Estratto dell'articolo di Gianluca Modolo per “la Repubblica”
Gabbie a Shangai
«Dovete abbatterlo». Alla fine il muro lo hanno tirato giù loro mentre il vicerettore, con un megafono, cercava di calmarli. In più di duecento domenica notte si sono radunati davanti al dormitorio di uno dei campus della Peking University (Beida, come la chiamano i cinesi) per protestare contro le misure anti-Covid che costringono gli studenti a stare segregati dentro l'università.
Code a Pechino per i tamponi
Quella parete che l'ateneo aveva tirato su, di fretta, li avrebbe isolati, ancora di più, dal resto della comunità - docenti e famiglie - che qui vive e che è ancora libera di muoversi. Loro no.
Code a Pechino per i tamponi 2
«Da qui non entra e non esce nessuno studente», ci dice un poliziotto davanti al cancello del campus di Wanliuyuan. Questa non è un'università qualunque, qui studiano molti figli dell'élite. È luogo sensibile nella vita culturale e politica della capitale. Da qui sono partite le proteste del 1989 che portarono a Tiananmen. Fra tre settimane ricorre l'anniversario di quella strage, che il Partito chiama "l'incidente". Un post anonimo di uno dei ragazzi della Peking recita: «Oggi abbiamo visto la tradizione della protesta studentesca risorgere dalle sue ceneri». Aria pesante.
Code a Pechino per i tamponi 3
All'università sembra essere tornata la calma ora che quel muro non c'è più, abbattuto pacificamente. Post e video, però, censurati. Nella capitale - sempre più chiusa per il virus - non siamo ancora ai livelli di frustrazione di Shanghai, bloccata da quasi due mesi, dove si moltiplicano i racconti di gente portata via a forza, risse, minacce, mancanza di cibo.
Code a Pechino per i tamponi 4
Ma l'insofferenza sale. Il Partito non ha la minima intenzione di abbandonare la strategia zero-Covid, anche se i casi stanno calando. Quella che affonda è la crescita del Dragone: -11,1% le vendite al dettaglio, disoccupazione al 6,1% (record quasi storico), produzione industriale scesa del 2,9%. S&P aggiorna le stime del Pil al 4,2%, contro il 5,5 previsto dal governo.
Campi di quarantena Covid in Cina 5
Che il patto non scritto tra Partito e cittadini - il Paese cresce e noi continuiamo a governare - inizi a scricchiolare lo si capisce anche dal numero di cinesi che pensano di scappare. "Dove conviene andare all'estero?": +2455%. "Qual è il Paese migliore per emigrare?": +1294%. Tra fine marzo e metà aprile la curva delle ricerche online relative all'argomento "emigrazione" ha fatto un balzo vertiginoso.
Covid Cina
Il 3 aprile il Partito annuncia che «bisogna attenersi rigorosamente alla politica zero-Covid». Quel giorno su WeChat le discussioni sul tema aumentano del 440%: 50 milioni di ricerche e condivisioni, un utente su 20. Due settimane dopo sono 72 milioni.
COVID CINA
Per sfuggire all'occhio lungo della censura, su Weibo si contano quasi 80mila post con un carattere che significa "umido", ma traslitterato si scrive "rùn", correre. Con le ricerche che aumentano, l'argomento per il Partito è diventato sensibile.
Gli strumenti di analisi gestiti dai colossi dell'Internet mandarino non sono più disponibili da metà aprile.
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