Antonio D’Orrico per “il Corriere della Sera - Edizione Roma”
Racconto (dal vero) in due atti di Gigi Proietti.
ATTO PRIMO È la metà degli Anni Ottanta. Vittorio Gassman ha aperto a Firenze la sua Bottega Teatrale. Un pomeriggio nel foyer della Pergola fa i provini agli aspiranti allievi.
vittorio gassman gigi proietti
Sono uno dei cronisti che devono raccontarli. A un certo punto si materializza in teatro Gigi Proietti di scena in quei giorni in città. Finite le audizioni, Gassman e Proietti si abbracciano e vanno a bere qualcosa al bar della Pergola. Li seguo (più come ammiratore che come cronista).
I due si mettono a scherzare. Gassman chiede a Proietti di cantargli Angeli Negri. Proietti risponde ridendo: «Nun me provinà, Vitto'».
Angeli negri era un successo anni Cinquanta di Don Marino Barreto Junior (cantante da night e, prima ancora, soldato della Legione Straniera).
vittorio gassman gigi proietti
La canzone fu rispolverata alla fine dei Sessanta da Fausto Leali in chiave blues (ed è tornata di attualità proprio in questi giorni a causa di una gaffe televisiva del cantante).
Mi sto chiedendo, quel pomeriggio al bar della Pergola, come mai Gassman implori quasi di cantargliela, quando Proietti cede alla richiesta e comincia a cantare a bassa voce. Allora capisco tutto.
La cover che Proietti fece di quella vecchia hit di Don Marino fu politicamente scorretta in maniera strepitosa. E irresistibile. Il finale (irripetibile) fu da standing ovation.
Terminata l' esibizione, Proietti si guarda in giro e mi vede. Sono l' unico presente, il barista si è allontanato. Non mi dice niente, si porta l' indice sulle labbra. Il messaggio è chiaro. L' esibizione deve rimanere segreta. E lo è rimasta fino a oggi.
fausto leali 3
ATTO SECONDO (e ultimo).
Qualche tempo dopo, sempre a Firenze, è prevista una conferenza stampa alla Bottega Teatrale di Gassman. Sbaglio l' ora dell' appuntamento e arrivo in largo anticipo.
L' ingresso della chiesa sconsacrata in Oltrarno che ospita la Bottega è aperto. Entro.
Non c' è nessuno. Ne approfitto per una visita turistica. Mi avventuro in una specie di labirinto e finisco in una grande stanza affacciata sul piccolo chiostro. Vittorio Gassman è appoggiato a un finestrone e guarda fuori canticchiando: «Tintarella di luna, tintarella color latte». Potrebbe essere la scena di un film in cui un vampiro canta, mentre aspetta con impazienza il calare delle tenebre, quel cavallo di battaglia della Mina prima edizione.
proietti carmelo bene
Una rivisitazione yé-yé di Nosferatu. Faccio per tornare sui miei passi, con la sensazione di aver violato un momento di intimità dell' attore, ma Gassman si accorge della mia presenza. Mi chiede se ho un accendino. Il suo, mi dice, aprendosi la giacca per mostrarmi quello che è successo, è finito da una tasca scucita nella fodera e non riesce più a recuperarlo. Ci mettiamo a fumare. Gli ricordo dello spettacolo «proibito» di cui fummo gli unici spettatori al bar della Pergola. E aggiungo che Proietti, secondo me, è molto più bravo e più grande di Mentre sto parlando, vedo un baluginio allarmato, quasi sinistro, negli occhi di Gassman.
proietti carmelo bene
Intuisco che teme quello che sto per dire. Ha paura che io dica che Proietti è più bravo e più grande di lui. Mi affretto a finire la frase. Proietti è molto più bravo e più grande di Carmelo Bene, altro mostro sacro della scena. A sentire il nome di Bene, Gassman si rilassa di colpo. Come se la cosa non fosse mai stata in discussione, dice: «Ma certamente, ma certamente».
vittorio alessandro gassman