Estratto dell'articolo di Ernesto Assante per “la Repubblica”
lucio dalla
Omosessuali si diventa, non si nasce. Ne è convinto Pupi Avati, che sembra saperne più della scienza che sul punto invece parla di un insieme di fattori ma certo esclude un determinismo così netto. Il regista invece pensa che sia possibile diventare omosessuali, a causa ad esempio di una cura ormonale errata. Ed è convinto che questo sia accaduto a Lucio Dalla, come spiega in una intervista pubblicata ieri sulla Stampa.
Ora, a parte il fatto che Dalla non ha mai dichiarato di essere omosessuale e che, anzi, nelle pochissime occasioni in cui ha toccato l’argomento in interviste si è ben guardato dal darsi una definizione riguardo al proprio orientamento sessuale, è di fatto impossibile poter affermare che sia diventato gay a causa di una cura ormonale che la madre gli fece fare in giovane età. Cura che fece, è certo, e che gli causò una evidente ipertricosi e con buona probabilità gli procurò anche disagi psicologici. Ma non lo spinse a diventare gay.
PUPI AVATI DALLA
È incredibile che nel 2023 ci sia qualcuno che consideri ancora l’omosessualità come una malattia, dalla quale è magari possibile liberarsi con delle cure appropriate. È incredibile che ci sia ancora chi crede che alla nascita siamo tutti eterosessuali e che poi influenze esterne, fisiche, psicologiche, culturali, ci spingano a diventare omosessuali, confermando quindi che si tratti di un’eccezione alla norma.
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PAOLA PALLOTTINO
Estratto dell'articolo di Marinella Venegoni per “la Stampa”
lucio dalla paola pallottino
«Attendo ogni anno con terrore l'inizio di marzo, e l'arrivo ogni volta di scempiaggini che mi deprimono al massimo. Sono tra i pochi sopravvissuti, potrei raccontare qualsiasi cosa, tanto nessuno mi può smentire. Però basta». Paola Pallottino, autrice dell'iconico testo di Gesù Bambino che lanciò Lucio Dalla a Sanremo nel 1971, mette subito le mani avanti.
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Cara Paola, lei conosce Pupi Avati, che ieri su La Stampa ha raccontato tanto di Lucio?
lucio dalla paola pallottino
«No ma mi piacerebbe molto, io sono romana, quando sono arrivata a Bologna nel'64, ho conosciuto questa regione attraverso i suoi film. Sarà un bugiardo matricolato, come lo sono stati del resto Fellini e lo stesso Lucio Dalla. Sono artisti».
Ma lei sapeva dell'ormai famoso beverone che la mamma Jole fece ingoiare al figlio, visto che tardava a crescere?
«Queste cose le raccontava lo stesso Lucio. Le cose stanno così: da piccolissimo, una pulce, faceva parte di una specie di un'associazione che faceva delle operette e ci sono foto che lo mostrano a 4-5 anni, mascherato da spagnolo, da orientale, da Ginger e Fred, con una damina sorella di un mio amico al quale ho dato le foto che girano per varie mostre, adesso a Napoli.
Deve vedere che carino, che faccino meraviglioso il Lucio pulce: sembrava nato sulle tavole del palcoscenico. Poi successe che gli altri della compagnia crescevano, e anche la damina, ma lui no. Così la Jole pensò bene di dargli questo bibitone che non lo fece crescere di un millimetro ma in compenso lo coprì di pelo».
LUCIO DALLA PUPI AVATI
Questo ce lo ricordiamo tutti...
«Diciamo che i danni fatti da questi ormoni fanno parte della leggenda. Io l'ho sempre visto ignudo perché girava per casa in perizoma, nudo ma coperto di pelo che sembrava una scimmietta, quando andavo da lui per lavorare insieme: ma era sempre della stessa altezza. Ahimé gli ormoni della Jole non ebbero effetto».
LA TEORIA DI AVATI
Estratto dell'articolo di Luca Beatrice per “Libero quotidiano”
luca beatrice
Tra Pupi Avati e Lucio Dalla il rapporto non è mai stato troppo facile per vecchie ruggini della giovinezza e una vera e propria pace non arrivò mai. Lo ha raccontato diverse volte il regista, tutto nasce da quel sentimento dell’invidia che più umano non si può. A fine anni ’50 Avati fonda a Bologna una jazz band dove suona il clarinetto, almeno fin quando non arriva il giovane Lucio, autodidatta e con un orecchio musicale fuori dal comune, che soppianta dal gruppo il più anziano collega.
Non gliela perdonò mai e una volta, in tournée a Barcellona, Avati pensò seriamente di lanciarlo giù dalla Sagrada Familia.
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DALLA AVATI DOCTOR DIXIE JAZZ BAND
Il filosofo Stefano Bonaga, compagno di scuola e amico d’infanzia, sostiene addirittura che Lucio fosse figlio di Padre Pio, di cui la mamma era fervente devota, facendone notare la somiglianza soprattutto nelle mani. Ora secondo Avati sarebbe da imputare agli ormoni il repentino cambio di gusti sessuali nella giovinezza. Certo, fosse così facile avremmo le farmacie prese d’assalto dai fluidi contemporanei.
LUCIO DALLA
stefano bonaga
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