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    “NON PUOI PIÙ DIRE NULLA SENZA TROVARTI NEI GUAI” – PURE TIM BURTON SI È ROTTO LE PALLE DEL POLITICAMENTE CORRETTO E DEL CLIMA CHE SI RESPIRA A HOLLYWOOD: “NON CI VIVO PIÙ, ME NE FREGO. NON VORREI MAI TROVARMI NEI PANNI DI UN COMICO. SONO TEMPI REPRESSIVI. JOHNNY DEPP? STO DALLA SUA PARTE. VOGLIO ATTORI VISIONARI. QUANDO IN BATMAN MICHELLE PFEIFFER FECE "CATWOMAN" HA ACCETTATO DI AVERE DEI GATTI ADDOSSO, DI INFILARSI UN TOPO VIVO IN BOCCA E…” - VIDEO


     
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    Francesca D'angelo per "Libero quotidiano"

    tim burton foto di bacco (5) tim burton foto di bacco (5)

     

    Genialità, ironia e una discreta dose di paraculaggine. È un Tim Burton che non ti aspetti quello che ieri, alla Festa del cinema di Roma, ha ritirato il premio alla carriera acclamato da una folla di - peraltro giovanissimi - fan.

    La sua prima sensazione a caldo?

    «Bello, eh. Davvero. Mi sembra di essere al mio funerale».

    Partiamo bene...

    «È che di solito funziona così: sei morto e allora tutti parlano bene di te e ti premiano. Battuta a parte, sono molto contento di essere a Roma: sono cresciuto vedendo i film di Mario Bava e Dario Argento. L'Italia è nel mio cuore tanto che stanotte non ho dormito per l'agitazione».

    tim burton tim burton

     

    Il suo ultimo film da regista è Dumbo e risale al 2019: si è preso una vacanza sabbatica da Hollywood?

    «Sarò onesto: alla fine di quel film ero sull'orlo di un esaurimento nervoso. Mi sono reso conto che Dumbo sono io: sono una creatura che non c'entra nulla con il mondo Disney. Per questo ho deciso di prendermi una pausa: devo superare il trauma».

     

     Da qui la scelta di darsi alle serie tv?

    «Anche. Sto lavorando a una serie tv su Mercoledì, la figlia della famiglia Addams. Sarà simile a Lydia di Spiritello porcello ma con più spessore. Abbiamo iniziato le riprese da pochi giorni, in Romania».

     

    tim burton foto di bacco (5) tim burton foto di bacco (5)

    Beh, forse i set televisivi sono più sicuri: lì le tragedie come quelle che hanno travolto Alec Baldwin sembrano più rare.

    «Non vivo più a Hollywood: l'ho lasciata anni fa, non mi curo di quello che succede lì».

     

    Johnny Depp è stato messo alla berlina dal mondo del cinema per ragioni che attengono solo alla sua sfera personale. Lei ci lavorerebbe ancora con lui?

    «Certo, è un amico: se dovessi avere per le mani un altro film o un nuovo progetto seriale, lo contatterò. Quanto all'ostracismo di Hollywood preferisco non entrare nel merito: ho le mie opinioni, ma sarebbe un discorso troppo lungo».

    Michelle Pfeiffer Michelle Pfeiffer

     

    Agli attori che lavorano con lei chiede la sua stessa visionarietà?

    «Ho sempre cercato attori che osino e a cui interessa il processo creativo. Per esempio, quando in Batman Michelle Pfeiffer fece Catwoman ha accettato di avere dei gatti addosso, di infilarsi un topo vivo in bocca e ha imparato a danzare sui tetti. Serve gente così, che non è preoccupata della propria immagine ma si mette a completa disposizione della storia».

     

    Lei è stato il primo a raccontare il diverso: si sente un po' il padre putativo della moderna battaglia per l'inclusività?

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    «Il fatto è che io non sono mai partito da un'idea o da un principio da difendere. Nel mio caso non si tratta di fare "battaglie": ho sempre dato voce agli outsider perché io per primo lo sono. Sono fatto così: vedo il mondo a modo mio, non ci posso fare nulla. Ancora oggi trascorro ore fermo, sulla sedia, a guardare l'azzurro del cielo o gli alberi».

     

    Le va stretto il crescente clima perbenista?

    «Oggi dilaga il politicamente corretto: non vorrei mai trovarmi nei panni di un comico, ormai non puoi più dire nulla senza trovarti nei guai. Personalmente io non ci faccio caso a quello che dico, non me ne curo... finirei sicuro nei pasticci. Sono tempi repressivi».

     

    Cosa resta della fantasia in un cinema inondato da biopic e storie vere?

    tim burton johnny depp tim burton johnny depp

    «Non sarei così negativo. Spesso le storie più incredibili sono proprio quelle vere: la realtà ha un che di meraviglioso, può superare la nostra stessa immaginazione».

     

    Qual è la cosa più sbagliata che si dice sul suo conto?

    «Che sono dark. Mi è restata addosso questa etichetta, che onestamente mi pesa perché non mi rappresenta affatto».

     

    Io la butto lì: esiste un proseguo a fumetti di Edward Mani di forbice. Potrebbe nascere anche un sequel cinematografico?

    «Dopo aver visto la versione porno, Edward Penis Hands, mi sono detto che il sequel è già stato fatto!» (Ride, ndr).

     

    Il suo film che ama di più?

    «Vincent, ma solo perché dura 5'. Ho una soglia di attenzione molto bassa».

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    Quello di cui si è pentito?

    «Come si suole dire, i film sono come i figli: non puoi pentirtene o rinnegarli. Certo, magari alcuni non li ripeterei perché, nel frattempo, sono cresciuto e ho capito altre cose ma non mi pento di nulla. Nemmeno degli errori. Anche quelli servono nella vita».

    HELENA BONHAM CARTER AND TIM BURTON HELENA BONHAM CARTER AND TIM BURTON

     

    Senta ma l'Academy quando si deciderà a darle un Oscar?

    «Ho preso il Golden Globe, mi accontento. Come dice? Non l'ho mai vinto? Ha ragione... ci ho provato... Avevo una nomination ma nemmeno lì mi hanno premiato. Pazienza».

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