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    PUPO, BANCO E STO: "DA QUANDO LO STATO È DIVENTATO IL PRIMO BISCAZZIERE, IL GIOCO D'AZZARDO È UNA PIAGA SOCIALE. AI MIEI TEMPI, L'AZZARDO, INVECE, ERA RISERVATO SOLO AD UNA ÉLITE. OGGI NON POTREBBE PIÙ ACCADERE CIÒ CHE IO VISSI NEL 1983 QUANDO, DURANTE UNA GARA DI CHEMIN DE FER AL CASINÒ DI SAINT-VINCENT, SFIDAI UNO DEI PIÙ IMPORTANTI E FAMOSI INDUSTRIALI ITALIANI. IO CONTRO DI LUI, IN UNA SOLA MANO, IN CINQUE SECONDI, CI GIOCAMMO 130 MILIONI DI LIRE. PERSI IO. MOLTI DI VOI PENSERANNO CHE ERAVAMO DEI PAZZI. IO, INVECE, CREDO CHE…"


     
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    Pupo per Dagospia

    pupo pupo

    Da quando lo Stato è diventato il primo biscazziere, il gioco d'azzardo è una piaga sociale. Ai miei tempi, l'azzardo era riservato solo ad una élite. Ricordo che per entrare dentro ad un casinò, dovevi indossare giacca e cravatta ed essere in possesso di mazzette di denaro cash.

     

    Se poi riuscivi a sfoggiare anche un Piaget d'oro ultra piatto od un Patek Philippe perpetual, ti stendevano il tappeto rosso. Oggi, il primo "disgraziato" di turno, esce di casa in tuta da ginnastica e va a rovinarsi nella prima, triste e squallida sala slot situata  lì, a due passi.

     

    pupo pupo

    Noi, giocatori di una volta, appartenevamo davvero ad un'altra categoria. Noi giocavamo per scelta, non per bisogno. Probabilmente anche noi eravamo "malati", ma di una patologia diversa. Noi non dipendevamo da una partita di poker o da un giro di roulette. Noi dipendevamo dalla voglia di vivere. Dal desiderio incontenibile di vivere in pieno la vita. In tutte le sue forme. Anche quelle più estreme e pericolose. Noi non invitavamo colui che era senza peccato a scagliare la prima pietra ma, gli ricordavamo volentieri che, essere senza peccato, significava spesso vivere una vita di merda. Oggi, per esempio, non potrebbe più accadere ciò che io vissi nel 1983 quando, durante una gara di chemin de fer al Casinò di Saint-Vincent, sfidai uno dei più importanti e famosi industriali italiani.

     

    Era milanese e si occupava di pneumatici. Non credo ci sia bisogno di fare il nome. Io contro di lui, in una sola mano, in cinque secondi, ci giocammo 130 milioni di lire. Più di 500 mila euro di oggi. Persi io. Lo so, molti di voi penseranno che eravamo dei pazzi, degli squilibrati, dei debosciati io, invece, penso che voi, nati e cresciuti in questo tempo fasullo ed ipocrita, non potrete mai capire cosa significhi davvero godere la vita. Goderla in tutte le sue infinite, meravigliose e misteriose declinazioni.

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