Giovanni Terzi per Libero Quotidiano
anna ghinazzi pupo e patricia abati
«Quando mi chiedono cosa mi sia piaciuto di più tra le tante cose che ho fatto, io rispondo che per me la cosa più importante è sempre stato comunicare con la gente, con il pubblico. La musica certamente è la base da cui sono partito ma altri linguaggi, dalla scrittura di libri al presentare programmi televisivi o al fare docu-film sulla mia vita, mi hanno dato grandissima soddisfazione perché hanno permesso di raccontarmi e mettermi in relazione con le persone in una modalità diversa».
Chi si sta raccontando con naturalezza e sincerità è Enzo Ghinazzi, conosciuto dal grande pubblico con il nome d'arte di Pupo. Enzo è un artista completo e autentico che fa della verità la sua cifra umana; così anche la nostra intervista assume immediatamente un sapore di una chiacchierata tra amici.
Non ha paura Enzo di raccontare i suoi errori e le sue cadute e lo fa con amabile sincerità quasi a voler spiegare con umiltà come i suoi più grandi successi, spesso, siano capitati dopo i suoi tormenti più profondi. Così sono gli artisti genuini e veri. Enzo, ma esiste un motivo per cui lei ha fatto così tante cose e così diverse?
pupo
«Due sono gli elementi che muovono la mia vita: la curiosità e la paura di annoiarmi. La curiosità ha permesso alla mia persona di migliorare la mia cultura, che è scolastica, ma sempre assetata di conoscenza.
La paura di annoiarmi mi ha sempre portato ad intraprendere sfide nuove capaci di regalarmi entusiasmi che mi hanno sempre portato fuori dalla routine in cui ognuno di noi, suo malgrado, spesso si trova. In sintesi io mi devo sempre sentire vivo ed in buona fede».
Mi può spiegare cosa significa "sentirsi in buona fede"?
«Nel mio rapporto con il pubblico, e anche nel privato, devo essere certo di non mentire».
Mi riesce a fare un esempio ?
pupo
«Quando fondai insieme ad altri amici artisti la Nazionale di calcio cantanti dopo un po' di tempo mi sorse una domanda: sono io che sto portando a casa più comunicazione utile per me o davvero ciò che sto facendo e utile a chi riceve la beneficenza? Sono più popolare io o l'iniziativa ? Questi dilemmi mi hanno attanagliato per anni quando magari andavo nelle scuole a presentare l'iniziativa della Nazionale e così, ad un certo punto, lasciai quel progetto».
E sul piano privato ?
«Sicuramente il tema sono le donne. Sono spesso stato menzoniero nel rapporto con loro e questo mi ha causato un grande conflitto interiore. Dal 1974, esattamente il 28 luglio, sono sposato con Anna e dal 1989, il 18 settembre, sono fidanzato con Patricia. La svolta per me è stato quando ho raccontato ad entrambe le donne che amavo il nostro rapporto».
pupo cruciani efe bal
E come è stato quando ha raccontato la sua "bigamia"?
«Non semplice ed infatti ci sono stati momenti di grande fatica emotiva. Poi, piano piano, senza alcuna ricetta ma semplicemente coltivando la sincerità nei rapporti si è creato qualcosa di meraviglioso. Io sono solito dire che siamo tre gambe di uno stesso tavolo e che se una cede, cade il tavolo».
Ma che rapporto c'è tra tutti voi, per esempio il Natale come lo passate?
«Siamo una famiglia allargata ed il Natale, quando il lavoro lo permette, lo passiamo tutto assieme. Ormai Anna e Patricia sono diventate amiche».
Nessuna gelosia ?
barbara d'urso e pupo 2
«La gelosia con il tempo passa e rimane soltanto l'amore che tutto è ma non il possesso».
C'è stato qualche momento difficile?
«Tanti, come in ogni famiglia tradizionale».
Per esempio?
«Quando ebbi l'intuizione di raccontare la mia situazione sentimentale in un docufilm prodotto da Magnolia. Nessuno di loro voleva farlo ma io capii che era il momento. Giocai una carta che mai più tirai fuori».
Cosa accadde?
«Ebbi l'intuizione che il racconto della mia situazione familiare potesse diventare uno strumento per rilanciare la mia carriera e così dissi ad Anna e Patricia che, qualora loro persistevano a negarmi questa possibilità, le nostre strade si sarebbero divise per sempre perché mancava il presupposto alla relazione: la fiducia in me».
E loro cosa fecero ?
wanda nara e pupo
«Accettarono e girammo la docu-serie sulla nostra vita».
Lei parla di intuizione per rilanciare la sua carriera...
"Io non ho mai avuto una seconda vita musicale. I successi di canzoni come Gelato al cioccolato oppure o Sarà perché ti amo (che scrissi per i Ricchi e Poveri) sono state sempre inarrivabili. Così, quando mi venne chiesto da Davide Parenti e Claudio Canepari di raccontare la mia vita mi venne in mente la frase della canzone di De Andrè "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori". Mi buttai ed ebbi ragione».
In questo suo "raccontarsi" con linguaggi diversi c'è anche l'ultima esperienza del Grande Fratello Vip condotto da Alfonso Signorini?
pupo alfonso signorini wanda nara
«Assolutamente sì. Con Signorini mi sono trovato benissimo. È un uomo colto e profondo che ha condotto un programma difficile anche per il periodo storico in cui si è svolto, durante il coronavirus. Alfonso è un uomo che ha saputo insegnarmi e darmi qualcosa in più, con la sua profondità, alla mia vita. Gli sono grato».
Lei prima mi parlava della sua canzone Gelato al cioccolato scritta da Cristiano Malgioglio: ci fu polemica su questo?
«Malgioglio, che è un amico, è una delle persone più furbe che io abbia mai conosciuto ed è riuscito a ottenere il massimo vendendo i suoi scampoli di talento. In quel periodo scriveva canzoni per Mina e per la Vanoni ed altri artisti quindi disdegnava di firmare una mia canzone. In realtà poi lo fece e credo che adesso guadagni di più con i diritti di Gelato al cioccolato che con altre canzoni».
PUPO CANTA IN AEREO
Ma ci fu polemica tra voi su questo ?
«Malgioglio si arrabbiò perché io raccontavo che per quella canzone trovò ispirazione in Marocco vedendo sul bagnasciuga un giovane di colore. Così andavo in giro a raccontare che quando scoprii la genesi quasi erotica di Gelato al cioccolato mi imbarazzai».
Ma era vero?
«Assolutamente no. Malgioglio ebbe ispirazione da altro».
Lei ebbe un periodo buio in cui arrivo' quasi a suicidarsi ...
PUPO
«Era la fine degli anni '80 e avevo perso tutto, ero pieno di debiti e mi avevano pignorato ogni cosa. La banca mi chiedeva cinquanta milioni che io non avevo. Così cercai fortuna al Casinò ma persi altri 40 milioni. Al ritorno verso casa mi fermai sul cavalcavia tra la Toscana e l'Emilia andai verso il bordo del viadotto...».
cristiano malgioglio
Cosa successe?
«Improvvisamente passò un camion che letteralmente mi spostò con l'aria fatta con la sua velocità risvegliandomi dal torpore. Mi salvò la vita. Da quel momento ho recuperato tutto».
Qual è la sua ricetta per la vita?
«Saper gestire due cose: l'attesa e la sofferenza. Gestire l'attesa in cui si aspetta qualche risposta è decisivo perché è proprio in quel momento che si fanno i più grandi errori. La sofferenza è un diavolo, spesso anche causato dalle attese, che se non gestisci ti lacerano. Io sono riuscito a gestire entrambe».
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