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    PURGATORI POTEVA SPERARE IN TERAPIE PIU’ APPROPRIATE OPPURE NON C’ERA PIÙ NULLA DA FARE? IL 21 MARZO L'INCIDENTE PROBATORIO PER CHIARIRE LE CAUSE DELLA MORTE DEL GIORNALISTA SETTANTENNE CHE MORÌ A ROMA IL 19 LUGLIO DEL 2023. FU CURATO PER METASTASI AL CERVELLO, MA NON NE AVEVA – INDAGATO ANCHE IL CARDIOLOGO - LA DIAGNOSI DEL RADIOLOGO DELLA CLINICA PIO XI, DUNQUE, POTREBBE AVER INDOTTO A TERAPIE SBAGLIATE. – LE ACCUSE DELLA FAMIGLIA DI PURGATORI


     
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    Il.Sa. per il "Corriere della Sera" - Estratti

     

    ANDREA PURGATORI ANDREA PURGATORI

    L’ interrogativo non cambia: il giornalista Andrea Purgatori poteva sperare in terapie che gli regalassero tempo (e dignità) oppure non c’era più nulla da fare a causa della severità della sua patologia?

     

    Anche per chiarire questo aspetto è stato fissato l’incidente probatorio del 21 marzo nel corso del quale saranno ascoltati il neuroradiologo Alberto Bertramello, il medico legale Adriano Tagliabracci, il cardiologo Pasquale Perrone Filardi e l’esperto di malattie infettive Pierluigi Viale.

     

    Va accertata la compatibilità tra cure ricevute e linee guida internazionali. La famiglia del giornalista e conduttore de La7, assistita dallo Studio Gentiloni Silverj, aveva presentato un esposto all’indomani del suo decesso. Ieri i pm hanno iscritto sul registro degli indagati, oltre al radiologo Gianfranco Gualdi e al suo collaboratore Claudio Di Biasi, anche Maria Chiara Colaiacomo (parte dell’ équipe ), più il cardiologo Guido Laudani.

    ANDREA PURGATORI ANDREA PURGATORI

     

    I primi tre avevano sottoposto il giornalista alla tac, presso la clinica Pio XI. (...) È importante che i periti siano autonomi, non condizionati da relazioni con gli indagati. Va appurato se la radioterapia prescritta dal professor Gualdi quale rimedio da un tumore all’apparenza esteso al cervello fosse effettivamente appropriata.

     

    (...) Fa sapere la famiglia: «Il processo terapeutico iniziale è stato improntato alla cura di inesistenti metastasi celebrali con invasive cure radioterapiche che indebolendo il paziente hanno probabilmente concorso unitamente all’assenza di cure per le patologie da cui era effettivamente colpito a portarlo rapidamente al decesso anzitempo».

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