa retromarcia proprio dalla reazione negativa dei mercati finanziari. La politica monetaria straordinaria ha vissuto una nuova primavera grazie all'emergenza pandemica. La regola e i suoi due pilastri hanno continuato a essere pallidi ricordi del passato.
jerome powell jackson hole
Anzi: è aumentata l'ambiguità: nessun esplicito obiettivo occupazionale, la comparsa di una fumosa inflazione media come nuovo punto di riferimento. Gli annunci vincolanti, il cui presupposto è una comunicazione istituzionale e programmatica, che impegna ufficialmente la banca centrale, sono stati nei fatti sostituiti dall'uso sistematico delle dichiarazioni, informali e individuali, dei singoli banchieri centrali.
Per non parlare dell'utilizzo strumentale delle cosiddette previsioni: numeri anonimi e individuali, finora risultati ex post sistematicamente errati, ma che continuano a essere considerati ex ante come annunzi della Fed sulla futura politica monetaria. La politica accomodante della Fed ha sostituito la strategia dell'ambiguità a quella della trasparenza. Non c'è niente di normale in tutto questo.