Cesare Zapperi per il Corriere della Sera
BERLUSCONI E SALVINI
Sarà per i successi alle recenti Amministrative, per le lotte fratricide nel centrosinistra o per i sondaggi con il segno più. Il centrodestra sente il vento favorevole alle spalle e sceglie un’afosa domenica di metà luglio per lanciare reciproci segnali di distensione e provare a mettere sul tavolo — pur da punti di vista non sempre concordanti — un progetto di governo.
Da un lato, Matteo Salvini abbandona magliette e felpe campanilistiche per una sobria giacca blu, chiama a raccolta parlamentari e sindaci e in un anonimo albergo di periferia li sottopone a un paio d’ore di brain storming a base di flat tax, demografia, semplificazione burocratica con docenti universitari ed esperti. «Oggi niente slogan facili, niente immigrazione — spiega il segretario federale della Lega —. È tempo di parlare di programmi».
berlusconi e salvini allo stadio per milan atalanta 9
NIENTE NUOVO PATTO DEL NAZARENO
Dall’altro, Silvio Berlusconi assicura che non ci sarà alcuna riedizione del patto del Nazareno (peggio di Belzebù per Salvini). Sul Mattino riafferma la validità dell’alleanza con la Lega, chiude a qualsiasi ipotesi di collaborazione con il Pd di Matteo Renzi e apre agli ex. Il leader di Forza Italia vuole vincere e non intende «fare accordi al di fuori del centrodestra». Strappando così l’applauso anche di Enrico Costa, il ministro di Ap che sullo Ius soli aveva minacciato le dimissioni («L’appello va raccolto da quanti guardano a un programma di ampio respiro che riunisca le forze liberali» le sue parole, non apprezzate invece dal collega Fabrizio Cicchitto).
enrico costa
LA VISITA DI PARISI
Prove tecniche di reunion? Presto per dirlo. «Il no a Renzi è una buona notizia», spiega Salvini e dice che non va a caccia di «Maradona, Marchionne o Donnarumma. Mi interessa ci sia una squadra con un progetto. Non mi appassiona chi deve essere l’allenatore anche se, se serve, io sono pronto». A sorpresa, a Piacenza riceve la visita di Stefano Parisi (unico presente tra gli alleati invitati) anche se nel centrodestra il leader di Energie per l’Italia è tra quanti finora è parso il più lontano dalla Lega.
«Basta discutere sulle distanze tra noi, ragioniamo su quali risposte dare al Paese — chiarisce l’ex manager —. Siamo alternativi al centrosinistra, ma oggi il vero pericolo è il M5S. E noi siamo gli unici che possano impedirgli di vincere».
«RISCRITTURA DEI TRATTATI EUROPEI»
BERLUSCONI E STEFANO PARISI
Ma proprio dal veloce confronto tra Parisi e la Lega emerge la prima divergenza non risolta, quella sull’Europa. «Il punto di partenza per noi è la totale riscrittura dei trattati europei — l’altolà di Salvini —. Vogliamo sì stare in Europa, ma non con il cappello in mano e non da vittime di una sovrastruttura antidemocratica». E poi c’è il tema, non meno divisivo al momento, della legge elettorale.
Berlusconi resta fedele alla sua convinzione che «il centrodestra unito con il proporzionale vince». Il partner leghista cerca di sottrarsi alla polemica, dice che il tema fa venire l’orticaria ai cittadini. Ma invita a guardare i fatti. «Il centrodestra ha vinto le Amministrative, ma anche le Regionali, con un sistema maggioritario...». Nella giornata dedicata al profilo di governo, Salvini trova il tempo per rimarcare le battaglie d’attualità contro immigrazione («Sto con i sindaci in rivolta») e Ius soli («Pronti a bloccare il Senato»). E per una stoccatina al latino traballante di Renzi durante l’apparizione in tv da Mentana («Avrebbe dovuto aiutarlo la moglie insegnante»).