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    "PURE IL PESCATORE LO ABBIAMO MESSO A POSTO" - I CAMORRISTI FESTEGGIAVANO COSÌ LA MORTE DI ANGELO VASSALLO, SINDACO DI POLLICA UCCISO IN UN AGGUATO NEL 2010 - IMPRENDITORI E PEZZI DI STATO COLLUSI: L'OMICIDIO SAREBBE STATO UN PIANO ARCHITETTATO CON IL CONTRIBUTO DI DUE CARABINIERI CORROTTI, TRA CUI L'INSOSPETTABILE FABIO CAGNAZZO, COLONNELLO, EX SUPER INVESTIGATORE ANTI-CRIMINALITÀ E PUNTA DI DIAMANTE DELLA LOTTA ALLA CAMORRA - CAGNAZZO È STATO ARRESTATO NON SOLO PER CORRUZIONE (AVREBBE RICEVUTO MAZZETTE E COPERTO IL GIRO DI SPACCIO A CUI VASSALLO SI OPPONEVA): AVREBBE CONTRIBUITO ANCHE ALL'ORGANIZZAZIONE DELL'OMICIDIO, E AL DEPISTAGGIO DELLE INDAGINI - VASSALLO AVEVA CAPITO DI ESSERE NEL MIRINO: "TENGO PAURA CHE MI FANNO FUORI. TORNO A CASA PRIMA DI MEZZANOTTE, NON FACCIO MAI..."


     
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    DELITTO VASSALLO, COSÌ IL COLONNELLO FABIO CAGNAZZO HA ORGANIZZATO L’UCCISIONE DEL SINDACO: “IL PESCATORE L’ABBIAMO SISTEMATO”

    Estratto dell’articolo di Grazia Longo per “La Stampa”

     

    ROMOLO RIDOSSO ROMOLO RIDOSSO

    Dalle 404 pagine dell’ordinanza non emerge l’esecutore materiale per la morte del sindaco-pescatore Angelo Vassallo. Ma il quadro è ugualmente inquietante perché si delinea il sospetto di carabinieri corrotti - in particolare il colonnello Fabio Cagnazzo, 54 anni - al punto da organizzare un delitto.

     

    E cosi se l’imprenditore Giuseppe Cipriano, 56 anni, è accusato, oltre che di concorso in omicidio, di aver gestito il traffico di droga ad Acciaroli, zona di movida nel Cilento, l’alto ufficiale dell’Arma è stato arrestato non solo per aver coperto quel traffico in cambio di mazzette, ma addirittura per aver contribuito anch’egli all’omicidio di Vassallo e per aver depistato le indagini.

     

    Oltre che a Cipriano e Cagnazzo sono finiti in carcere anche l’ex brigadiere dei carabinieri Lazzaro Cioffi, 62 anni, e Romolo Ridosso, 63 anni, ritenuto esponente del clan camorristico Ridosso-Loreto. E scorrendo l’ordinanza della gip del Tribunale di Salerno Annamaria Ferraiolo si legge come i quattro uomini fossero legati a doppio filo:

     

    il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo

    «Nel corso dell’interrogatorio dell’8 giugno 2022 Romolo Ridosso riferiva che Giuseppe Cipriano affidava l’organizzazione dell’omicidio del sindaco Vassallo a Lazzaro Cioffi e alla “sua squadra”, della quale faceva parte anche il colonnello Cagnazzo il quale, in particolare, avrebbe fornito copertura dopo il delitto».

     

    Ridosso assicura: «Giuseppe Cipriano è convinto e straconvinto che tutti i carabinieri che lui conosce, il maggiore Cagnazzo, Lazzaro Cioffi stavano dalla sua parte. Nel senso che lo coprivano e lo avrebbero coperto, che erano amici suoi». Alla domanda sul perché Cagnazzo copriva Cipriano, Ridosso spiega «perché si pigliava i soldi tramite Lazzaro. Cagnazzo era il primo personaggio, qualsiasi cosa si faceva si doveva riferire a Cagnazzo».

     

    ANGELO VASSALLO ANGELO VASSALLO

    In merito al delitto si scopre, poi, che Ridosso precisava di avere appreso direttamente da Giuseppe Cipriano della sua volontà di uccidere Vassallo. Ridosso a verbale dichiara: «Il 3 settembre 2010 durante l’ultimo viaggio Cipriamo mi disse chiaramente della sua volontà di uccidere il sindaco Vassallo. Mi disse che con Vassallo “se la sarebbe vista lui”».

     

    Si legge poi che Ridosso, secondo quanto riferito da Eugenio D’Atri, ex compagno di cella di Ridosso, aggiungeva «in maniera precisa e dettagliata di aver appreso che l’omicidio del sindaco era stato organizzato da alcuni carabinieri in particolare Lorenzo Cioffi e il colonnello Cagnazzo coinvolti in un’attività di traffico di stupefacenti che il sindaco aveva scoperto e intendeva denunciare». [...]

     

    Molti sono, inoltre, i dettagli sull’attività di depistaggio che avrebbe messo in campo Cagnazzo: si era anche avvicinato alla famiglia della vittima che lo definiva «il nostro salvatore». Ma per gli inquirenti quel rapporto di amicizia instaurato dopo la tragedia, altro non era, che «un tassello di non trascurabile rilievo della sua attività di depistaggio». L’ufficiale dell’Arma avrebbe dirottato le indagini su uno spacciatore della zona, Bruno Humberto Damiani, incriminato e poi scagionato. Prima del delitto Ridosso, Cioffi e D’Atri sarebbero andati sul luogo del delitto per accertarsi che non ci fossero telecamere.

