Gianluca Di Feo per www.repubblica.it
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L’ultima frontiera nel sostegno bellico occidentale all’Ucraina sta per essere varcata: la fornitura di aerei da caccia all’aviazione di Kiev non è più un tabù. Se a marzo il presidente Biden aveva fermato la consegna dei Mig polacchi nel timore di un’escalation con il Cremlino, adesso l’evoluzione del conflitto ha ridotto le remore degli Stati Uniti.
Dal Pentagono trapelano indiscrezioni sempre più consistenti sulla possibilità della svolta, sulla quale però la Casa Bianca non si è ancora pronunciata. A pesare sono soprattutto le preoccupazioni sulla tenuta ucraina di fronte all’avanzata russa, che vede una mobilitazione crescente degli stormi nei bombardamenti sul Donbass e negli attacchi missilistici contro le città.
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La crisi di Kiev
Secondo le stime, Kiev schiera soltanto 56 velivoli da combattimento ancora efficienti, molto vecchi e rapidamente logorati dall’impegno nel conflitto. Sono jet d’epoca sovietica, che hanno ricevuto aggiornamenti tecnologici negli ultimi anni e necessitano di ricambi che nessuno in Occidente produce.
Polonia e Slovacchia hanno fatto arrivare alcuni Mig 29, smontati e trasferiti via terra, assieme a stock di pezzi ma c’è il timore che le squadriglie si trovino presto con una limitata capacità di supportare le truppe e difendere i cieli. Da tempo si cerca di acquistare sul mercato internazionale dell’usato altri Mig 29 e cacciabombardieri Sukhoi Su 25 perché gli ucraini hanno molti più piloti che aerei: equipaggi considerati esperti che però non possono contribuire al conflitto.
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La risposta che viene valutata ora dalle cancellerie è fargli avere caccia occidentali, in modo da ridurre il gap tecnologico con l’aeronautica russa. Il generale Charles Q. Brown, comandante in capo dell’Us Air Force, ha detto che la questione è sul tavolo, anche se – come ha sottolineato il numero uno delle forze armate americane Mark Milley – non è stata ancora presa una decisione.
All’Aspen Security Summit il generale Brown ha risposto a una domanda su quali caccia potrebbero venire consegnati: “Ci sono jet statunitensi, il Gripen svedese, l’Eurofighter e il francese Rafale: esistono piattaforme differenti che potrebbero andare in Ucraina. Non posso dire esattamente quale”.
eurofighter 2000
La scelta del modello
Ogni scelta dovrà fare i conti con i tempi tecnici dell’operazione. Serviranno al minimo sei mesi per istruire i piloti e formare i tecnici della manutenzione. In passato aviatori ucraini hanno seguito corsi negli Stati Uniti, ma il passaggio dai velivoli di concezione sovietica a quelli occidentali non è semplice. E non si tratta solo di imparare a volare: gli equipaggi dovranno essere in grado di combattere tra forti difese contraeree, disturbi elettronici ai radar e avversari agguerriti nei cieli.
CACCIA GRIPEN
Lo scenario più probabile è che ci si orienti su caccia statunitensi Lockheed F16, tra i più diffusi al mondo, attingendo alle scorte di jet delle versioni meno moderne in servizio pure in molti Paesi europei: Norvegia e Olanda, ad esempio, stanno per rimpiazzarli con l’F35.
CACCIA F15 USA
Ma il sottosegretario Frank Kendall ha ventilato un’altra ipotesi: cedere gli A10 Warthog da assalto al suolo che l’Us Air Force vuole mandare in pensione. Si tratta di aerei corazzati costruiti durante la Guerra Fredda per affrontare i tank sovietici, con un potente cannone a tiro rapido e misure per sopravvivere ai missili terra-aria portatili. Questi velivoli hanno poi conosciuto una seconda vita nelle missioni contro la guerriglia jihadista in Iraq e Afghanistan: sono semplici e robusti, perfetti per le operazioni in territori come il Donbass.
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I timori dell'Occidente
Gli A10 sono considerati strumenti tattici e le loro caratteristiche limiterebbero la possibilità di incursioni in profondità nel territorio russo. La Casa Bianca continua a temere che le armi messe in mano agli ucraini vengano mandate a colpire la Crimea o le metropoli russe.
La difesa dei cieli però richiede mezzi con prestazioni e autonomia superiore all’A10: qualsiasi intercettore può però venire trasformato in un bombardiere e questo ripropone il pericolo di un’escalation nei confronti di Mosca.
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Per questo le richieste del presidente Zelensky, che ha domandato più volte agli Stati Uniti caccia F16 e F15, finora sono sempre state respinte. Adesso l’avanzata russa nel Donbass ha cambiato le prospettive e il Pentagono pare molto più disposto ad assecondare le richieste di Kiev: un altro segnale di quanto si stia inasprendo il confronto a distanza tra Washington e Mosca.
f16 fighting falcon
Formare i piloti
Ancora più avanzati sono i colloqui per iniziare l’addestramento dei piloti di Kiev nelle scuole dei Paesi Nato: “Credo che abbiamo la responsabilità – ha dichiarato il generale Brown - di essere pronti ad istruirli. Lo facciamo con tutti gli alleati e partner: non ci sono differenze nei confronti degli ucraini”.
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Pochi giorni fa la Camera statunitense ha autorizzato uno stanziamento di 100 milioni di dollari per formare gli equipaggi direttamente negli Usa. La mozione deve venire ratificata dal Senato, cosa che non avverrà prima di settembre. “Non c’è dubbio – ha spiegato il deputato repubblicano Adam Kizinger - che quando questa guerra finirà le forze ucraine dovranno venire modernizzate con equipaggiamenti occidentali. Inoltre, non ci sono più Mig disponibili, né parti di ricambio”.
CACCIA GRIPEN
Difficilmente i corsi finanziati con quei fondi potranno essere avviati prima del prossimo anno. Ma sono tanti a temere che il conflitto non si fermerà nel 2022. Ormai è una guerra di logoramento, in cui la vittoria sarà decisa dal collasso di uno dei due eserciti per carenza di risorse belliche o di volontà di lottare. Ed è per questo che le forniture militari all’Ucraina sembrano destinate ad aumentare, in numero e qualità, per fronteggiare la marcia delle forze russe.