Marcello Zacchè per “il Giornale”
francesco gaetano caltagirone
«Con la presente La informiamo che VM 2006 srl ha avviato un'iniziativa volta a raccogliere deleghe di voto per l'assemblea Generali». Inizia così la email che i piccoli azionisti delle Generali ricevono in questi giorni dalla propria banca. Nella lettera si legge che il «promotore» intende sollecitare i soci a delegare il voto sul punto 7 all'ordine del giorno, in particolare sulla determinazione del numero dei consiglieri e la loro nomina.
generali.
In altri termini, VM 2006 è la società del gruppo Caltagirone che svolge il ruolo di regia nella battaglia in corso per nominare un cda alternativo a quello proposto dallo stesso cda uscente.
PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL
E con questa iniziativa intende raccoglier e le deleghe dei soci cosiddetti retail, piccoli azionisti ma anche grandi, comunque detentori di quote di capitale da zero virgola zero zero, perché la compagnia è un « gruppo che capitalizza 32 miliardi. Per cui anche un milione di euro equivale allo 0,003% di Generali. Messi tutti insieme gli azionisti retail valgono però il 22% del capitale. Ecco perché Caltagirone li sta cercando. E lo stesso farà anche il cda del gruppo, guidato dal ceo Philippe Donnet.
lorenzo casale georgeson
E dietro all'operazione ci sono i due massimi professionisti della sollecitazione, i cosidetti «proxy advisor»: Caltagirone ha assoldato Georgeson, multinazionale guidata sul mercato italiano da Lorenzo Casale. Mentre Generali si affida da anni all'altro big mondiale: Morrow Sodali, guidata dal managing director Andrea Di Segni.
Compito dei proxy advisor, sempre e rigorosamente dietro le quinte, è quello di andare a scovare quel 22% e farsi delegare al voto. Obiettivo (non dichiarato) è portare in assemblea una quota intorno al 7%. Inoltre, i proxi advisor lavorano anche su altre fasce di azionisti.
andrea di segni morrow sodali
Secondo i dati ufficiali, oltre ai soci più noti, c'è almeno un altro 5% in mano a fondazioni, fiduciarie ed enti religiosi. Mentre il grosso del capitale, oltre il 35%, è detenuto dagli investitori istituzionali, con i quali Georgeson e Morrow Sodali possono dialogare regolarmente anche al di fuori delle norme che regolano la sollecitazione di voto.
Per il capitalismo nazionale è un passaggio storico, mai visto prima: una battaglia assembleare all'americana (proxy fight) per il vertice del principale gruppo finanziario italiano. Per cui nulla verrà lasciato al caso.
PHILIPPE DONNET
Le posizioni di partenza vedono Mediobanca al 17,3%, De Agostini all'1,4 e alcune famiglie con quote minori schierate con il cda di Donnet, per una quota di oltre il 19%; dall'altra Del Vecchio (8,5%) e Crt (1,2%) dovrebbero votare per la lista Caltagirone (che ha il 9,5%). Totale, almeno 19,2%. Quindi sostanziale parità. Ecco perché la vittoria dipenderà dagli altri. E dal bottino che porteranno a casa i cacciatori di voti.
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