     

    IL COLONNELLO FABIO CAGNAZZO IL COLONNELLO FABIO CAGNAZZO

    Interessanti, poi, quei 23 minuti di buco nell’alibi del colonnello Cagnazzo che la sera del delitto si trovava ad Acciaroli. Era invitato al ristorante da alcuni amici ma si assentò per 23 minuti. Dai tabulati telefonici si scopre che alcuni dei suoi amici lo cercarono al cellulare per capire dove fosse. Scrive a proposito la gip: «A circa 4 metri dall’auto nella quale si trovava il cadavere di Vassallo veniva rinvenuta una sigaretta con il Dna di Cagnazzo». [...]

     

    Sempre dall’ordinanza si evince, infine, la spietatezza in occasione dell’assassinio di Vassallo, noto come il sindaco-pescatore. «Pure il pescatore lo abbiamo messo a posto» sono le parole con cui Romolo Ridosso «salutò» la notizia dell’avvenuta uccisione del sindaco.

     

    Proprio a casa di Ridosso si sarebbe tenuto un incontro successivo all’omicidio, secondo quanto riferito agli investigatori dall’allora sua convivente, già testimone di giustizia, considerata attendibile dagli investigatori della Dda di Salerno che, per oltre un decennio, hanno cercato di far luce sull’omicidio. [...]

     

    UCCISO PERCHÉ AVEVA SCOPERTO UN TRAFFICO DI DROGA E STAVA PER DENUNCIARE TUTTI

    Estratto dell’articolo di Fulvio Buffi per il “Corriere della Sera”

     

    L ASSASSINIO DI ANGELO VASSALLO L ASSASSINIO DI ANGELO VASSALLO

    Il mistero che per oltre quattordici anni ha avvolto come un manto nero la verità sull’omicidio di Angelo Vassallo copriva una inquietante ipotesi su chi e perché uccise il sindaco di Pollica nell’agguato che gli fu teso la sera del 5 settembre 2010 mentre lui tornava a casa nella frazione marina di Acciaroli.

     

    Anzi, più che un’ipotesi, per la Procura della Repubblica di Salerno e per il suo capo Giuseppe Borrelli è una certezza: a decidere la morte del sindaco fu un gruppo del quale facevano parte almeno due carabinieri, e uno era un ufficiale, un colonnello ritenuto, fino a poco tempo prima, ma all’epoca già non più, un castigo per la camorra.

     

    Fabio Cagnazzo, napoletano, classe 1970, ultimo incarico nel nucleo forestale di Roma, è stato arrestato ieri insieme con l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, già coinvolto in passato in inchieste su droga e camorra, con l’imprenditore Giuseppe Cipriano, titolare di due sale cinematografiche in Cilento ma secondo gli inquirenti con interessi nel giro degli stupefacenti, e con Romolo Ridosso, ritenuto un piccolo boss di Scafati con ambizioni a entrare nel mondo del narcotraffico.

     

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    Tutti sono accusati di aver partecipato, in concorso tra loro, all’ideazione e alla realizzazione dell’omicidio di Angelo Vassallo. Ammazzato, e su questo ormai non ci sono più dubbi, perché aveva scoperto che certi locali di Acciaroli erano diventati piazze di spaccio, e che le vie del mare — quel mare del Cilento che per lui, nato pescatore e rimasto pescatore anche dopo l’elezione a sindaco, rappresentava la vita — erano diventate anche le vie della droga.

     

    E che di mezzo c’era pure quel colonnello che ad Acciaroli era di casa, perché ci andava in vacanza e perché aveva fatto in modo che a Pollica venissero alloggiati spesso i parenti dei pentiti di camorra entrati nel programma di protezione. Facendo guadagnare cifre interessanti ai suoi amici che avevano una casa da mettere a disposizione dello Stato. Vassallo era pronto a denunciare tutto quello che aveva ricostruito, e a fare i nomi. Sapeva che stava rischiando

     

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    [...]  «Ho scoperto cose che non avrei mai voluto scoprire: stanno portando la camorra in Cilento», rivelò a qualche amico. E ammise pure di temere per la propria vita. Secondo quanto un teste ha messo a verbale, il sindaco gli disse: «Tengo paura che mi fanno fuori. Torno a casa sempre prima di mezzanotte, non faccio mai la stessa strada e non mi fermo con chiunque incontro, anche se è un amico». La sera del 5 settembre però si fermò, e fu l’ultima cosa che fece. La mattina successiva sarebbe dovuto andare in Procura per la denuncia.

     

    [...] Tutte cose inventate. Ma c’è un elemento in più raccolto dagli investigatori contro di lui. Da un incrocio fra tabulati telefonici e testimonianze è emerso che la sera del 5 settembre in un arco di tempo comprendente l’ora in cui Vassallo fu ucciso, Cagnazzo si allontanò per 23 minuti dal gruppetto di amici con i quali stava andando a cena. «Forse ero andato a salutare mia figlia», ha detto lui. Ma la moglie ha raccontato che la sera del 5 settembre lei e la ragazza non erano ad Acciaroli.

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