Monica Scozzafava e Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera”
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Forse conoscendo l' indole romantica di Sven Goran Eriksson, lo Shenzhen lo cacciò con una poesia, pubblicata sul sito: «Undici anni fa ci hai guidato e non ci hai mai deluso...». Peccato fosse dedicata al suo successore in panchina, una ex gloria locale. Poi, con calma, il club della B cinese diffuse anche la notizia del divorzio dall' allenatore svedese.
A Felipao Scolari dissero che un parente si era sentito male in Brasile e lui lo comunicò un po' spaventato ai giornalisti, lasciando in fretta la conferenza stampa post partita. Era una notizia falsa e l' allenatore brasiliano si fece pubblicamente la domanda: «Non so chi vogliono destabilizzare: me o il club?». Dopo cinque mesi lasciò la squadra più ambita di tutta la Repubblica Popolare, lo Guangzhou Evergrande.
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A sostituirlo fu Fabio Cannavaro, che era già stato anche il suo predecessore e adesso sente aria di un altro addio: per lui niente poesia e per fortuna nemmeno la prosa di un falso allarme. Solo un allontanamento temporaneo e molto «sospetto», per seguire un corso di cultura aziendale del gruppo immobiliare Evergrande, coproprietario della squadra: al posto dell' allenatore italiano ci sarà, nella doppia veste di tecnico e di giocatore, il capitano Zheng Zi.
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Una decisione senza precedenti anche in Cina, con la squadra in testa alla classifica a tre giornate dalla fine e arrivata fino alla semifinale di Champions asiatica, poi persa. È vero, nelle ultime quattro partite sono arrivate tre sconfitte e un pareggio e lo Shanghai Sipg incalza a un punto appena di distacco. Ma Cannavaro non è uno qualsiasi, non solo perché ha alzato la Coppa del Mondo e il Pallone d' oro nel 2006: già cacciato nel 2015, sempre primo in classifica, per fare un dispetto a Marcello Lippi che lo aveva sponsorizzato come suo successore, l' ex difensore è tornato a Canton due anni dopo per volere del proprietario Xu Jiayn.
E ha firmato un quinquennale sontuoso fino al 2022, da dodici milioni di euro l' anno. La decisione di parcheggiare l' allenatore e di rimandarlo «a scuola» sarebbe stata presa dal direttore generale del Guanzhou, con il patron lontano: Cannavaro è stato convocato per venerdì a Hong Kong da Zu Jian per un incontro risolutore, in un senso o nell' altro.
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«Quanto successo a Fabio è davvero strano - sottolinea Ciro Ferrara - ma è evidente che il corso che gli è stato consigliato è un modo per metterlo ai margini, magari cercando una risoluzione. Spero che non vada così. Ho allenato in Cina per nove mesi allo Wuhan Zall e al secondo anno sono stato licenziato dopo due partite, con strascichi legali. Quindi non mi stupisce la posizione del Guangzhou, ma la trovo assurda, anche se lì ragionano così. Non è una questione di professionalità piuttosto di integralismo, perché quando decidono di solito non tornano indietro».
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Cannavaro aspetta con serenità gli sviluppi, ma il suo staff (composto dal fratello Paolo, Francesco Troise e Giampiero Ventrone) si è opposto alla decisione del club, anche perché, contratto alla mano, non può non rispondere a un allenatore effettivo.
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Uno dei problemi - un classico in questi casi - sembra possa essere quello della difficile comunicazione, linguistica e tecnica, coi calciatori: «Quando ho allenato a Pechino il club voleva allontanare il mio preparatore - ricorda Alberto Zaccheroni -. Era una forzatura e sono andato via. Anche se il presidente fu di parola e non mi sostituì fino a fine campionato. Il calcio cinese è in grande crescita, ma i club sono tutti ricchi più o meno allo stesso modo e di fatto non c' è un mercato interno dei calciatori. Così i giocatori finiscono per acquisire troppo potere e lamentarsi con i dirigenti, che tendono ad ascoltarli. E a viziarli».
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