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    PSICOSI DA CORONAVIRUS: LA PRODUZIONE INDUSTRIALE IN TILT – OLTRE ALLE 80 IMPRESE CON SEDE NEI COMUNI IN QUARANTENA, AZIENDE CHIUSE ANCHE FUORI DALLA ZONA ROSSA. LA MTA DI CODOGNO (CHE FA COMPONENTISTICA PER IL SETTORE AUTO): “SENZA I NOSTRI PRODOTTI SI FERMERANNO FCA, RENAULT E BMW...”


     
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    Chiara Brusini per ilfattoqquotidiano.it

     

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    “Noi siamo aperti. Con le mascherine e i guanti anche alla reception e tanti lavoratori assenti. Quanti? Di questo si occupa il responsabile del personale, che non c’è: vive anche lui in uno dei dieci Comuni in quarantena”. La Carnitalia di Ospedaletto lodigiano è a meno di 10 chilometri da Casalpusterlengo, epicentro del focolaio lombardo del coronavirus isolato dal governo per le prossime due settimane.

     

    Qui l’attività va avanti ma si naviga a vista, come in tutto il circondario. Dall’area isolata intanto arrivano già le prime domande di deroga e un assaggio delle possibili ripercussioni di questo stop: la Mta di Codogno, che fa componentistica per il settore auto, ha chiesto di poter lavorare a ranghi ridotti con il 10% della forza lavoro perché senza i suoi prodotti già mercoledì rischiano di fermarsi le linee produttive di Fca a Mirafiori, Cassino e Melfi oltre a quelle di Sevel e poco dopo quelli di Renault, Bmw e Peugeot in tutta Europa.

     

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    “Tante medie e grandi aziende sono chiuse, dalla Unilever di Casalpusterlengo dove lavora il “paziente uno” alla vicina Serioplast, che fa contenitori per i prodotti della multinazionale”, spiega Emanuele Caravello, segretario generale della Filctem Cgil di Lodi, dove gli incontri con le aziende sono stati cancellati per minimizzare il rischio di contagio e ci si coordina per telefono o in videoconferenza.

     

    “Poi ci sono la Sasol Italy di Terranova dei Passerini, specializzata in principi attivi per i detersivi, e la Thermal Ceramics che produce mattoni: lì alcune persone che abitano in zona rossa sono ancora al lavoro per spegnere gradualmente i forni senza danneggiarli”. Vuoti anche l’hub logistico di Ceva a Somaglia e la Mta, che fornisce fusibili, centraline e morsetti a molti grandi produttori automobilistici.

     

    selvaggia lucarelli video-reportage dalla zona rossa del coronavirus selvaggia lucarelli video-reportage dalla zona rossa del coronavirus

    La chiusura di quello stabilimento, ha avvertito oggi l’azienda, vuol dire guai seri non solo per il gruppo Fiat Chrysler ma anche per gli altri big europei: senza quei componenti dal 2 marzo potrebbero chiudere gli stabilimenti Renault, Bmw e Peugeot di mezza Europa e se la serrata continuerà ne risentiranno anche Jaguar Land Rover, Iveco, Cnh e Same. L’azienda teme “conseguenze irreparabili” e lunedì pomeriggio ha chiesto di poter far lavorare circa 60 persone “su un’ingente area coperta di 40.000 metri quadrati e previa verifica quotidiana dello stato di salute di ogni lavoratore”.

     

     

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    Ma l’impatto del blocco non è limitato ai dieci Comuni oggetto delle ordinanze. “Oltre alle 70-80 imprese ferme perché sono nella zona rossa, ce ne sono altre sette che pur essendo fuori dal perimetro hanno deciso di sospendere la produzione per qualche giorno”, spiega Delio Dalola, presidente di Confapindustria Lombardia. Tra le altre la Abb di Lodi e lo stabilimento Prysmian di Merlino. Ancora non ci sono numeri precisi sui lavoratori coinvolti: “Stiamo lavorando in queste ore per capire quanti siano esattamente. Posso dire che parliamo di alcune migliaia come minimo”, stima Caravello. “In questa prima fase alcune aziende hanno riconosciuto giornate di malattia, ma non è scritto da nessuna parte che quella sia la regola. Se l’impresa è chiusa serve ovviamente la cassa integrazione”. “Questa sera abbiamo incontrato il governatore Attilio Fontana e chiesto che le giornate perse siano interamente coperte con la cassa”, conferma Franco Stasi, segretario generale della Camera del lavoro di Lodi. “In questa situazione non possono farsene carico i datori di lavoro”.

     

    Il ministero del Lavoro sta preparando un provvedimento in cui, oltre alla cigo, saranno previsti anche la cassa in deroga e il ricorso al fondo di integrazione salariale per le aziende con meno di sei dipendenti. Mentre il Tesoro ha varato un decreto ministeriale che dispone la sospensione dei versamenti e adempimenti fiscali e il ministro Roberto Gualtieri ha annunciato di aver negoziato con l’Abi il congelamento delle rate dei mutui per i residenti. Nelle prossime sono attesi lo stop al pagamento delle bollette di elettricità e gas, l’accesso facilitato al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e contributi per la ripresa delle attività in caso di danno accertato.

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    Il decreto con le “misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica” ha stanziato per fronteggiare l’emergenza 20 milioni di euro. Si tratta comunque solo della prima tranche di aiuti al sistema produttivo: il viceministro dell’Economia Antonio Misiani ha anticipato che il governo sta valutando l’adozione di “misure più significative, anche attraverso un decreto crescita che potrebbe a questo punto essere adottato a ridosso della presentazione del Def”. Perché, con il Nord Italia costretto al ralenti per almeno due settimane, sta diventando concreto il rischio che anche il primo trimestre dell’anno si chiuda con il pil in calo portando il Paese in recessione.

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