Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per www.repubblica.it
VLADIMIR PUTIN - ARMI ATOMICHE
Prove tecniche di Armageddon. Tra le tante notizie inquietanti di questa stagione, una lo è particolarmente: un comunicato di poche righe diffuso dalla Tass che annuncia la creazione di un “simulatore di esplosione nucleare”.
In pratica è un ordigno che riproduce gli effetti concreti di una bomba tattica: il fungo di fuoco che si alza nel cielo, il lampo di luce accecante, l’onda d’urto distruttiva per chilometri. Una copia di Hiroshima; identica nelle dimensioni, nel calore, nel vento. L’unica differenza è che non emette radiazioni, perché tutto è frutto di tritolo, liquidi infiammabili e sostanze chimiche.
L’aspetto più terribile è la finalità del simulacro, brevettato dagli scienziati dell’Accademia militare “Generale Khrulev”. Come ha scritto la Tass: “l’invenzione servirà a preparare le forze terrestri per operazioni nelle condizioni causate dallo scoppio di una testata nucleare tattica”. L’esercito russo quindi intende addestrare i suoi reparti a combattere sotto una pioggia di atomiche […]
SIMULAZIONE ESPLOSIONE NUCLEARE
Sul tema arriva oggi anche un’esclusiva del Financial Times: documenti top secret, ottenuti apparentemente dallo spionaggio occidentale, dimostrerebbero che Mosca sarebbe pronta a usare armi nucleari tattiche in caso di un'invasione da parte della Cina o di gravi sconfitte o minacce militari su altri fronti.
[…] Dall’invasione dell’Ucraina il grande incubo collettivo è proprio la possibilità che Putin possa scagliare un ordigno tattico, concepito cioè con una potenza e una gittata limitata rispetto alle testate strategiche intercontinentali perché destinato a incidere sul campo di battaglia. Non bisogna dimenticare però che si tratta comunque di potenze superiori alle ogive lanciate su Hiroshima e Nagasaki.
PUTIN RISCHIO BOMBA ATOMICA
L’interrogativo è diventato angosciante nelle fasi di crisi dell’armata russa, quando il nuovo Zar è apparso vacillare e il timore che ordinasse lo strike nucleare è stato più intenso. Il Cremlino lo ha sempre smentito, ma è stato spesso evocato da pezzi da Novanta della nomenklatura come l’ex presidente Medvedev.
A rendere sempre meno ipotetico questo scenario da brivido non c’è solo il brevetto del “simulatore”. Un massiccio rapporto dell’Iiss – International Institute for Strategic Studies – passa in rassegna tutti gli sviluppi tecnici e dottrinari russi nel campo delle armi nucleari tattiche. Significativo è il committente dello studio: il Comando delle forze statunitensi in Europa, ossia chi dovrà affrontare la minaccia e decidere la reazione. E le conclusioni non sono per niente rassicuranti.
VLADIMIR PUTIN NARENDRA MODI XI JINPING
Dal crollo dell’Urss in poi, il Cremlino ha progressivamente rivalutato l’impiego di questi ordigni come mezzo per affermare il suo status di grande potenza. Una revisione cominciata nel 1999 all’indomani della guerra del Kosovo, che dimostrò la capacità della Nato di vincere un conflitto soltanto con l’aviazione e cambiare le mappe del Continente mentre la Russia di Eltsin stava precipitando in una crisi profonda.
A fare da segretario alla prima riunione d’altissimo livello in cui si tornò a discutere della Bomba fu un giovane direttore dell’intelligence: Vladimir Putin, l’uomo che ha poi rivitalizzato l’arsenale più letale. Da allora – recita il dossier dell’Iiss – “le testate tattiche hanno assunto un ruolo significato come deterrente per fermare conflitti non desiderati, per dare forma alla pianificazione delle iniziative belliche, per limitare l’escalation di uno scontro e assicurare che Mosca prevalga in ogni guerra”. Il vero problema è che oggi Putin riterrebbe che queste armi siano in grado di dargli “un vantaggio sui Paesi confinanti, sugli Stati Uniti e sui suoi alleati”.
vladimir putin darth vader
Si tratta di una questione chiave. L’equilibrio del terrore durante la Guerra Fredda si basava sulla certezza della distruzione reciproca: usare una sola bomba avrebbe innescato l’apocalisse, incenerendo le metropoli di entrambi i blocchi. […]
Mosca […] ha prodotto diversi modelli di missili lanciati da semoventi terresti, navi e sottomarini con duemila ogive nucleari. La differenza non riguarda solo l’innovazione tecnologica, perché c’è un dato più importante: “La percezione di Mosca della mancanza di una credibile volontà occidentale di utilizzare l’atomica o di sostenere perdite enormi in un conflitto irrobustisce ulteriormente la dottrina e il pensiero aggressivi sull’uso di queste armi”.
xi jinping vladimir putin a pechino
Ecco la speculazione concettuale che può rendere reale l’incredibile. L’idea di buttare una o più atomiche, che spazzano via ogni cosa nel raggio di cinque-dieci chilometri, senza rischiare conseguenze. Così le testate tattiche smettono di essere un tabù e secondo lo studio “è altamente possibile che Putin le consideri come uno degli strumenti flessibili che può usare per raggiungere diversi obiettivi”.
Quali obiettivi? L’analisi dell’Iiss non li cala nel contesto della guerra ucraina. Alcuni però coincidono in maniera allarmante: “Imporre una decisione all’avversario. Controllare l’escalation di uno scontro bellico, impedendo che degeneri in un confronto diretto con l’Europa o gli Stati Uniti. Dissuadere potenze esterne dall’intervenire in un conflitto che la Russia ritenga fondamentale per i suoi interessi. Obbligare i nemici ad accettare la fine delle ostilità alle condizioni dettate”.
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DISASTRO NUCLEARE
Le conclusioni dell’Iiss non danno soluzioni immediate per smontare la presunzione nucleare russa. Neppure se il Pentagono dislocasse nel Vecchio Continente ordigni tattici con prestazioni migliori per compensare la superiorità dei mezzi di Mosca, ad esempio missili a corto o medio raggio. Pur preoccupato da una simile eventualità, “il Cremlino comunque ha fiducia nella capacità di prevedere e rispondere a uno scenario di rafforzamento in modo tempestivo a causa della trasparenza e della lentezza per una simile decisione al Congresso di Washington e nella Nato, così come nella potenziale opposizione dell’opinione pubblica europea a questo cambiamento”.
Il vantaggio dei regimi rispetto alle democrazie: decidere subito, senza fare i conti con leggi, procedure parlamentari e sostegni politici. Un potere assoluto, che impugna duemila testate tattiche.
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