Conte Casalino
DAGOREPORT
La via trucis di Conte ieri è stata passata al telefono rallegrata dalle pressioni di esponenti Dem e dall’ignobile intervista a “Repubblica” dell’ex Dem Minimo D’Alema che eleva a statista Goffredo Bettini (sì, proprio colui che prendeva per culo quando era segretario dei Ds).
goffredo bettini
E Goffredone ha passato la giornata al telefono con il premier per caos. Risultato: un post su Facebook nel quale lo schiavo di Casalino offre a Matteo Renzi tutto quello che è possibile offrire sul Recovery e Servizi (compreso la cancellazione della Fondazione per la Cybersecurity). Per non lasciargli alibi, Giuseppi propone anche un “rafforzamento della squadra di governo”. Alias, un rimpasto. Vale a dire la sostituzione dei ministri incolori e inadeguati con altri di ben altro spessore.
massimo d alema matteo renzi
Altra mossa: Conte convocherà nelle prossime ore un vertice dei leader dei partiti di maggioranza così ognuno scoprirà le sue carte. Se le carte di Conte, come è probabile, saranno tutte molte vicine alle richieste di Renzi (Recovery, Mes, Servizi), a quel punto Pittibomba dirà che un “rafforzamento della squadra di governo” non può significare cambiare la Catalfo e la De Micheli (due donne, sic!).
Secondo: per una “crisi pilotata”, che non presume il dramma della sfiducia in aula, come vuole il terrorizzato Conte, ma prevede che il premier salga al Quirinale già con i nomi del nuovo governo per un reincarico immediato, occorrono le dimissioni dei ministri da sbolognare.
nunzia catalfo
Sembra facile ma non lo è per niente: già Paola De Micheli ha annunciato che non mollerà la poltrona. Al quel punto, se i ministri non si dimettono volontariamente, si va verso la crisi formale: dimissioni di Conte, nuovo governo e fiducia in Parlamento. E chi vivrà, vedrà…
Se Mister 2 per cento otterrà l’umiliazione di Conte e la disfatta del duplex Casalino-Travaglio, non gli converrà alzare l’asticella. Per mettere in piedi un governo istituzionale occorrono le consultazioni, fare una squadra di governo, soddisfare gli appetiti dei partiti, eccetera: non è semplice.
PAOLA DE MICHELI
Molto meglio fare il kingmaker fra quell’ameba di Zingaretti che subisce tutto e un Di Maio silente che sta giocando di sponda perché sa che ogni sua dichiarazione potrebbe scatenare reazioni imprevedibili in quel circo barnum che è diventato il Movimento 5 stelle.
NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE