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    "PSG, SIETE UNA BANDA DI “CHECCHE”, NON VINCERETE MAI" - PATRICE EVRA FINISCE A PROCESSO PER DEGLI INSULTI OMOFOBI DOPO L'ELIMINAZIONE DEL PARIS SAINT GERMAN DALLA CHAMPIONS LEAGUE PER MANO DEL MANCHESTER UNITED NEL 2019 - L'EX DIFENSORE FRANCESE SI È DIFESO DICENDO CHE AVEVA "PARLATO IN PRIVATO PER LA REALIZZAZIONE DI UN VIDEO CHE È STATO POI PUBBLICATO SU SNAPCHAT A SUA INSAPUTA", PER QUESTO MOTIVO, EVRA DOVRÀ PAGARE UNA MULTA DA 1.500 INVECE DI…


     
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    evra evra

    Da www.ilnapolista.it

     

    L’ex nazionale francese, Patrice Evra, andrà a giudizio lunedì davanti al tribunale di polizia di Parigi per insulti omofobi. Lo racconta L’Equipe. Sotto accusa i commenti che Evra fece sui suoi social nel marzo 2019, dopo l’eliminazione del Psg dalla Champions League ad opera del Manchester United. Evra quel giorno insultò la squadra francese scrivendo sui social:

     

    «Psg, siete una banda di “checche”, non vincerete mai».

     

    Non sono servite le scuse, pubblicate in seguito da Evra sui social, in cui dichiarava di non essere omofobo. Diverse associazioni avevano già sporto denuncia. Patrice Evra è stato incriminato per «insulto pubblico nei confronti di un gruppo di persone a causa del loro orientamento sessuale».

     

    PATRICE EVRA PATRICE EVRA

    L’ex nazionale francese aveva ammesso davanti al giudice di aver pronunciato le osservazioni contestate, riferendosi a fatti che sarebbero avvenuti il 15 marzo 2019, “data del compleanno del calciatore Paul Pogba”. Nella sua ordinanza di custodia cautelare del 5 maggio, il gip ritiene che l’interessato “abbia parlato in privato per la realizzazione di un video che è stato poi pubblicato su Snapchat a sua insaputa”. “I commenti sono stati quindi fatti in maniera non confidenziale, ma non pubblica”, e Patrice Evra “non aveva intenzione di rendere pubbliche le sue parole”.

    cristiano ronaldo evra cristiano ronaldo evra

     

    Se si fosse verificato il reato di ingiuria pubblica, l’ex calciatore sarebbe comparso in giudizio e sarebbe stato punito con un anno di reclusione e una multa di 45.000 euro. Il fatto che l’insulto non fosse pubblico – ma divulgato successivamente – gli costerà una multa di circa 1.500 euro.

     

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